Nel Vangelo secondo Giovanni, poco prima di donare la vista al cieco nato, Gesù pronuncia una sentenza indecifrabile e allusiva. Le opere del Padre, afferma, devono compiersi alla luce del giorno perché poi venit nox, viene la notte, e al sopraggiungere delle tenebre nessuno può più operare, neppure colui che pure si proclama «luce del mondo». Il Paolo VI che Ferruccio Parazzoli elegge a protagonista del suo Adesso viene la notte (Mondadori, pagine 128, euro 13,00) è, al contrario, un Papa notturno, impegnato in lunghe veglie di preghiera, lettura, meditazione e lotta contro il Demonio. La prima scena del libro — che conserva ben riconoscibile l’impronta dell’originario e mancato progetto teatrale — descrive infatti l’appartamento privato del Pontefice a poche settimane dalla sua morte, con gli operai ancora indaffarati a rimuovere le tracce delle ripetute battaglie fra il Vicario di Cristo e l’Avversario del genere umano: pareti scurite dallo zolfo, pentacoli, sedie dalle gambe spezzate e, sotto il letto, un deposito innominabile di insetti soffocati.
Lontanissimo dallo stereotipo dubbioso di «Amleto in Vaticano», il Paolo VI di Parazzoli è un santo dalle fede incrollabile, capace di sostenere senza tentennamenti le continue provocazioni del Tentatore. I due ormai si conoscono fin troppo bene. Il Papa sa già che Satana farà scendere un acquazzone sulla Via Crucis del Venerdì Santo, così come Satana è consapevole del fatto che il Papa non parla affatto per metafore quando denuncia l’ingresso del fumo diabolico nel tempio di Dio o quando, in modo ancora più esplicito, mette in guardia i fedeli sull’autentica natura del male: non soltanto un’agostiniana ‘deficienza’, ma anche e specialmente «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore».
Sono gli anni Settanta, si avvicina il momento di alzare il livello dello scontro e in questo Satana è maestro. Come ai tempi di Giobbe, si presenta al cospetto di Dio e gli propone la solita scommessa: lasciami mettere alla prova il tuo servo, vedrai come ti benedirà… Questa volta, però, il prologo non si svolge in cielo, come nel Faust di Goethe, ma sulla terra, per le strade e nei giardini della Roma pontificia, dove il Diavolo assume le fattezze di un teologo puntuto e il Padreterno sembra accontentarsi di vestire i panni di un prete qualunque, neanche troppo versato nelle raffinatezze dell’oratoria sacra. Paolo VI, il Papa, il Giusto per eccellenza, non verrà però toccato nella propria persona: a patire sarà invece, un amico personale del cardinal Montini, l’onorevole Aldo Moro, al quale è riservato lo strazio della strage, del rapimento, della solitudine e infine del martirio non invocato.
I giorni della prigionia di Moro sono, per il Pontefice, costellati da apparizioni sempre più inquietanti e ravvicinate, in una ‘Rappresentazione’ continua e tutt’altro che sacra, di cui è regista lo stesso Demonio. All’apice della persecuzione, Paolo VI compone la celebre lettera agli uomini delle Brigate Rosse. Nel momento della sconfitta, dettando l’orazione funebre per lo statista assassinato, il Papa non esita a interrogarsi a voce alta sullo scandalo del silenzio di Dio: «Tu non hai esaudito la nostra supplica», ammette. Ma non per questo Satana può vantarsi di aver vinto la partita. Montini muore pochi mesi dopo, mormorando una frase misteriosamente simile a quella pronunciata da Gesù ai bordi della piscina di Siloe: «Adesso viene la notte», appunto.
Il tempo dell’attesa, non della sconfitta.
Compatto, innervato di continui riferimenti agli ultimi trent’anni di vita italiana, indefinibile nella sua struttura (non è un romanzo né un dramma, quanto piuttosto un récit che dal dramma e dal romanzo mutua ciò che gli occorre), Adesso viene la notte è un testo in cui Parazzoli mette allo scoperto le proprie inquietudini di credente, restituendo a Paolo VI una statura che va al di là della storia, perché punta a interpretare la storia umana alla luce di una diversa e superiore intelligenza spirituale. Tutto è in evidenza, come la copia dei Fratelli Karamazov che, sulla scrivania del Papa, rimane spalancata al capitolo in cui Ivan viene visitato in sogno dal Diavolo. Ancora oggi, per il cristiano, la realtà è un libro aperto, non importa quanto sgradevole o insanguinato. L’importante è lasciarsi aprire gli occhi e trovare il coraggio per leggere.
[da L’Avvenire, 13.2.08]