Danilo Arona la chiama la “maledetta estate del 1962”. E ha i suoi buoni motivi per farlo. Perché, se si forzano un po’ i confini imposti dal calendario, si vede che di fatti neri ne sono accaduti parecchi proprio in quei mesi. Il 31 maggio, per esempio, nel carcere di Tel Aviv viene giustiziato Adolf Eichmann, il comandante maggiore delle unità d’assalto delle SS naziste, specialista in questioni ebraiche e protagonista della soluzione finale ordita dal Terzo Reich: era stato catturato due anni prima da uomini del Mossad a Buenos Aires ed estradato in Israele per essere processato. Inoltre, tra disastri aerei e ferroviari, pochi giorni dopo si assiste all’evasione di tre detenuti dal carcere di Alcatraz: sono Frank Morris, John Anglin e Clarence Anglin che — si dice — affogarono e i loro corpi mai più vennero ritrovati.
Qualche mese dopo (è l’11 ottobre e l’abbiamo dichiarata la violazione di solstizi ed equinozi) esplode la crisi dei missili di Cuba che rischia di trascinare il mondo verso la terza guerra mondiale e dodici giorni più tardi cade l’aereo su cui viaggiava Enrico Mattei, episodio che andrà a nutrire uno dei capitoli neri del recente passato italiano. E si potrebbe andare avanti ancora con l’elenco di eventi chiave risalenti a quel periodo. Eventi che non sempre però sono stati così sinistri: si pensi ai successi riscossi dai movimenti indipendentisti di Burundi e Algeria o alla “nascita” musicale dei Beatles e cinematografica di James Bond.
Se esista tuttavia un legame che lega questi fatti, insondabile da un punto di vista giudiziario, politico o giornalistico, lo lascio stabilire a Danilo, ben più esperto in materia. Che invece un legame esistesse tra una serie di personaggi — il clan dei Kennedy, le cupole di Cosa Nostra d’oltreoceano e almeno una parte dello star system hollywoodiano che comprende l’attrice Marilyn Monroe — lo stabilisce invece un dossier dell’FBI che, sotto l’ambigua regia e infinita direzione di J. Edgar Hoover (a capo dell’ente federale americano per quarantotto anni, dal 1924 al 1972), costituisce un castello di accuse contro John Fitzgerald Kennedy, il presidente degli Stati Uniti che sarà assassinato a Dallas il 22 novembre 1963, suo fratello Robert e il padre dei due, il temuto Joseph P. Kennedy.
Il dossier, finora rimasto sconosciuto, è il cuore del libro Compagna Marilyn — Comunista, spia, cospiratrice. I retroscena della vita e della morte di Marilyn Monroe (Stampa Alternativa, 2008) scritto da Mario La Ferla. Il quale, avvezzo alle inchieste giornalistiche, fa per vent’anni la posta al dossier, cura i suoi contatti negli Stati Uniti, fa in modo di avvicinarsi sempre di più al fascicolo di Hoover e finalmente si ritrova in mano tremila pagine di schede personali, intercettazioni, confidenze e rapporti. Ecco che ne viene fuori un libro che si direbbe frutto delle fantasie più sfrenate di uno scrittore di fantapolitica, che parte dell’apparente suicidio della più nota delle stelle di Hollywood per ricostruire uno scenario incredibile, ben lontano dai sorrisi rassicuranti del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti, dalle sfolgoranti pellicole partorite a ciclo continuo dalla Mecca del cinema o da una linea politica che voleva andare a stemperare i più bollenti bubboni della guerra fredda.
La cornice è costituita da barbiturici, depressione, bordelli di lusso, festini a base di droga e celebrità. E il centro della prospettiva di La Ferla è la notte tra il 4 e il 5 agosto 1962, quando Marilyn Monroe morì per quella che venne sbrigativamente etichettata come un’overdose di psicofarmaci. Eppure, proprio quella notte, nella villa in stile messicano di Fifth Helena Drive, da poco acquistata dall’attrice, sembra consumarsi una scena alla Rosemary’s Baby: nella camera da letto della Monroe, in corridoio, sul tetto si concentra una piccola folla di persone che, invece di contribuire alla nascita dell’anticristo, si è riunita per uccidere la più celebre delle dive di quel periodo. E mentre vengono smontati i microfoni piazzati per intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisiti ambienti e passate al setaccio diari e rubriche, alcuni dei più brutali scagnozzi della mafia a stelle strisce si occupano di Marilyn mentre governante, addetta stampa, psichiatra e medico attendono che tutto sia finito per dare l’allarme. Un gran guignol che sarebbe servito per impedire alla donna di rivelare alla stampa tutti i peccati dei fratelli Kenndy, entrambi suoi amanti, e ordito da amici di famiglia: quei Sam Giancana, John Rosselli, Jimmy Hoffa che, per tramite di Frank Sinistra, avevano tutto l’interesse a tenersi buoni i rapporti con la dinastia di origine irlandese e non esitavano a ricorrere alle maniere forti, quando ce n’era bisogno.
Ma tutto questo è appunto solo un punto di partenza, quasi un pretesto, per raccontare un pezzo segreto di storia americana. Perché il respiro del libro si amplia e diventa un tornado che, dando fondamento alle voci che a lungo sono seguite alla morte di Marilyn Monroe, racconta di un sistema di corruzione politica capillare, del ricatto come principale arma di contrattazione per conservare posizioni e accrescere patrimoni, delle infiltrazioni della criminalità organizzata in qualsiasi ambito di potere, del dossieraggio illegale come arma per compiere vendette personali ancor prima che politiche. Si sfrutta di tutto, per raggiungere il proprio scopo: fregole e vizi privati in prima istanza, quelli che indeboliscono carriere e reputazioni. Tanto che spiare ciò che avviene tra le lenzuola porta a scoprire giochi spionistici e mercati delle informazioni che varcano i confini degli Stati Uniti e le purghe del maccartismo.
Compagna Marilyn, insomma, costituisce un contributo a comprendere meglio ciò che si cela all’ombra del potere. È un dietro le quinte inquietante di cui si dovrebbe parlare di più. E se La Ferla lo racconta per esempio a Corrado Augias e a Radio Radicale, non è ancora abbastanza. Nei giorni di chiusura della campagna elettorale, c’è stato chi ha chiesto che i fatti narrati nei libri di storia vengano rivisti. E su un’affermazione del genere, alla luce di ciò che rivelano gli archivi finora tenuti segreti, non si può che concordare. Ma attenzione alle boutade da voto imminente: quella era solo polvere da lanciare negli occhi dello schieramento avversario, ritenuto corresponsabile di crimini in odore di stalinismo. Qui, nelle pagine di La Ferla, invece, si trova ben altro: per la precisione, prendendo a prestito le sue parole, si tratta della “rivelazione sorprendente di un capitolo inedito della storia di un periodo irripetibile che appartiene a tutti noi”.
Compagna Marilyn – Comunista, spia, cospiratrice. I retroscena della vita e della morte di Marilyn Monroe in un rapporto segreto dell’Fbi, di Mario La Ferla, edito da Stampa Alternativa — Collana Eretica speciale, 312 pagine — ISBN: 978-88-6222-017-0