di Dziga Cacace
11-Monsieur Verdoux di Charlie Chaplin, USA 1947
Cattivo come l’aglio e, allo stesso tempo, dedito al giardinaggio con amorevole cura, Monsieur Verdoux dissemina la Francia di mogli e fa secche le più ricche garantendosi così un’agiata vecchiaia. Una volta catturato e messo di fronte ai suoi crimini l’ometto procede a una autodifesa che paragona i suoi “piccoli omicidi” alle guerre scatenate dagli Stati. Al confronto, lui è un dilettante. Finale vagamente morale in un film che vuole essere grottesco ma che troppe volte è appesantito dalle gag di Chaplin. Da un’idea di Welles (che forse avrebbe trattato il soggetto con mano più felice o che, più probabilmente, non l’avrebbe finito di girare) un film osannato dalla critica mondiale. Massì, bello, ma non esageriamo. (Vhs)
12-Grisbi di Jacques Becker, Francia/Italia 1954
Becker tratta con ironia e dolcezza la vicenda di un vecchio gangster, un immenso Gabin, di fronte al declino e al tramonto di un’epoca. Dopo il colpo che dovrebbe metterlo definitivamente a riposo, deve rinunciare allo strepitoso bottino (il grisbi) per salvare il vecchio compagno d’azione, compagno che, peraltro, gli ha sempre creato guai: perderà anche lui. Lento il primo tempo, molto vivace il secondo per un film comunque molto piacevole. Memorabili le scene in cui Gabin schiaffeggia tre persone (tra cui la Moureau) nel giro di trenta secondi e quella in cui ricorda il vecchio compagno definendolo babbeo, minchione, idiota etc., etc. Si vede anche Lino Ventura, prototipo del nuovo gangster che non rispetta più il sistema di valori su cui si reggeva il vecchio mondo della mala. (Cineclub Lumière)
13-King of New York di Abel Ferrara, Italia/USA 1991
Un Ferrara d’annata, prima della svolta stilistica che l’ha visto contestato ma anche molto più originale. In ogni caso, nonostante la veste patinata, il cast ultraprofessionale e il dispendio tipico da grande produzione, si vede la mano felice di un regista piacevolmente eccessivo. Un notevole Walken esce dal carcere dopo aver scontato una lunga pena detentiva e in poco tempo ritorna a spadroneggiare nel mondo della mala non trascurando di rifarsi una verginità con astute operazioni di beneficenza. Il disgraziato ha, a suo modo, una morale e tra i suoi obiettivi c’è far qualcosa per la gente del ghetto. Ostacola lo sfruttamento della prostituzione ma si riserva il fruttuoso commercio della droga nella convinzione che, se non lo facesse lui, lo farebbe qualcun altro. I poliziotti, “buoni” e incorruttibili, capiscono che, a fronte della sua nuova immagine pubblica, l’unico modo per incastrarlo è combatterlo con le sue stesse armi ma, in uno spettacolare crescendo, sono fatti tutti secchi. Ferrara sovverte le regole del mercato facendo vincere il cattivo? Non esageriamo: dopo l’ultimo duello (vinto) il boss si becca una pallottola in pancia e muore ucciso dal traffico di N.Y.; se non fosse per l’ingorgo stradale che impedisce la fuga dalla polizia e l’urgente ricovero in ospedale, la giustizia, stavolta, non gliela farebbe. Ritmo serrato, bel montaggio, immagini pulite; il Ferrara brutto, sporco e cattivo doveva ancora venire. (Diretta TV; 14/11/95)
14-Radio Days di Woody Allen, USA 1987
Un Woody Allen minore ma piacevole; ritornano i temi cari al regista americano: la radio e la sua magia, il nevrotico ambiente familiare e l’infanzia, raccontata con nostalgia e tocco lieve. Un Amarcord dei quartieri ebrei di New York: si ride abbastanza ma non sempre tutto funziona e talvolta la narrazione s’impantana. Bella la fotografia, bravi gli attori e, ancor più d’altre volte, straordinarie le musiche. (Proprio una recensione di maniera. E impegnati, cazzo!) (Vhs)
15-Il grande cocomero di Francesca Archibugi, Italia/Francia 1993
