di Emanuele Manco
Giovanni De Matteo, Sezione Π², Urania n. 1528, Mondadori, novembre 2007, pp. 322, € 3,90.
Ho già parlato di questo libro, consigliandone l’acquisto a scatola chiusa. Ora che l’ho letto vi sottopongo la promessa (minacciata?) recensione.
Premetto che mai quarta di copertina mi sembrò più indegna del contenuto. Odio chi mi deve annunciare le sue grandi intenzioni. La frase “un investigatore hard-boiled stile classico”, è un proclama pretenzioso. Mai annunciare le proprie intenzioni. La creazione per slogan delle aspettative è un trucco di quart’ordine. Lasciate al lettore scoprire di che genere sia il romanzo. A cosa si ispira. Non prendete il lettore per cretino. E’ come se un comico prima della battuta dicesse “attenti che ora si ride”. Non si fa.
Ma di tutto questo Giovanni De Matteo, ossia X, è incolpevole. Lui è l’autore. Il marketing è cosa da editori. Ogni libro ha pregi e difetti. Il maggiore pregio di questo libro è la forma ricercata. La volontà di non ridursi a una banale storiella, ma di esporre quanto più possibile delle esperienze librarie e delle idee dell’autore. E’ sicuramente un libro che ha ottime pagine. Prese singolarmente sono delle autentiche esperienze. Sul fronte saggistico e dell’infodump il testo è curato. Anche se a mio giudizio alcune spiegazioni scientifiche potevano essere rese in forma più divulgativa.
I paradossi della meccanica quantistica possono essere spiegati anche senza formule. Il lettore di fantascienza è avvezzo al linguaggio scientifico, ma la divulgazione è arte che si può imparare. De Matteo è un giovane autore, per cui può imparare. Anche la caratterizzazione dei personaggi manca di spessore. Ma questo è in parte voluto. L’autore attinge volutemente a caratteri ben definiti. Tanto squadrati da apparire stereotipati.
E’ una gabbia sulla quale alla fine racconta ciò che vuole. Un giallo, non troppo originale, che ci vuole introdurre a un universo futuro. Una Napoli post apocalittica, e post “singolarità”. Ma quello che mi chiedo è perchè sul futuro non possa splendere un sole accecante. Tanto accecante da soffocare le persone con il puzzo della spazzatura in decomposizione. No, anche qui il futuro è umido. La spazzatura è bagnata e umidiccia. Puzza lo stesso, ma siamo davanti all’ennesima riproposizione di un futuro piovoso.
La cosa mi ha annoiato da tempo. Ma è solo un espediente. Pazienza. Fa parte della gabbia sopra citata. Uno scivolone che mi ha lasciato perplesso è invece la confusione tra i gradi della polizia. Non so. Non trovo nel testo alcuna giustificazione del fatto che si mischino gradi di esercito e polizia. Nella polizia italiana non ci sono né tenenti né capitani. Bensì ispettori e commissari. Magari in seguito all’avvento della “singolarità” c’è stata una riorganizzazione dei corpi di polizia, una unificazione tra carabinieri e polizia. Non so. Non viene detto da nessuna parte. Mi dispiace che dopo tutto il lavoro di documentazione fatto sulle questioni scientifiche, De Matteo sia scivolato su questo. Le stesse fonti documentali potevano essere attinte per informarsi meglio sull’argomento.
Salve quindi le intenzioni, posso solo dire che Giovanni può solo migliorare. Il mestiere di scrittore si impara scrivendo. Le ingenuità di oggi saranno sicuramente superate. La stoffa c’è. Ora al talento deve affiancarsi tanta sana applicazione.