Appunti sul Paese Semplice
di Wu Ming, editoriale del n. 22 di Giap, VIIIa serie, maggio 2008
Alla fine il Paese Semplice è arrivato.
Anzi, meglio, il Paese Semplificato. Chi si auspicava questo esito ha il diritto di festeggiare. Non importa quale schieramento si sia sostenuto, e infatti sono in tanti a rallegrarsi per la fine delle contrapposizioni frontali: si saluta una nuova stagione, non avrà più spazio la “demonizzazione” dell’avversario politico.
Con ritrovata serenità si marcia sui campi nomadi, semplici molotov vengono tirate in svariate regioni da nord a sud. Si annunciano sereni e pacati pogrom. La fiammella accesa mesi addietro con l’appello “Il Triangolo Nero” non poteva che essere profetica, e non consola il constatarlo né l’avere intuito che etc.
Cazzotti sciolti, calcioni in libertà, rilassati pestaggi nazisti lasciano morto un ragazzo per strada a Verona. Codino di merda, chi cazzo sei? Ti ammazzo.
Semplici adolescenti dell’estremo sud si rompono i coglioni di una loro amichetta? Ti cancello e ti butto in un pozzo.
Semplificare.