GHOST SHIP (3)
di Danilo Arona
Come ci racconta Francesco Lamendola, il caso della “nave maledetta” Ivan Vassili è fra i più interessanti e impressionanti nella storia della navigazione e la tipologia dei fenomeni che ne hanno sconvolto l’esistenza coinvolge diverse discipline fisiche, parapsicologiche, occultistiche e demonologiche. Lamendola elenca cinque possibili spiegazioni.
1) La spiegazione chimica. Recentemente, per la precisione nell’ottobre del 2003, l’Accademia delle Scienze di Mosca ha avanzato una spiegazione perfettamente scientifica dei fenomeni della Ivan Vassili, secondo la quale tutto si ridurrebbe a un avvelenamento dell’equipaggio causato dalle esalazioni del legno delle sovrastrutture della nave.
Gli studiosi russi hanno analizzato l’unico reperto esistente presso il Museo della Navigazione di Vladivostok – la ruota di comando del timone -, sottoponendolo ad analisi chimiche, gascromatografiche e spettrografiche, scoprendo tracce consistenti di alcaloidi (iosciamina e scopolamina) con accentuate proprietà allucinogene. Anche gli alloggiamenti dell’equipaggio erano rivestiti in legno di tek, e questo spiegherebbe gli episodi di follia collettiva. La psicosi di massa, ben nota agli studiosi, avrebbe fatto il resto.
Ma perché gli episodi fatali si sarebbero scatenati solo nel 1903, più di sei anni dopo il varo della nave, mentre essa navigava in pieno Oceano Indiano? Anche qui sussiste una spiegazione. Gli alcaloidi presenti nel legno della nave sarebbero rimasti inerti a causa della verniciatura in copale marina che isolava e impermeabilizzava le varie strutture di bordo. Poi, l’usura del tempo e il passaggio dal clima freddo del mar Baltico a quello caldissimo dell’Oceano Indiano avrebbero provocato l’esalazione delle sostanze allucinogene, con i ben noti, tragici effetti.
Mistero chiarito, dunque? Lamendola avanza parecchi dubbi. Dalla forzatura dell’interpretazione al dato che, a cent’anni di distanza, i rilievi siano ancora oggettivi. Per non dire della sproporzione tra gli eventi e un’asserita intossicazione da alcaloidi.
2) La spiegazione psicologica. Suggestioni collettive, panico diffuso a partire da cause irrilevanti, contagio della tensione nervosa sarebbero alla base della “follia” dell’equipaggio, e questi fattori avrebbero trovato alimento e terreno fertile nella stanchezza causata dal lungo viaggio, nella tensione regnante a bordo (la paura della guerra), nella superstizione – forse – di una parte dell’equipaggio. Ma la vicenda della Ivan Vassili fu troppo allargata e articolata per ridursi alla tesi della suggestione e parecchi ufficiali a bordo erano ben abituati a gestire le difficoltà di una lunga e spossante navigazione transoceanica.
