di Saverio Fattori
Tutti i capitoli di “Cattedrale”
Ho dovuto insegnare a un contratto a sei mesi il rifornimento della linea di assemblaggio. È una creatura fragile e insicura. Una quarantenne con marito e prole. Per salvare il suo culo sarà pronta a tradirmi prima che la sirena suoni. Almeno tre volte. Se farà cazzate, se si dimostrerà lenta e impacciata, dirà alla capo-reparto che le ho insegnato male, sciogliendosi in un pianto. Scoppia in lacrime per nulla, è sempre sul limitare di una crisi di panico e il sangue non le ossigena il cervello, non memorizza. La temo. Più sei debole più sei pericoloso. È una completa idiota. È nel posto giusto. Un luogo inquinato di osmosi tra un campo di concentramento, un ospedale psichiatrico e una seconda media. Per farle coraggio dico che la cosa bella di quello che le sto insegnando è che anche una scimmia sarebbe in grado di farlo. Per demoralizzarla a morte le dico che la cosa brutta di quello che le sto insegnando, è che anche una scimmia sarebbe in grado di farlo.
Nella fabbrica post-tutto il management non deve curarsi dell’aspetto “ordine pubblico”. Vige un codice spietato di autoregolamentazione tra schiavi che tronca sul nascere qualunque variabile pericolosa, il più piccolo anelito trasgressivo. Un servizio d’ordine naturale, un’intelligence capillare, che nessuna dirigenza sarebbe in grado di porre in atto. Sono processi istintivi legati allo schifo della natura umana che si esibisce in situazioni di assembramento casuale e in assenza di regole etico-morali, in particolare dopo il crollo delle ideologie di derivazione marxista. Ma non è la Grande Storia che ha dimostrato le difettosità di queste dottrine. Sono le piccole misere storie individuali che non coagulandosi più nella coscienza collettiva, si perdono in rigagnoli maleodoranti che trovano solo la fogna, decretando l’inconsistenza della teoria de le Bon Sauvage. Nessuna lotta di classe è più praticabile, perché nessuno merita di essere salvato. L’ultimo assunto alla catena di montaggio non è migliore dello squaletto neo-laureato che dopo qualche mese di trame è arrivato vicino alla cima dell’organigramma. L’operaio è solo meno attrezzato, più stupido e più crudele, sprovvisto di ammortizzatori culturali, spoglio di ipocrisie confortanti. Ogni giorno vedo come piccole vittime ribaltano la piccola clessidra per trasformarsi in piccoli carnefici.
Il controllo è totale e si esprime su aspetti banali. Se dopo la mensa esco in macchina, qualche schiavo mi chiederà dove vado fino alla ripresa pomeridiana. Vado a casa a cagare? Vado al bar? Vado al mercato? Se mangio un panino qualcuno ci metterà il naso a pochi centimetri per scoprire di cosa è imbottito. Una piccola Stasi interna pronta a intercettare e mortificare comportamenti eccentrici. Come mettere una foglia di insalata in mezzo al prosciutto. Non è poi così assurdo, se pensiamo che CIA e FBI erano usi analizzare e annotare l’immondizia dei soggetti sotto controllo. Una capo-reparto un giorno mi chiese perché non mi facevo mai vedere nei luoghi di aggregazione del paese. Cosa facevo la sera?
Succedono davvero poche cose in un posto simile. Tutto sembra degno di nota perché nulla lo è. Gli uomini diventano gnomi impazziti. Le donne hanno un aumento dei livelli di testosterone. Anche quelle più avvenenti assumono comportamenti imbarazzanti. Le tette, ad esempio, imprigionate dagli abiti forniti dall’azienda, lasciano il ruolo di parte seduttiva per divenire armi di offesa-difesa. Il timbro della voce si fa basso, quando canticchiano le canzoni vomitate dai network privati, il pavimento trema.
Il rigore degli imput della multinazionale non è puro nella sua crudeltà, la meritocrazia ha il passo incerto. Questo paese di merda non ha voluto essere socialista, ma non ha saputo essere capitalista. Lo scostamento è mafiosità italica da cui nemmeno la zona padana è immune, privilegio per amici di amici, infiltrati dalle orecchie buone hanno sondato il terreno e fatto le squadre. Misteri inesplicabili aleggiano nei corridoi e negli uffici della Cattedrale. Silenzi e leggende. Gente data per spacciata all’inizio della campagna di smaltimento impiegati in esubero, si è salvata seguendo misteriose correnti salvifiche di sorgente incerta. I protettori, i dirigenti negli anni sono cambiati, come hanno quindi potuto tenere intatti i fili delle coperture? Difficile rispondere, inutile costruire ipotesi fantasiose e indimostrabili. Meglio descrivere le evidenze, i fatti. Chi non faceva un cazzo nel 1988 non fa un cazzo nemmeno vent’anni dopo, nonostante le balle del restyling generazionale e della new wave aziendale. Altri disgraziati sono stati colpiti dal fuoco delle Risorse Umane senza ragioni logiche. Incentivi al licenziamento, umilianti ridimensionamenti di livello, pressioni implicite per lasciare la Cattedrale.
Value Stream, ovvero il flusso dei valori, un sistema nato negli anni Ottanta in Toyota finalizzato all’abbattimento degli sprechi nei processi produttivi grazie anche alla visualizzazione di mappature grafiche che sintetizzano il processo di trasformazione del manufatto. Io fui identificato come spreco. Il team del Value Stream individua gli uomini su cui puntare nel tempo, una élite che gestirà le mutazioni per grandi step da realizzare in poco tempo e dagli effetti traumatici. Per gli altri il destino è segnato. Non credo che esistano vere proprie logge. Se pensiamo a cappucci neri e riti di iniziazione. Ma se unisco i puntini dei dipendenti intoccabili ed eterni, se faccio rilievi e statistiche sui gruppi che si coagulano alle macchine del caffé o nello stesso tavolo in mensa, si definisce il profilo di un disegno visibile solo dall’alto. Nulla è mai casuale. Vincenti e perdenti sono identificabili, si frequentano solo se costretti. Forse leggo troppi libri e mi sono ammalato di paranoia. Vorrei avere accesso a intercettazioni telefoniche, scaricare su DVD anni di posta elettronica per visionarla con pazienza. Ma non ho accesso alle stanze del potere, poi ci sono procedure denominate Scrivania Pulita che danno precise direttive su come tutelare i segreti aziendali. Vedo ombre ovunque. Vedo corporazioni al posto di collaborazioni. Vedo una spietata guerra di sopravvivenza che potrebbe avere un senso se realizzato sulla valutazione delle reali capacità dei soggetti. Si riproducono solo gli animali più resistenti e attrezzati. Ma il gioco è truccato, sempre. Ho visto i più grandi cialtroni e nullafacenti del mio reparto avanzare inesorabilmente di grado. Oggi entrano a orari molto flessibili, hanno il telefonino aziendale incollato all’orecchio e sorridono mentre guidano gruppi di visitatori e spiegano le modalità produttive delle nostre linee di produzione.
Le puntate di Cattedrale saranno lette regolarmente a Radio Wave, la radio ufficiale di Arezzo Wave, nel corso del programma Fiesta, spazio settimanale dedicato alla letteratura, dal copyleft alle nuove tendenze della narrativa italiana e straniera, attraverso interviste, letture, commenti ed ascolti musicali, in onda la domenica alle 18:40 e il martedì, in replica, allo stesso orario.
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