di Nevio Galeati
[Nevio Galeati, giornalista dell’edizione ravennate de Il Resto del Carlino, collaboratore di Carmilla, è autore di alcuni romanzi polizieschi che hanno per protagonista l’ “investigatore di provincia” Luca Corsini, di cui l’ultimo è Improvvisazioni per chitarra e batteria. A Luca Corsini è intitolato il blog di Galeati. Ne riprendiamo un articolo su un episodio accaduto a Ravenna, ma che somiglia a tanti che succedono in Italia, il paese più razzista d’Europa, praticamente ogni giorno.] (V.E.)
Pomeriggio di inizio giugno. Le ricetrasmittenti della Polizia municipale di Ravenna si surriscaldano. Voci concitate, richieste perché vengano inviate altre pattuglie; il bailamme arriva naturalmente anche alla Centrale operativa della Questura. Si muove una Pantera dell’Ufficio di prevenzione generale. Sono le 16.30: sulla strada che collega la città al mare, via Canale Molinetto, è scoppiato il caos.
Alle 18.48, nella posta elettronica dei quotidiani arriva una nota del sindaco, Fabrizio Matteucci. “Gli agenti di due pattuglie della Polizia Municipale – si legge nel primo capoverso – intervenuti oggi pomeriggio per un incidente stradale su via Canale Molinetto sono stati aggrediti”. La nota conclude, senza spiegare cosa sia successo: “L’episodio di cui sono stati vittime è intollerabile, la nostra risposta sarà fermissima”. Alle 19.57 seconda nota ufficiale: “Una pattuglia dell’Infortunistica – racconta sempre il sindaco – è intervenuta in via Canale Molinetto dove era stata segnalata un’auto fuori strada. Arrivati sul posto, gli agenti si sono resi conto della delicatezza della situazione ed hanno deciso di chiamare rinforzi. Anche le persone coinvolte nell’incidente hanno deciso di chiamare qualcuno dei loro. A quel punto è iniziata l’aggressione agli agenti della Polizia Municipale”.
Lo stesso documento ricorda come in consiglio comunale si sia già discusso di come fornire ai Vigili urbani strumenti di difesa: manganelli (si chiamano ‘distanziatori’, ci rendiamo conto?) e spray urticanti. Poi alle 21.10 nuova ‘velina’: “Tre nigeriani, due uomini ed una donna di circa trent’anni, sono stati arrestati per l’aggressione di alcuni agenti della Polizia Municipale…”. Procedo testualmente, con un semplicissimo ‘copia-e-incolla’ a rischio di annoiare, aggiungo solo un paio di sottolineature: “Tutto è cominciato quando una pattuglia dell’Infortunistica stradale è intervenuta appunto in via Canale Destra Molinetto per rilevare un incidente stradale dopo che era giunta la segnalazione un’auto fuori strada. All’arrivo della pattuglia della Municipale i due uomini che erano a bordo, due uomini e una donna di nazionalità nigeriana. hanno subito iniziato a dare segni di insofferenza. Alla richiesta di mostrare i documenti, il conducente ha cominciato a telefonare al cellulare, evidentemente per chiamare rinforzi. Che sono arrivati. Alla fine gli immigrati erano una ventina. Sono quattro gli agenti rimasti feriti nell’aggressione. Per tre di loro la prognosi è di dieci giorni. Il quarto agente è stato ferito più gravemente. I medici lo stanno ancora visitando” (la prognosi sarà di cinque giorni. Meglio così, ovviamente).
La mattina successiva, con davanti agli occhi i titoli dei quotidiani che strillano, rilanciando i commenti del sindaco (”E’ bene che tutti sappiano che le aggressioni ai nostri agenti della Municipale non resteranno impunite”: come, mi sono chiesto, prima questa cosa non si sapeva?), il tribunale deve giudicare per direttissima i tre aggressori, appunto due uomini e una donna. Tre? Ma non erano venti? Mah.
