di Saverio Fattori
Tutti i capitoli di “Cattedrale”
Per sopravvivere devo sforzarmi di esaminare i fatti con logica e lucidità, fregandomene della sofferenza personale. La Cattedrale è solo un laboratorio, un ambiente dove verificare quanto l’essere umano sia una creatura imperfetta e feroce. Il kapetto dell’area imballo segue le direttive e risponde al responsabile di produzione, come gli altri capireparto relaziona al direttore di stabilimento.
La forza del mio rancore è sterile, l’energia del kapetto si esprime verso aspetti concreti legati all’organizzazione e alla gestione della forza lavoro. È orientata correttamente. È la forza del carnefice.
Le mie doti si sviluppano verso il basso, in senso circolare, all’interno dell’organismo, mugugno risentimento a spirale, come ogni vittima. Tutti i malesseri si coagulano al centro del mio corpo, alla bocca dello stomaco. Sono un nobile martire, ignoro le variabili che mi si scatenano addosso, sembrano sempre piccinerie, non mi abbasso a reagire. Come non studiavo la matematica. Mi sono sempre illuso di poter ignorare gli ostacoli. Sono debole e inerme. Sto peggio del solito, ma non posso darmi malato, sembrerebbe una ritorsione al rimprovero e io voglio rimanere immacolato. Vergine. Il martirio prevede irreprensibilità. Nei bagni del reparto non ci sono specchi, già un paio di persone hanno chiesto se ho l’influenza, devo avere un aspetto pessimo. Fatevi i cazzi vostri, maledetti.
Passa il kapetto davanti alle rulliere dell’imballo, pochi secondi dopo il Frank. Non si preoccupa di intralciare il passaggio degli altri mezzi, si ferma a meno di un paio di metri da me.
– Ciao vecchio, oggi va bene, da queste parti non hanno mai fatto un cazzo, è meno dura che alla catena dell’Alfa. Fingono problemi, fanno polemiche per nulla, i matti bestemmiano, gli altri strillano. Sono continuamente fermi a lamentarsi.
Ha ragione, è un vecchio trucchetto che funziona sempre. In mezz’ora ha inquadrato una situazione che i responsabili fingono di ignorare da secoli. La Cattedrale è un groviglio di misteri inestricabili, soprusi e lassismo, privilegi e schiavitù a macchia di leopardo, senza logica. Fatalismo e Dogma.
Il mio compare lo guarda male, io continuo a contare le etichette che servono per la commessa, passano i tre culi impiegatizi, cercano di attirare la sua attenzione, ma non molla.
– Guarda che non te la devi prendere, a volte sono scemo, ma mi stai simpatico. Ti ho fatto solo qualche test. Ti stimo, sei l’unico dentro a ‘sta fogna. So davvero un sacco di cose su di te.
Anche a me stanno sul cazzo quelli come mio padre. Preferisco la gente bruciata…
– Stai bloccando il passaggio. Vai a fare in culo da un’altra parte.
– La risposta è esatta, così ti voglio, duro e puro. Dovremmo organizzare qualcosa qua dentro. Pensaci vecchio, pensiamoci, pensiamo a qualcosa di forte per queste bestie, qualcosa che si ricorderanno. Fagliela pagare. Non hai un bell’aspetto, mi sa che non hai niente da perdere. Stamattina sono già partito con uno scherzetto.
Il capo dei Servizi Generali sbuca dalla porta che si apre sull’officina, ha il muso affusolato, pare un furetto. Corre verso l’uscita che dà sul Building 3. Seguono due manutentori in Graziella, non replicano alle battute degli operai sparsi tra le file del magazzino. Vedere uno degli uffici correre dà sempre adito a prevedibile sarcasmo. Dopo alcuni minuti si materializzano tre ragazze della linea che produce i gruppi di Maserati e Ferrari, dovrebbero essere al lavoro invece parlottano allo stato brado. Vengono avvicinate da un paio di spie locali, hanno avvertito qualcosa di anomalo.
Lo stabilimento di Pomigliano dell’Alfa Romeo ha chiuso due mesi, ma a Maranello si dovrebbe produrre a pieno ritmo. Tutti i giorni almeno sessanta clienti acquistano una Ferrari. Cerco di reprimere la mia curiosità morbosa e non chiedo nulla, mi trattengo a fatica, deve essere successo qualcosa di grave per sospendere la produzione. L’istinto fa volgere lo sguardo verso le macchinette del caffè, la zona è inanimata. Il Frank è solo, sta sorridendo dentro a un bicchiere di plastica, ne addenta l’orlo, ha gli occhi spiritati e felici di un bambino matto che ha fatto una marachella. Le voci arrivano sfilacciate, pare che la macchina di collaudo che testa funzionalmente i gruppi assemblati sia morta. Adesso il via vai di tecnici è fitto, escono dai loro uffici come topi avvelenati che vanno a morire disidratati da qualche parte. Ringrazio Satana di non fare più parte del Controllo Qualità, allora non riuscivo a chiamarmi fuori da nessuna rogna. A seguito di un guasto eseguivo test di affidabilità funzionale infiniti. Compilavo checklist, riempivo caselle di numeri di cui ignoravo il significato. Inserivo dati in un file dove, ignorati, andavano a morire. Ore di straordinario non pagato, non autorizzato, come recitava beffardamente la voce in busta paga. Oggi posso stare con i diseredati della Cattedrale a fare discorsi da servo della gleba incattivito e cinico. Mi chiedo se Frank possa c’entrare qualcosa. Sono sicuro che il Frank c’entri qualcosa. Ha tutta l’aria di uno sveglio, con buone competenze sulle nuove tecnologie. È possibile sabotare le attrezzature della Cattedrale e farla franca?
In un attimo è sparito, è rimasto solo il muletto parcheggiato senza garbo, un comportamento imperdonabile se a compierlo fosse stato un altro.