Terza prova registica della Archibugi che rifugge ogni facile retorica nel descrivere un coraggioso psichiatra, il bravo Castellitto, che deve letteralmente inventarsi ogni giorno il suo mestiere nel caos degli ospedali italiani. Ma Castellitto non impersona un personaggio solamente positivo: sappiamo che la sua vita privata è allo sfascio e che anche l’umanità che lo attornia vive con difficoltà, incattivita da un mestiere difficile. Non si scade nel patetico o nel consolatorio proprio per questo spessore reale che viene dato ai personaggi e il finale, per quanto lieto, riesce a non essere stolidamente tranquillizzante e di questi tempi, tempi in cui la malattia è oggetto di morbosa attenzione e trattazione superficiale, non è poco. (Vhs)
16-La carne di Marco Ferreri, Italia 1991
Ferreri, spiazzante come al solito, si affida al talento di Castellitto e all’incapacità manifesta della Dellera per comporre un caotico apologo sull’amore che cannibalizza i propri affetti (perlomeno, così la vedo io; poi, vai a capire…); la carne al fuoco è molta e alla fine è la confusione a trionfare. Il film non riesce a essere incisivo anche se nella prima parte due o tre spunti, per quanto pecorecci (o forse proprio perché tali), risultano estremamente divertenti; peccato che poi il tutto si perda in simbolismi stanchi e già visti (Ué, spietato!). (Vhs)
17-Prima della pioggia di Milcho Manchevski, Macedonia/Gran Bretagna/Francia 1994
La logica circolare (presto illogica e temporalmente paradossale), spezzata dalla morte dei protagonisti, unisce e rende vibrante l’opera prima del regista macedone che, senza retorica o effetti spettacolari, illustra il percorso tortuoso dell’odio e dell’intolleranza razziale tra popoli poveri ed eredi di massacri vecchi di secoli. Notevoli le sequenze nel monastero senza tempo e bellissima la fotografia di Kondhji, complice lo straordinario paesaggio delle campagne macedoni non ancora colonizzate (ma Manchevski ci fa vedere l’insinuante invasione culturale: prodotti occidentali, pornografia e insistenti cartelloni pubblicitari). Bravi attori e notevole cura dei particolari per il convincente ritratto di una terra dura e sfortunata. (Vhs)
18-Proposta indecente di Un Miserabile, USA 1993
Il titolo è il commento più appropriato per ‘sta invedibile porcata che sfodera un Redford versione mummia e una Demi Moore di plastica. Finale incredibile e penoso (per non parlare dell’acquisto dell’elefantino da parte dello squattrinato architetto) in un’orgia di musiche alla Clayderman. Apoteosi del kitsch la lezione di architettura in cui si afferma che “un mattone aspira soltanto a essere un mattone” secondo il verbo di Louis Kahn. Per conto mio il mattone aspirava soltanto a infrangere il video su cui passava questa immonda cagata. (Vhs)
19-L’odio di Mathieu Kassovitz, Francia 1995
Opera seconda di Kassovitz che, nonostante si dichiari contro il Sistema, adotta intelligentemente uno sguardo imparziale sullo spinoso soggetto delle città satellite parigine. Buon ritmo, bravi attori e musica pulsante per raccontare la giornata di tre disoccupati: alternando momenti drammatici ad altri esilaranti, si arriva a un finale disperato e disperante, il tutto sotto lo sguardo muto e tormentato di Beaudelaire. Qualche gag allunga un po’ il film e nonostante l’evidente squilibrio tra primo e secondo tempo si esce dal cinema frastornati e soddisfatti. Bello il bianco e nero e arguti i rimandi a Scorsese (che peraltro il regista fustiga nelle interviste). (Cineclub Lumière)
20, 21, e 22-Venerdì 13, Fantasmi e Hellraiser di Alcuni Cialtroni, USA 1980, 1979 e Gran Bretagna 1987
