di Sbancor
“Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.” Sura IX, 29 [Quando Allah è piccolo piccolo]
In Italia bisogna leggere i romanzi per conoscere ciò che dovrebbero scrivere normalmente i giornali. In Inghilterra a volte i giornali sono molto meglio dei romanzi. Il “caso BAE (Bristish Aerospace System)” è uno di questi. John Le Carré non sarebbe riuscito a descriverlo meglio. E’ quindi come un’opera d’arte che ci impegniamo a recensirlo.
Si potrebbe iniziare con un ragazzo di 16 anni. Un ragazzo arabo, nato in Arabia Saudita. Un ragazzo fortunato. Troppo. E’ un principe della casa reale. Si chiama Bandar bin Sultan. Era il figlio del Ministro della Difesa del Regno Saudita. A 16 anni Bandar viene mandato a studiare in Inghilterra. Non andò a Eton o a Oxford. Andò in un collegio militare: il College Cranwell. Royal Air Force. (R.A.F.). L’Isola del Tesoro sa come coltivare i suoi clienti fin da giovani.
Possiamo immaginarcelo il ragazzo arabo in mezzo ai Sergenti Maggiori della R.A.F, ai figli dei piloti, in quelle camerate gelide. Cosa sarà passato per la sua testa di sedicenne, in mezzo alle brume e alle brughiere anglofone, lui, abituato al sole del deserto d’Arabia? Come avrà reagito alla disciplina esasperante dei college militari inglesi? Dove si masturbava e pensando a chi?
Adolescenza perduta in cambio di una promessa. La solita venale promessa dell’Isola del Tesoro: un giorno grazie a noi guadagnerai un sacco di soldi.
Stacco immagine.
1985, Rhiad. Arabia Saudita.
L’aereo atterra nell’aria troppo azzurra del deserto. L’effetto ottico è quello di un miraggio, l’aria vibra mentre i motori frenano e la scaletta viene calata. Una signora inglese di mezza età scende con passo deciso. In testa porta un velo. Omaggio alle tradizioni locali. E’ Margaret Thatcher, il Primo Ministro di sua Maestà Britannica, gradita ospite, benché donna, nella terra dei Saud.
Un vecchio funzionario del Foreign Office scuote la testa. Il suo rigore di “Civil Servant” è turbato dallo spettacolo. Ne ha viste tante. Troppe. Ma questa le supera tutte.
“Questa storia finirà in pianto e lacrime” si disse. Sapendo che non valeva la pena confidare a nessuno la sua idea.
Il contratto aveva un nome esotico: Al Yamamah. Il contratto però era scritto bene, come solo secoli di aristocrazia venale sanno fare. Al Yamamah prevedeva che il Regno Unito fornisse all’Arabia Saudita 72 caccia-bombardieri Tornado e 30 aerei d’addestramento Hawk. Il pagamento non era in contanti. Era un “barter”, cioè una specie di baratto. Il “barter” prevedeva una petroliera al giorno per la Gran Bretagna. 600.00 barili di petrolio al giorno. Tutti i giorni. Più 2 miliardi di dollari pe Bandar. Il piccolo principe si vendicava così delle solitarie masturbazioni nel gelo del college Cranwell.
Guardo esasperato la calcolatrice. Dunque i sauditi per produrre e caricare il petrolio al massimo avranno speso 5 dollari al barile. Uguale 24,6 miliardi. Gli aerei valgono 40 miliardi di dollari. Il petrolio venduto sul mercato spot dovrebbe essere pari a 160 miliardi. In nero. Già perché al di fuori delle quote OPEC e non risultano da nessuna parte. Rifaccio i conti. Niente. Rimangono fra gli 80 e i 100 miliardi di dollari. Unica spiegazione. Un fondo nero. Un fondo più nero del petrolio. Non voglio pensare a cosa hanno finanziato attraverso quel fondo. Tanto è inutile. Una cifra del genere trasforma il bene in male e il male in bene, il bello in brutto e il brutto in bello — come dicevano le streghe di Macbeth.
