di Saverio Fattori
Tutti i capitoli di “Cattedrale”
La Cattedrale non è il peggiore degli inferni. È solo il mio inferno. Nelle sue viscere si agitano i meccanismi di sempre, i tentacoli sgraziati di una piovra assassina, assurdo pretendere giustizia. Esiste solo il controllo. La Cattedrale ha orecchie buone, una sensibilità che stupisce, sente e spurga tossine ritenute dannose dal sistema immunitario. Di recente alcuni alti dirigenti hanno rassegnato le dimissioni. I loro visi sono apparsi all’interno delle bacheche, piccole foto in bianco e nero, icone fuori dal tempo. Qualche riga in inglese, ringraziamenti per il lavoro svolto, auguri per le prossime funzioni. Da svolgere altrove… Si desume volontarietà. Cazzate.
Alcune divinità si sono trovate in off side, tutto è successo in poco tempo. In anni remoti hanno brillato alte e luminose, oggi rifiutano ridimensionamenti, non hanno capacità di mutazione, non hanno da esibire altra faccia, se non quella del potere assoluto. Loro la Cattedrale l’hanno costruita, quando era una piccola parrocchia di campagna hanno gestito la crescita e lo sviluppo. Le competenze della new generation che li ha spazzati via sono di tipo politico — strategico, nulla di tecnico. Il prodotto, il nostro prodotto, è cambiato. Non si crea più nulla dal nulla come nel periodo pionieristico. Tutto è puro assemblaggio di parti arrivate da fornitura esterna. Non c’è bisogno di genio e sregolatezza o di talento da esibire nella risoluzione di problemi meccanici.
La quarantenne fragile e insicura sembra non avere alcuna dote, così anonima e indefinibile nel carattere. Ma è un incredibile capolavoro. Ogni creatura lo è, nella propria unicità, ma ha lo stesso difetto originale delle altre donne presenti in reparto. Memorizza dettagli inutili. Focalizza la propria attenzione su presunte manchevolezze del sistema, ma non riesce a operare miglioramenti sulla propria persona. Ogni lacuna è esterna. È la vittima sacrificale, tutto il male pare convergere contro di lei, l’ultima arrivata. Ogni capannello di operaie la ossessiona. Si sente giudicata e condannata senza attenuanti dal gruppo coeso da anni di convivenza. Anch’io sono un essere inquinato. E posso nuocere. Ho chiamato la capo-reparto.
– Non mi piace la tipa. È lenta, per me non sarebbe un problema. Ma tira a incularmi. Tira a inculare la persona che le fa l’addestramento. Va bene aiutare una con dei problemi, lavoro meno e mi pagano. Ma non deve incularmi. Memorizza quello che le pare, mi rinfaccia certe indicazioni che lo ho dato e le usa contro di me. Non deve scaricare merda addosso agli altri se è impedita. Ok?
– Ok, smetti di aiutarla, alimenta l’altra linea, la seguo io.
Le labbra mi tremano. Dovrei sopportare in silenzio, continuare a sorridere, agevolarle il lavoro anticipando il rifornimento sugli scivoli, invece qualcosa si è incrinato. C’era stata una piccola discussione.
– Il trincetto?
– Non so, l’hai preso tu?
– No. Se perdi il trincetto sei morta. Ti avevo avvertita. Devi tagliare le scatole vuote, se le rompi a mano si piegano male, il cassone si riempie subito e chi lo cambia si incazza. Senza trincetto perdi tempo e sei già abbastanza lenta.
– Si può avere un altro trincetto?
– La facilitatrice si incazza. Ce li danno contati. Non devi perdere trincetti e cappucci dei pennarelli che si secca la punta, anche quelli ce li danno contati. Lo dico solo per il tuo bene.
Le avevo allungato un trincetto con la lama nuova mantenendo un’espressione del viso neutra, ne tengo sempre uno nell’armadietto per le emergenze.
– Non fa nulla. Lo sai come vanno queste cose… rompono i coglioni per un trincetto e i dirigenti cambiano l’auto aziendale ogni sei mesi. La solita merda.
I primi tempi perdevo almeno un trincetto a turno. Iniziare alle sei senza trincetto e guanti è una piccola tragedia. È fondamentale partire bene per il rifornimento della linea, in leggero vantaggio, se inizi sotto o troppo al limite, sei fottuto. Se sei in merda puoi sempre saltare la pausa comune. Continui a lavorare, ti avvantaggi, porti il materiale sugli scivoli e sotto lo scheletro della linea. Perdi un tuo diritto, ma eviti di entrare in panico riportandoti in pari. In realtà non potresti ammucchiare materiale, lo standard work prevede il just in time. Niente scorte, ordine, i pezzi solo a multipli di quattro. Se c’è una visita ispettiva la più piccola anomalia diventa intollerabile.