Tre cult del cinema horror che hanno in comune la mancanza d’ironia, gli effetti speciali falsissimi, la noia che inducono nel malcapitato spettatore e numerosi momenti d’imbarazzante involontaria comicità. Fantasmi m’aveva sinceramente spaventato quando avevo dodici anni; visto oggi ha un ritmo molto blando e una recitazione assolutamente improbabile. Ciò nonostante è il migliore del lotto: il tanto osannato Clive Barker è un cialtrone e Hellraiser stanca dopo dieci minuti; Venerdì 13 risponde pienamente alla definizione di cinema dell’orrore: è talmente immondo da far accapponare la pelle. (Vhs)
23-Forrest Gump di Robert Zemeckis, USA 1994
Rivisto in italiano e in videocassetta, non mi è chiaramente piaciuto come la prima volta (grande schermo, versione originale), ma tutto sommato l’ho ritrovato piacevole. Scambiato, per conto mio, per un film dalle pretese “alte” e con un particolare assunto ideologico, è in realtà un’intelligente e divertita ricostruzione della storia degli ultimi quarant’anni degli Stati Uniti, attraverso gli occhi di un personaggio candido e, oggettivamente, un po’ coglione. Brioso, ben recitato, con una colonna sonora eccezionale e alcune scene veramente belle. Fantastico l’accostamento tra Fortunate Son dei Creedence Clearwater Revival e l’arrivo degli elicotteri su una spiaggia vietnamita (tributo ad Apocalypse Now) ed, ancora, il tentato suicidio della “lei” sulle note di Freebird dei Lynyrd Skynyrd. Soddisfacente. (Vhs)
24-Novecento di Bernardo Bertolucci, Italia 1976
Più lo vedo (rigorosa soluzione unica), più mi piace. L’epica padana dei contadini e del movimento operaio sarà zeppa di difetti etc., etc., ma, per conto mio, possiede una potenza lirica straordinaria. Servirebbe un’analisi un po’ più seria ma mi limito a metterlo nella mia personale Top Ten, senza ulteriori commenti. Comodo, no? (Vhs)
25-Donne sull’orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodòvar, Spagna 1988
Quarta visione: forse siamo alla sintesi perfetta o forse già alla maniera dello stile del regista spagnolo, ma in fondo ci si diverte per cui non facciamo gli snob. Bella sceneggiatura che incastra alla perfezione tutti i personaggi e le situazioni e intelligente lavoro scenografico. Molto piacevole. (Vhs)
26-La première séance di Louis e Auguste Lumière, Francia 1895
Tutti i primi film dei due geniali fratelli: i primi della centenaria storia del cinema, eppure già, paradossalmente, modernissimi. Le immagini documentarie dai paesi esteri, i primi movimenti di camera (la ripresa dal battello a Venezia) e le prime storielline (il giardiniere con la manichetta). Bellissimi ed emozionanti: è nato tutto così. Complimenti. (Cineclub Lumière; 24/10/1995)
27-Prime cose di Mario Martone
Mah! Qualche video imbarazzante, un estratto di uno spettacolo teatrale (Rasoi) di cui non ho capito una mazza (napoletano stretto), un “corto” che mi ha lasciato interdetto (Nunzio etc., pittore lucano… boh, chi ricorda più?). Hilda, Silvia e Barbara non mi hanno fatto vedere la cosa più interessante: una videointervista a Beuys, ma un inquietante personaggio che ti costringe a portarlo a casa (niente nomi, please) s’aggirava per la sala cinematografica e la fuga è sembrata l’unica soluzione. (Cineclub Lumière)
28/29-Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmuller, Italia 1974
“’Stu sticchio di motorinu…”. Decisamente godibile nonostante la ripetuta e ravvicinata visione. La prima ora ha dialoghi frizzanti e ritmo, poi, quando la ricca signora e il marinaio Carunchio s’innamorano, il film perde il suo brio, anche se arrivano ancora alcune pregevoli stilettate (la richiesta di sodomizzazione). Geniale lo zoom che stringe sugli occhi di Giannini quando, tornato a terra, vede la moglie corrergli incontro. Inutile il finale, bravi gli attori, bellissima la Sardegna e un po’ cane il direttore della fotografia (anche se non importa). Divertente. (Vhs)
30-Nel corso del tempo di Wim Wenders, Repubblica Federale Tedesca 1973