3) La spiegazione spiritica. Quello della Ivan Vassili sarebbe un tipico caso di “infestazione”, anche se accompagnato da fenomenologie estreme, tali da condurre alla morte di numerose persone. Esistono, però – anche se rari e, comunque, meno spettacolari – altri casi che a esso si possono paragonare. Tra essi, quello della casa londinese al numero 50 di Berkeley Square, i cui inquilini cadevano vittime di uno stato confusionale che li conduceva alla morte; e quello del “demone del Tennessee” del 1817-20, che perseguitò a morte John Bell a Robertson County. Si tratterebbe di entità non umane e malefiche, il cui scopo è nuocere intenzionalmente e pervicacemente agli esseri umani, per la sola ragione apparente che si manifestano in una certa casa o un certo luogo e prendono in odio la presenza umana. Di norma le manifestazioni si limitano alla comparsa di spiriti o alla percezione di rumori più o meno insistenti ; oppure si tratta di manifestazioni di “poltergeist”, la cui interpretazione è ancor oggi controversa: per alcuni si tratterebbe di fenomeni psicocinetici “innescati” dall’energia psichica di qualche abitante della casa, in genere adolescenti nella fase puberale o pre-puberale; per altri i rumori, e gli spostamenti di oggetti sono riconducibili alla vera e propria infestazione spiritica. Comunque sono piuttosto rari i casi in cui si giunge a esiti fatali per gli inquilini; più spesso le forze che agiscono si limitano al lancio di oggetti senza colpire nessuno, talvolta con fenomeni di apporto; oppure aggrediscono gli esseri umani con schiaffi, percosse e – in qualche raro caso – graffi. Nel caso della Ivan Vassili, però, non si parla né di fantasmi, né di rumori, né – tanto meno – di fenomeni tipo “poltergeist”; si parla invece della sensazione di una presenza aliena e malefica, di un brivido gelido, di un malessere, un’angoscia e un terrore inspiegabili; inoltre – ma non da tutti i membri dell’equipaggio – si parlò di una vaga figura aggirantesi sul ponte della nave, vagamente umanoide e in qualche misura luminescente. Ciò è decisamente inconsueto: si direbbe che la nave in questione sia stata oggetto di una tipologia d’infestazione nuova e diversa da tutte le precedenti.
4) L’ipotesi extraterrestre. Un’entità venuta dallo spazio si sarebbe insediata sulla nave, risucchiando energia psichica dai membri dell’equipaggio (un po’ come nel film Horror Express di Gene Martin, solo che in quel caso l”entità saliva a bordo di un treno sulla ferrovia Transiberiana). Secondo Salvador Freixedo, ufologo ex gesuita molto popolare nei Paesi di lingua spagnola, l’energia psichica emessa dagli umani in particolari condizioni emotive quali ansia, timore e simili, sarebbe utile o necessaria a tali entità di cui costituirebbe un vero e proprio “nutrimento”, dunque ne avrebbero continuamente bisogno, senza farsi alcuno scrupolo circa le conseguenze sugli umani, come noi non abbiamo scrupoli, ad esempio, verso gli animali da allevamento. Ovviamente vi sono almeno due maniere di interpretare una eventuale presenza extraterrestre: come quella di esseri fisici che provengono dallo spazio per qualche loro misterioso disegno, o come quella di creature spirituali che filtrano da altre dimensioni del reale e che assumono un’apparenza fisica quando vogliono entrare in contatto con gli umani (un po’ come potrebbero fare creature angeliche o diaboliche), ingannandoli deliberatamente circa la loro reale natura. Questa seconda interpretazione permette di dare ragione di movimenti assolutamente “impossibili” degli O.V.N.I. (Oggetti volanti non identificati) dal punto di vista fisico, nonché delle loro subitanee apparizioni e scomparse e di altri fenomeni relativi agli “incontri ravvicinati”.
5) L’ipotesi demoniaca. In questo caso non si tratterebbe di un’invasione di spiriti (di defunti o di entità non umane che vivono su altri piani di realtà, più “sottili”, paralleli e in qualche modo contigui a quello degli umani), ma di una vera e propria presenza diabolica, ossia della forza maligna per eccellenza, così come essa viene concepita in alcune religioni e particolarmente nella cristiana. Gli equipaggi della Ivan Vassili, nel corso della sua tragica odissea, furono costituiti anche da Asiatici e, forse, da indigeni dell’Oceania, ma Scandinavi, Russi e, più tardi, Australiani, erano di religione cristiana – greco-ortodossa e anglicana, per la precisione (mentre la credenza nel demonio è più sentita nel cattolicesimo). Comunque il contesto culturale in cui la vicenda fu vissuta dai protagonisti non esclude interpretazioni diverse da quelle che, del fenomeno, essi diedero a suo tempo – a patto che si riconosca la possibilità teorica della possessione demoniaca come ipotesi di lavoro, anche da parte degli studiosi di tendenza laica o, in genere, non confessionale. Ad ogni modo, per la Ivan Vassili non si tratterebbe della possessione di un individuo, ma di una nave; i singoli individui che essa trasportava ne risentirono le conseguenze in misura diversa, alcuni in modo tale da essere spinti a togliersi la vita, altri da restarne solamente terrorizzati – in apparenza, senza una ragione per tale diversità di esiti. D’altra parte, se si ammette che il Male metafisico esista e che esso sia in grado, a determinate condizioni, di penetrare nella sfera umana e di esplicarvi un’azione devastante per il solo piacere di nuocere, in linea di principio non vi sono obiezioni al fatto che esso si manifesti mediante la possessione di un singolo individuo, o di un gruppo di persone, o anche di un mezzo di trasporto (automobile, nave) o di un edificio (casa d’abitazione, chiesa) attraverso il quale possa agire sulle persone che vi si trovano.
