di Gioacchino Toni
Steve Wright, L’assalto al cielo. Per una storia dell’operaismo, 2008, Edizioni Alegre, Roma 2008, pp. 336, 20,00 €.
Ho letto gli scritti che poi hanno dato vita a questo testo per la prima volta in forma di bozza sul finire degli anni ’90, in lingua inglese, quando la destinazione ultima dell’enorme ricerca compiuta dall’australiano Steve Wright sembrava “limitarsi” a una tesi di dottorato. Con un certo stupore mi sono trovato di fronte a una ricostruzione puntuale e metodica delle teorie e delle prassi sviluppate dall’operaismo italiano non finalizzata ai soliti e soli “iniziati”. Fortunatamente quelle pagine dattiloscritte, oltre a produrre una tesi di dottorato, sono diventate un libro pubblicato prima in lingua inglese (S. Wright, Storming Heaven. Class composition and struggle in Italian Autonomist Marxism, Pluto Press, London 2002) e ora, finalmente, anche in italiano grazie alle Edizioni Alegre.
Merito dell’autore non è soltanto quello di aver ricostruito, con metodo e pazienza, le tappe fondamentali del complesso fenomeno dell’operaismo italiano e di averle rese comprensibili ai lettori anglosassoni ma anche quello di fornire al lettore italiano che non ha vissuto in presa diretta lo sviluppo dell’operaismo una sua ricostruzione sistematica.
Steve Wright, che attualmente insegna in Australia (Monash University), ricostruisce la storia dell’operaismo italiano a partire dalle specificità che lo contraddistinguono rispetto al pensiero ed alla prassi della sinistra storica italiana. Nel testo vengono affrontate con perizia le tappe che segnano la storia di tale specificità attraverso l’analisi di riviste come Quaderni Rossi, Classe Operaia e Primo Maggio, gli approcci sviluppati da autori quali Mario Tronti, Raniero Panzieri, Romano Alquati, Sergio Bologna e Toni Negri, concetti come “composizione di classe”, “inchiesta operaia”, “conricerca”, “operaio massa” e “operaio sociale”. La postfazione di Riccardo Bellofiore e Massimiliano Tomba ragiona invece sull’attualità dell’operaismo e i limiti del post-operaismo.
Di questi tempi un libro di tal genere può essere utile, molto utile, anche al lettore italiano non solo per fare i conti con una parte della storia della lotta di classe del dopoguerra di questo paese ridotta ai margini, quando non interamente censurata, nelle nauseabonde ricostruzioni (da anniversario) in cui il piombo sembra essere stato l’unico metallo presente nel dopoguerra italiano. C’è stata un’epoca in cui si è tentato davvero l’assalto al cielo, con buona pace di chi riduce le lotte sociali alle vicende personali dei soliti quattro portavoce in servizio attivo e permanente sui media, alle leggende generazionali di carrieristi senza scrupoli (oggi come ieri) e anche di chi cerca di ritagliarsi un ruolo contestando la mitologia da anniversario, scambiando però decenni di insurrezione diffusa e collettiva con le ipocrisie di un manipolo di protagonisti da grande freddo. Se poi a partire dalla ricostruzione dell’operaismo italiano proposta da Steve Wright dovessero scaturire dibattiti e/o contestazioni, tanto meglio. Vorrà dire che non è stata fatta del tutto tabula rasa di alcuni decenni di storia di lotte sociali in Italia.
[Sullo stesso tema trattato da Wright, altri tre libri fondamentali: AA.VV., L’operaismo degli anni Sessanta, a cura di Giuseppe Trotta e Fabio Milana, ed. Derive / Approdi, 2008; AA.VV., Futuro anteriore, a cura di Guido Borio, Francesca Pozzi, Gigi Roggero, ed. Derive / Approdi, 2002; AA.VV., Gli Autonomi, a cura di Sergio Bianchi, Lanfranco Caminiti, ed. Derive / Approdi (3 voll. previsti, ne sono usciti due, 2007). Aggiungo per affinità oggettiva lo straordinario Avete pagato caro. Non avete pagato tutto, a cura di Tommaso De Lorenzis, Valerio Guizzardi, Massimiliano Mita, ed. Derive / Approdi, 2008.] (V.E.)