Bellissimo. Quelli che osannano Wenders per partito preso dovrebbero vedere questo film per capire quanto sono brutte le sue ultime cose. Ecco finalmente lo spazio, i non luoghi (termine abusato, spesso a sproposito) del confine tra la Germania dell’est e quella dell’ovest. Ecco, inoltre, un modo non banale di raccontare l’amicizia virile, i ricordi, la libertà, i rapporti intergenerazionali, l’amore per il cinema, l’America e gli americani. Tre ore emozionanti in cui non ho avuto un minimo calo d’attenzione. (Cineclub Lumière)
31-Casco d’oro di Jacques Becker, Francia 1952
Mitico (nel senso più esatto del termine, non da paninaro) ma francamente solo carino, nulla più. (Spietato, nevvero?) (Cineclub Lumière)
32-L’amico americano di Wim Wenders, USA/Francia/Repubblica Federale Tedesca 1977
Non ne sono stato convinto appieno ma, dopo alcuni mesi, parecchie scene continuano a tornarmi su, caratteristica che appaia Wenders alle melanzane fritte: mantenendo vago il giudizio (o il pregiudizio, visto l’autore in questione), non posso che ritenerlo in ogni caso incisivo. Bravi e teneri Ganz e Hopper. (Cineclub Lumière)
33-La chiave di Tinto Brass, Italia 1983
Proprio una chiavica: la Sandrelli dispensa carne e pelo con supposta ironia… A parte una scena, non si ride né ci si eccita (né intellettualmente né genitalmente). Ricostruzione di maniera di una Venezia che, nella testa di Brass, pensa più alla mona che al fascismo (come lui, del resto). Triste. (Vhs)
34-Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, Italia 1951
L’ho visto la prima volta al Beaubourg, con un entusiasta pubblico francese e un liberatorio applauso finale. Oggi, alla quarta visione, piango e rido ancora come se fosse la prima volta: è una spassosa, pungente, intelligentissima fiaba anche se in televisione vale molto, molto meno. Ma come sempre risulta mondiale. (Vhs)
35-Carlito’s Way di Brian De Palma, USA 1993
Ma allora De Palma è capace! Narrativamente ben costruito, girato in modo inventivo e visionario e superbamente recitato da un Pacino immenso. Il solito tema del vecchio delinquente che non riesce a conciliare la sua morale con i tempi spietati che corrono è aggiornato e, nella scintillante confezione, convince e si distacca dal genere (trito e ritrito) con originalità. (Vhs)
36-L’ultima corvée di Hal Ashby, USA 1973
È il primo film che ho visto con Barbara, una sera che a Ponte di Legno andavano tutte in una funerea discoteca. All’epoca non mi degnava di uno sguardo mentre io già intuivo le enormi potenzialità della pupa: apprezzammo il film. Visto oggi (quarta volta, almeno) è ancora bello, triste e intenso. Bravi tutti gli attori e interessante la descrizione della città, sede dei vizi ma anche della libertà (originale, ma credo casuale, attribuzione): Nicholson e il compare di colore fanno conoscere al cleptomane l’alcool, il sesso e, forse, l’amore in una serie d’incontri stralunati. E si diventa tutti un po’ più buddisti. (Diretta TV; 2/12/95)
37-Il tagliaerbe di Un Cane, USA/Giappone 1992
Becera porcata che tenta di far leva sull’interesse per la realtà virtuale. Non ci riesce e stanca dopo dieci minuti: gli effetti speciali sono una carnevalata, la trama prevedibile e irritante. Ne hanno annunciato un seguito che eviterò con estrema cura. (Diretta TV; 15/9/95)
38-Pulp Fiction di Quentin Tarantino, USA 1994
“Non è ancora venuto il momento di farci pompini a vicenda!”. Grande! Certo, alla terza visione in meno di un anno ravviso un po’ di lentezza, ma i dialoghi e le situazioni sono geniali, gli attori bravissimi, la struttura temporale a incastro perfetta e le musiche azzeccate. Se Quentin non si rovina…. (Vhs)
39-Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, Italia 1960
Bellissimo, e non aggiungo banalità. (Vhs)