Arrivano nei corridoi di Palazzo di giustizia, scortati da una decina di Vigili urbani. La donna ha trent’anni, sta “vistosamente” aspettando un bambino. Poi due uomini di 32 anni; il primo è sposato, ha una bimba di 6 mesi, è in regola con il permesso di soggiorno e lavora nel Ravennate appunto; il secondo ha i documenti in regola; era sull’auto che ha avuto l’incidente. Vengono sistemati nella ‘gabbia’ dell’aula del tribunale. Ma dobbiamo tornare all’incidente per farlo raccontare da chi lo ha vissuto (tramite gli avvocati che li difenderanno nel processo fissato per il 2 luglio; ipotesi di reato aggressione, lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale).
Il “secondo” africano sta aspettando l’autobus per raggiungere un lido ravennate, appunto in via Canale Molinetto. Passa una vecchia Volvo con uno o due suoi conoscenti; gli offrono un passaggio. Verso la fine del viaggio qualcosa non va liscio; a un bivio l’auto sbanda, addirittura capotta e finisce nei campi. Un giovane nigeriano resta ferito: al pronto soccorso la prognosi è di 40 giorni. Il “secondo” personaggio di questa ricostruzione è praticamente illeso. Intanto sopraggiunge un’altra auto con un quarto africano e il “primo”; che chiama subito il pronto soccorso. Arriva un mezzo della Polizia municipale; i Vigili chiedono chi guidasse la Volvo. Viene risposto loro che c’era un amico purtroppo non in regola con i permessi di soggiorno: è scappato. I Vigili, ed è comprensibile, non credono a questa versione.
Intanto arrivano i “rinforzi” del nigeriano, avvisati dell’incidente: sono tre donne, la fidanzata del “secondo”, shoccata per la notizia dell’incidente; la sorella e un’amica, la ragazza incinta, poi arrestata. E’ una “delle più aggressive”, si legge poi nei verbali. Su via Molinetto, alle 17.30, ci sono così sette africani, parlano la lingua hausa, poi l’inglese, ma quasi niente l’italiano; e quattro Vigili urbani, che non capiscono l’inglese-nigeriano. Anche questo contribuisce a far scoppiare il caos. Quando i Vigili chiedono i documenti al “primo”, questi (secondo la ricostruzione che dà appunto al proprio avvocato) va verso la propria auto per recuperarli. “Forse pensavano – dice – che volessi scappare e mi hanno ammanettato. Ma non era giusto”. Non pare giusto neppure a un ragazzo senegalese che sta passando, e si ferma per capire cosa stia succedendo. Vede che i Vigili sono “duri”, vede la reazione della ragazza incinta, le proteste certo non pacifiche dell’altro nigeriano. Forse testimonierà al processo. Sopraggiungono altri amici africani ma, quando la Pantera della Polizia si ferma in mezzo a via Molinetto, le acque si calmano.
La mattina del processo il sindaco commenta, ancora: per l’aggressione “delinquenziale” si aspetta una “sentenza giusta ma severa”: perché ci sono anche le sentenze giuste e di manica larga? Quelle ingiuste, che però sono indulgenti?. Non ci si deve stupire, in questa città, che non è più “rosso-nera” (e il calcio non c’entra), si sono già annunciate ordinanze contro gli stranieri che vendono fazzoletti di carta e cianfrusaglie nei parcheggi, indicando all’automobilista dove trovare un posto libero, ma che creano disagio a “troppi cittadini” (come i lavavetri e i rumeni, insomma). Si è manifestata la volontà di recintare zone “a rischio” con alte cancellate. In questa città, come in questa regione, come in questa nazione, si proclama la volontà di occuparsi di sicurezza, mentre si alimenta la paura, che andrebbe governata non rinfocolata con provvedimenti d’immagine e senza reali contenuti. Una paura che, come l’umidità più marcia, si infiltra nelle ossa anche di chi, per mestiere, dovrebbe mantenere la calma. E che, non capendo un cognome o una risposta fornita in un’altra lingua, usa le manette. Da un paio di giorni può utilizzare anche il manganello. Spero di non avere incidenti e di non impappinarmi, non sono Luca Corsini e i cazzotti mi fanno paura.
[Gli ultimi sviluppi dell’episodio sono qui.]