di Alessandra Daniele
L’ARTE DELLA GUERRA
La città era una distesa di cadaveri carbonizzati.
– Cazzo, che potenza! — Esclamò ammirato il sergente Fox, uscendo dal blindato.
– Merito delle Devil’s Tears, le bombe al plasma incendiario – commentò il colonnello Granville, serafico — Una vera e propria colata incandescente che piove dal cielo — aggiunse con un gesto delle dita che ricordava un arpeggio — quasi come a Pompei, in Italia.
– Ehi, credevo che gli spaghetti fossero dalla nostra parte, quand’è che li abbiamo bombardati? — Chiese Fox.
Granville sorrise bonario.
– Non ancora sergente, quello di Pompei era un vulcano vero. Ma i risultati furono simili. Ecco, guardi per esempio quei due corpi laggiù — indicò il cadavere d’una donna che sembrava reggere tra le braccia quello d’un bambino. Entrambe le figure apparivano carbonizzate all’istante, al punto da sembrare scolpite nella roccia lavica.
– Li guardi bene — continuò il colonnello. — Il fuoco non li ha distrutti, li ha conservati — sorrise ancora.
– Prendiamo questi due allora? — Chiese Fox, infilandosi i guanti. Il colonnello annuì.
– Avanti, Marella, non farci aspettare — ammiccò la fashion blogger, sorseggiando il suo Vodkaprozac.
– Seguitemi — rispose solenne la padrona di casa, guidando i suoi ospiti — Eccola.
– Ma è stupenda! — Commentò l’ambasciatore, tra il brusio generale di meraviglia.
– Chissà quanto ti sarà costata — aggiunse l’ereditiera.
– Sembra una madonna col bambinello — sospirò il cardinale.
– Guardate, la fiamma li ha avvinti rendendo immortale l’attimo della loro morte — mormorò l’editorialista, in tono ispirato.
– Me la sono aggiudicata dopo un’asta molto combattuta, ma valeva la spesa — disse fiera Marella.
– Di cadaveri carbonizzati ce ne sono milioni, ma questo… è arte!
LE MANI SULLA CITTA’
Grazie ai generatori antigravità, le due grandi piattaforme circolari fluttuavano eleganti nel cielo sopra la metropoli. Ciascuna conteneva un migliaio di vip internazionali selezionati fra miliardari in eurodollari, ministri democon, top cybermodel, e campioni di pallavuoto orbitale, tutti fieri d’essere stati ammessi nella discoteca più esclusiva del mondo, “La Disco Volante”.
Dal suo attico panoramico della Golgotower Two, l’ideatore e proprietario Dudi Lardore dirigeva il tutto smanettando sulla console di controllo. L’antigravità era un brevetto militare, ma Dudi aveva sempre fatto ottimi affari con le forze armate. In particolare la distribuzione ai dettaglianti delle svariate droghe delle quali l’esercito sfruttava la produzione nei paesi occupati. Era quella ad aver fatto guadagnare a Dudi, oltre a parecchi milioni d’eurodollari, l’esclusiva dell’antigravità per uso civile.
– Davvero puoi manovrare quelle due cose enormi da qui? — Cinguettò Bilba, manovrando il coso per niente enorme di Lardore.
– Certo! E non hai ancora visto niente — rispose lui, con una strizzata d’occhio. Bilba ridacchiò facendo sballonzolare le tette quasi fossero state vere. Dudi staccò dalla console due sottili bracciali metallici, e li indossò. Poi si alzò in piedi seminudo, aprì le braccia, e cominciò a muovere le mani come per dirigere una muta orchestra invisibile. Oltre l’ampia vetrata Bilba vide le due piattaforme ondeggiare nel cielo riproducendo esattamente i movimenti delle mani di Dudi.
Sul suo faccino scolpito dal bisturi laser si dipinse un’espressione di sincero stupore.
– Mitico! Ma… non è pericoloso?
Lardore sorrise.
– Ma no, testolina! La gravità all’interno delle piattaforme è stabilizzata in modo che in qualsiasi posizione io le metta, la gente resti comunque attaccata al pavimento. Guarda!
Inclinò le mani di 45°, e poi le fece svirgolare. Anche i dischi s’inclinarono e svirgolarono, sfrecciando fra i grattacieli. Dentro i vip strillavano divertiti come sull’ottovolante. Dudi disegnò nell’aria un mezzo cerchio della morte, poi fece guizzare le mani verso l’alto.
– Guarda Bilba, undicisettembre!
Le piattaforme sfrecciarono diritte di taglio contro la Golgotower One, il primo dei tre grattacieli a forma di crocefisso scintillante. Bilba gridò. A pochi metri dall’impatto, replicando i movimenti di Lardore, s’impennarono evitandolo, e schizzarono verso il cielo.
Bilba si scatenò in un applauso.
Dudi vide riflessa nella vetrata la sua immagine stagliarsi contro il maestoso skyline della capitale.
Non poté trattenersi dall’applaudire se stesso.
Le piattaforme si scontrarono di piatto, esplodendo.
Bilba urlò di nuovo.
L’onda d’urto trasformò la vetrata in una tempesta di schegge luccicanti.