40-Barry Lindon di Stanley Kubrick, Gran Bretagna 1975
Bellissimo, e aggiungo qualche banalità: ogni inquadratura è un quadro; ben sapendo di insistere con cose stradette: eccezionali i costumi, la fotografia, gli attori e le musiche dei Chieftains. Veramente una gioia per gli occhi. (Vhs)
41-L’amore molesto di Mario Martone, Italia 1995
Attaccato dalla critica e un po’ snobbato dal pubblico. Perché? Io, nonostante la visione in video, l’ho molto apprezzato. Bella la struttura: quasi un giallo, nobilitato da ricordi, sensazioni, odori, profumi, rumori. Sembra di toccare Napoli nel suo caos, nella sua sensualità, nel suo caldo appiccicoso. Chi la conosce bene non è stato deluso: finalmente una visione che non fosse pizza, Vesuvio e mandolini. Bravissima la Bonaiuto e gli altri attori; belle fotografia e musica. (Vhs)
42-Clockers di Spike Lee, USA 1995
Tecnicamente notevole, narrativamente, invece, meno convincente. Bravo Keitel, ma non basta per esserne pienamente convinti: sembra che Spike abbia un po’ perso la vena e del resto girare il video di Eros Ramazzotti era un imbarazzante segnale (e che brutto video, poi). (Cinema Ritz)
43-Taxi Driver di Martin Scorsese, USA 1976
Ennesima visione: “Are ya talkin’ to me?”. Che dire? Sul film niente che non sia già stato detto; su TMC e Videomusic che la smettano di trasmetterlo ogni tre settimane. Comunque “Sei un cowboy, eh?”. Grande! (Vhs)
44-The Commitments di Alan Parker, Gran Bretagna 1991
In una serata che sembrava dedicata al più insulso zapping, rivedo per la quinta volta questo simpatico filmetto e la mia pigrizia non viene punita: lo scalcinato gruppo di rhythm ‘n’ blues intenerisce e diverte come sempre. E poi ti viene una voglia di suonare… (Vhs)
45/46-La crisi! di Coline Serreau, Francia 1992
Dopo i trenta minuti iniziali, divertenti e godibili, il ritmo si placa un po’ e la commedia viene appesantita da banali considerazioni sulla vita. Carino, ma niente più. Si beatifica l’omeopatia (‘sto cazzo). (Vhs)
47-Naked di Mike Leigh, Gran Bretagna 1993
L’ho trovato bello, decisamente. Inquietanti i dialoghi (zeppi di riferimenti che spaziano dalla cultura underground all’Apocalisse), ben tratteggiati i personaggi (soprattutto non piacioni), belle le musiche e interessante la visione, fuori dagli schemi, di una Londra notturna e dolorosa. Certo, alla fine si attende una lieta conclusione, un tardivo pentimento, un rientro nei ranghi della normalità e invece quanto è soffocante, ma tutto sommato appagante, l’ennesimo rifiuto finale dell’integrazione da parte del personaggio principale, che ruba, mente e nuovamente fugge libero. (Vhs)
48-Il servo di Joseph Losey, Gran Bretagna 1963
Morbosetto, nevvero? E l’intelligenza registica non sta solo nella lenta costruzione del gioco al massacro che il servo impone al debosciato albionico padrone, ma anche nella raffinata messa in scena e in alcune geniali riprese (specchi, ombre etc.). Torbido e sensuale: chiaro che a un voyeur e decadente esteta come me sia subito piaciuto. Bello. (Vhs)
49-DellaMorte DellAmore di Michele Soavi, Italia/Francia 1994
Osannato da certa critica e pubblicizzato sulle reti del Berlusca in maniera imbarazzante, il film è stato un bel fiasco e se ne capisce presto il motivo: è un mediocre horror con qualche (rara, si badi) buona idea e molte pagliacciate. Al di là dell’improbo confronto con l’ombra di Dylan Dog, stupisce il ricorso a effettacci stravisti e l’ironia sembra una scusa a buon mercato. Peccato perché lo spunto iniziale di Sclavi, per quanto non trascendentale, era sicuramente valido. E vabbeh… (Vhs)
50-Le iene di Quentin Tarantino, USA 1992
Quarta visione: tutto sommato più compatto di Pulp Fiction. Inutile sottolineare attori, musica, dialoghi etc., etc. Speriamo che duri… (Vhs)
(2-CONTINUA)