di Alberto Prunetti
L’Argentina è un paese affascinante, segnato però da una tradizione repressiva e da una vocazione all’oblio che ha reso malata la sua società. Un sintomo di questa malattia è l’incapacità di chiudere certi capitoli della propria storia, quali ad esempio la presenza di reparti occulti militari (clicca qui per il caso López). L’Argentina però è anche uno dei più interessanti laboratori di conflittualità e di autogestione. Le esperienze dei piqueteros, delle fabbriche autogestite e delle assemblee di quartiere sono una risposta concreta alle cassandre del neoliberalismo, che hanno confinato nell’utopia ogni alternativa al loro incubo di plastica. Da un paio di anni mi dedico a leggere libri su questi argomenti e adesso ho deciso di condividere con i lettori di Carmilla la mia bibliografia argentina.
Un buon punto di partenza per il continente latinoamericano rimane, a distanza di anni, Le vene aperte dell’America Latina di Edoardo Galeano (Milano, Sperling & Kupfer, 1997).
Sul tema dei desaparecidos e della dittatura militare, il libro che ha avuto un’influenza notevole, tra le mie letture, è Ricordo della morte di Miguel Bonasso (Milano, Interno Giallo, 1990). Fondamentali anche Le irregolari. Buenos Aires Horror tour di Massimo Carlotto (Roma, E/O, 1998) e Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo (Milano, Bompiani, 2005) di Daniela Padoan. Un utile strumento è Memoria Debida, a cura di José Luis D’Andrea Mohr (Buenos Aires, Ediciones Colihue, 1999), un repertorio con un cd allegato che permette di fare ricerche su desaparecidos e repressori. Da leggere anche La noche de los lapices di Maria Seoane e Hector Ruiz Nuñez (Buenos Aires, Editorial Contrapunto, 1986), da cui è stato tratto lo sconvolgente film La notte delle matite spezzate, di Hector Olivera. Utile e molto inquietante il dossier fotografico incluso in El estado terrorista argentino di Edoardo Luis Duhalde. Fondamentali, anche per riflettere sul ruolo delle istituzioni italiane, le memorie di Enrico Calamai: Niente asilo politico (Milano, Feltrinelli, 2006).
Sul ruolo della chiesa cattolica negli anni della dittatura: il punto di partenza rimane Iglesia y dictadura di Emilio F. Mignone (Buenos Aires, Universidad Nacional de Quilmes, Pagina/12, data?); un testo più recente è El silencio di Horacio Verbitsky (Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 2005). Lo stesso autore ha pubblicato una serie di titoli di pregio sulle forze della repressione negli anni del proceso. Consiglio almeno la lettura di El vuelo (Buenos Aires, Editorial Planeta, 1995). Notevole, dettagliato e radicale il Dossier Argentina contenuto nel numero 20 (ottobre-dicembre 2004) della rivista Hortus Musicus. Il dossier raccoglie una serie di articoli, curati principalmente da Gaspare De Caro e Roberto De Caro.
La storia dei movimenti anarchici e dell’emigrazione politica in Argentina passa imprescindibilmente attraverso l’opera di Osvaldo Bayer. Segnalo in italiano Severino Di Giovanni (Pistoia, Collana Vallera, 1973) e Gli anarchici espropriatori (Cecina, Archivio famiglia Berberi, 1996). L’opera di Bayer più nota in Argentina (e che gli ha creato più problemi con l’apparato repressivo) è La Patagonia rebelde (Buenos Aires, Planeta, 2004). Il libro ha una lunga e tormentata storia editoriale, ha conosciuto più edizioni, censura e roghi. Da vedere l’adattamento cinematografico di Héctor Olivera, dal titolo omonimo. Un’analisi dell’opera di Bayer viene condotta da Miguel Mazzeo nel suo Osvaldo Bayer. Mirada sobre su obra (Buenos Aires, Ediciones del Istituto Movilizador de Fondos Cooperativos, 2003). Segnalo una proiezione letteraria di Bayer nell’ultimo libro scritto da Manuel Vasquez Montalbán, Millennio 2 (Milano, Feltrinelli, 2005).