Perché? Gia perché. Perché non si poteva passare le armi ai sauditi in altro modo. Gli ebrei si sarebbero incazzati. E gli ebrei incazzati sono molto pericolosi. Quando si era parlato in America di una fornitura di F-15 ai Sauditi l’AIPAC (America Israel Public Affairs Commitee) aveva fatto fuoco e fiamme.
L’operazione allora era passata di mano dagli americani agli inglesi. Il vecchio impero sa come muoversi in questi casi. L’oligarchia finanziaria non lascia spazio agli infantilismi democratici. La Grande Loggia di Londra neppure.
Il piccolo principe però continuava a odiarli. Quei Sergenti Maggiori dovevano davvero avergli rovinato l’infanzia. Adesso gliela avrebbe messa nel culo.
Fuck off Sir!
I soldi scorrevano da principe verso terre remote. In Afghanistan dove si combattevano i Russi c’era quel ragazzo, si il figlio del costruttore. Quello con la barba. Osama. Era uno in gamba Osama. Aveva rapporti diretti con la C.I.A. Era un guerrigliero, certo, ma soprattutto era un uomo di finanza. Uno abituato a maneggiare i dollari.
Osama glielo aveva detto a Bandar: non è che l’inizio. I russi sono un pretesto: dopo faremo davvero sul serio.
Bandar gli credeva. Anche sua moglie gli credeva. E continuarono a finanziare le sue Fondazioni islamiche, in giro per il mondo. Bandar era cresciuto. Adesso era ambasciatore negli Stati Uniti. Bandar si divertiva a guardare quei ragazzoni americani, così simili eppure così diversi dai Sergenti Maggiori inglesi. Bandar continuava a odiare.
Gli affari continuavano. Le armi continuavano ad arrivare. E tutti i giorni la petroliera attraccava in un porto britannico. E ogni giorno Bandar guadagnava. Allah, il potente e misericordioso, e il Profeta Maometto, il suo Nome sia benedetto, dicevano che almeno il 10% doveva andare in beneficenza. Sia Gloria ad Allah, il potente e il misericordioso! Bandar trasferiva i soldi ogni giorno.
Stacco immagine
Manhattan, 9/11/2001 ore 8,45 circa.
Fu preso anche lui di sorpresa. Guardava le immagini delle Torri bruciare e poi crollare. Il piccolo principe cominciò ad avere paura. Stava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Alzò il telefono e cominciò a chiamare. Fece il prefisso che conosceva a memoria. Quello della Casa Bianca. Parlò. A lungo. Ricattò, fece la voce grossa. Ma alla fine supplicò, come quando stava davanti ai Sergenti Maggiori a Carnwell. La stessa maledetta paura. La CNN diceva che tutti i voli erano bloccati. La CNN mentiva. Il piccolo principe lo sapeva. Un aereo aspettava lui e la sua famiglia all’aeroporto. La Mercedes nera arrivò in silenzio. Loro scesero in silenzio. L’aereo partì in silenzio.
Quando atterrò a Rhiad il cielo era azzurro. Troppo azzurro. L’aria tremava. E sembrava di stare dentro un Miraggio…
Ora che era nel suo Palazzo si sentiva più tranquillo. E ricominciò a giocare alla guerra. La guerra ora era scoppiata davvero. Peccato che fosse sempre più difficile capire chi fosse il nemico e chi gli alleati. Bisognava chiede consiglio ad Allah, il potente e il misericordioso, e al Profeta, il suo nome sia benedetto. E Allah rispose. Con un fax. Il fax diceva che il nemico erano i miscredenti, gli eretici, gli sciti. Semplice. E i soldi continuarono a fluire. Il 10% come prescritto. Adesso andavano a diversi gruppi. In Iran finanziavano i Mujaeddin—e- Kalq. A Beirut Fatah Al Islami.
Ma questa volta il piccolo principe era tranquillo. I Sergenti Maggiori erano di nuovo amici. I Sergenti Maggiori erano d’accordo.
Sia gloria ad Allah, il potente e il misericordioso. E al Profeta, il suo nome sia benedetto!