Ovviamente nessuna delle cinque ipotesi esclude l’altra. Anzi, lo stesso Lamendola fa notare che ognuna è inclusa nell’altra, a seconda del processo di ascesa dimensionale che si riscontra fra la prima e la quinta. Perché allora non pensare che quel che definiamo come “contagio psichico di massa” sia in realtà il sintomo di un contagio invasivo proveniente da un Altrove quasi interfacciato al nostro piano di realtà, un Altrove cui diamo un numen a seconda delle nostre credenze (laiche, agnostiche, religiose o altro)? Da Colin Wilson a John Keel, passando per Frixeido citato da Lamendola e Jacques Lavallée), è trasversale la convinzione di una “realtà transpsichica” che si manifesta a macchie di leopardo (tanto nello spazio che nel tempo) al riparo di un paravento ingannatore – una sorta di maschera modellabile dall’esterno – e che viene percepita da molti con effetti devastanti sul comportamento e sulla psiche (è celeberrimo il caso dell’Uomo Falena raccontato da Keel). Vi state forse chiedendo se questo non sia il modello di una realtà “alla Lovecraft”, perciò proponibile soltanto sotto il profilo letterario? Non ho risposte, ma, se Lovecraft fosse ancora vivo, sobbalzerebbe ogni giorno alla lettura dei quotidiani: non troverebbe pagina in cui l’ipotesi della realtà transpsichica (“bassa astrale” o “universo B”, i tentativi di definizione non mancano…) non abbia da trovare un suo modello d’applicazione.
L’irrisolto mistero della Melissa di Bassavilla – che resterà per sempre irrisolto – entra in queste considerazioni per la porta principale, raro esempio di “città posseduta”: una “intrusione” metafisica, manifestatasi attraverso i corpi sottili del pianeta, che nell’elemento primordiale dell’acqua (il fiume che taglia in due la città) ha potuto cristallizzarsi per attuare un progetto di cui ignoriamo scopo e strategie, ma di cui ormai conosciamo “visioni”, cronache e “manifestazioni” in grado di avvolgere la città e i suoi abitanti in una sorta d’intossicante bozzolo maligno. Chi ve ne ha raccontato per 99 puntate, quasi sempre in modo allusivo o semplicemente parlando d’altro, non è immune da tale energia, né può sottrarvisi con l’uso della “ragione”. Per questo vi preannuncio che la prossima puntata (la n° 100) sarà l’ultima di questo ciclo, anche perché le “Cronache di Bassavilla” si apprestano a divenire un marchio protetto che, come tale, non sarà più di mia esclusiva pertinenza. Vi lascio con una straordinaria considerazione del neuropsichiatra Piero Coppo (tratta dal libro di Bollati Boringhieri Negoziare con il male, un testo troppo importante per chi vuole riconoscere laicamente e scientificamente il nemico…) che chiude il cerchio “bassavilliano” in modo perfetto:
“Penso a cosa diviene la negazione di ciò che abita i sotterranei delle nostre case, all’elaborazione paranoica da parte di gruppi, o popoli interi, impegnati ossessivamente a proiettare il male altrove e su altri, per poi cercare in ogni modo di distruggerlo. Salvo, poi, girato l’angolo, trovarsi davanti a uno specchio e accorgersi che si sta agendo, attraverso pratiche di guerra, proprio con la dinamica che si voleva combattere, e che niente differenzia più dal nemico che ci si era dati.”