Sul peronismo una via letteraria per la comprensione di questo fenomeno arriva da Osvaldo Soriano. Segnalo, tra le molte opere dello scrittore, Mai più pene né oblio, pubblicato in italiano assieme a Quartieri d’inverno (Torino, Einaudi, 1993). Interessante la breve monografia dedicata a Soriano con i contributi dei suoi amici argentini raccolti da Eduardo Montes-Bradley: Osvaldo Soriano. Un retrato (Buenos Aires, Norma, 1999). Per comprendere il peronismo uno degli strumenti più utili per il lettore italiano è Peronismo e movimento operaio (a cura di Roberto Massari, Milano, Jaca book, 1975). In spagnolo ho consultato alcune pagine sul peronismo incluse nel terzo tomo dell’antologia Historia de Iberoamerica (Cátedra, Madrid, 1992). Non cede troppo al sentimentalismo e si legge con interesse la biografia di Eva Peron di Alicia Dujovne Ortiz, Evita (Milano, Mondadori, 1996).
Sarebbe riduttivo considerarlo un letterato: Rodolfo Walsh è giornalista, scrittore, traduttore e rivoluzionario, e ognuna di queste etichette gli sta strette. A questa figura incredibile è dedicata una raccolta di scritti curati da Roberto Baschetti: Rodolfo Walsh, vivo (Buenos Aires, Ediciones de la Flor, 1994). Il testo più noto di Walsh è Operacion Masacre (Buenos Aires, De la flor, 1972), ma tutta la sua opera andrebbe rivalutata, almeno in Italia, a partire da El violento oficio de escribir (Buenos Aires, Editorial Planeta, 1995). Gli anni formativi di Walsh sono raccontati in un romanzo biografico dedicato alla famiglia Lugones (in tre generazioni un poeta “padre delle lettere argentine”, un poliziotto psicopatico e torturatore e una letterata desaparecida): Los Lugones. Una tragedia argentina di Marta Merkin (Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 2004).
Sul genocidio dei popoli nativi di quella che oggi chiamiamo Argentina la sintesi più interessante mi pare Nuestros paisanos los indios di Carlos Martínez Sarasola (Buenos Aires, Emecé, 2005). Interessante lo studio di David Viñas Indios, ejército y frontiera (Buenos Aires, Santiago Arcos editor, 2003). Meno graffiante l’opera di Else Lidegaard, Voces Indigenas de la Patagonia (Buenos Aires, Catálogos, 2003). Di taglio a mio parere troppo sociologico è l’antologia Pueblos indígenas, estado y democracia a cura di Pablo Dávalos (Buenos Aires, Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales, 2005) Sicuramente molto più interessante e radicale la rivista mapuche AZkintuWe. Sul genocidio degli indigeni realizzato nei primi decenni del Cinquecento segnalo Gli eroi del Río de la Plata, di Plinio Marotta (Trento, Panorama, 2002). Per quanto riguarda la cosmovisione dei popoli andini, si trovano alcuni riferimenti al culto della Pachamama in Pachamama santa tierra di Ana Maria Mariscotti de Görlitz (Berlino, Gebr. Mann Verlag, 1978). Per la mitologia mapuche ho consultato il Diccionario mapuche-español (Buenos Aires, Editorial Guadal, 2003). Sui popoli del nord ho letto Aymara. Los hijos del sol di Malù Sierra (Santiago de Chile, Editorial Sudamericana, 2000) (che però ho trovato troppo new-age). Sui nativi Kolla sono utili invece due testi di geografia sociale: Puna de Atacama. Sociedad, economía y frontiera a cura di Alejandro Benedetti (Córdoba, Argentina, Alción Editora, 2003) e Pasado y presente de un mundo postergado a cura di Ana Teruel e Omar Jerez (Jujuy, Argentina, Universidad Nacional de Jujuy, 1998).
Per quanto riguarda la nuova conflittualità argentina e la crisi del 2001 consiglio La protesta social en la Argentina (1990-2004) di Guillermo Almeyra (Buenos Aires, Ediciones Continente, 2004), Piqueteros. La rivolta argentina contro il neoliberismo a cura del Colectivo Situaciones (Roma, Deriveapprodi, 2003); Horizontalidad, Voces de Poder Popular en Argentina, a cura di Marina Sitrin (Buenos Aires, Chilavert, 2005); De Gennaro Riccardo, Mujeres, storie di donne argentine (Roma, Manifestolibri, 2006); Negri Antonio, Cocco Giuseppe, Global. Biopotere e lotte in America Latina, (Roma, Manifestolibri, 2006). Interessante anche l’articolo a cura di Borbala “Émeutes en Argentine : Il est plus dangereux de laisser le peuple mourir de faim que de s’opposer au FMI”, in “Oiseau-Tempete”, n° 9, Paris, 2002.
Infine non si può parlare di Argentina senza parlare del mate. Su quest’erba stimolante una lettura imprescindibile è El mate. El arte de cebar y su lenguaje di Amaro Villanueva (Buenos Aires, Ediciones Nuevo Siglo, 1995).