di Daniela Bandini

MiFidoDiTe.jpgFrancesco Abate, Massimo Carlotto, Mi fido di te, Einaudi, 2007, pp.175, €14,00.

Da farci un film. Ciascuno di noi conosce un vero bastardo, una persona concreta dotata di fisionomia propria, oppure ne ha solamente letto le gesta, immaginandone i lineamenti. Uno che vorremmo pigliare a cazzotti fino a vederlo stremato, implorandoci invano perdono. Ebbene, probabilmente Gigi Vianello, colui al quale siamo così riconoscenti di esistere, se non altro perché al suo confronto i nostri peccati appaiono drasticamente ridimensionati, risulterebbe in pole position nella graduatoria del vecchio gioco della torre. “Chi butteresti giù per primo?”

Molte specializzazioni, una caratteristica particolare nel colore degli occhi, diversi, e una motivazione più che accettabile per entrare a far parte a pieno titolo del mondo della criminalità: diventare ricco. Originale vero? C’è chi si piazza al seguito della persona di successo diventandone l’alter ego, l’adoratore fasullo, c’è la badante moldava che spera che crepi la vecchia per accasarsi col vedovo, c’è il servilismo strisciante del ragioniere con grandi idee in testa; poi la più blanda e rurale ambizione di riempire la cantina di salumi e formaggi più qualche bottiglia coltivata da un finanziere di provincia, l’ambizione sottotono di prendere il posto del vicario, i calcoli dei familiari al corteo funebre. Infine c’è il vero bastardo, Gigi Vianello.
Che opinione avreste di lui se non quella appena espressa, se vi raccontassi che costui smercia duemila tonnellate di grano canadese, categoria 5, la più scarsa, talmente scarsa che le autorità del Canada ne hanno vietato il consumo perché inquinato da ocratossina, un noto cancerogeno? E che invece questo grano, bypassando agevolmente il macero, dopo aver girato diversi porti e frontiere, finisce nei mulini della nostra Sardegna, e infine impacchettato e commercializzato sotto forma di accattivanti merendine? “Mangia, bimbo bello, mangia”, mugugna soddisfatto l’autentico bastardo mentre guarda un bambino che divora quella merendina di cui solo lui e pochi altri conoscono l’origine.
E che dire dei polli? Li acquista a bassissimo prezzo, solitamente da partite che hanno avuto problemi di scongelamento anticipato, li riduce in polpette, e così questi hamburger di carne bianca, notoriamente più sana e colesterolo free di quella di manzo, vanno a ruba, e poi piacciono tanto ai bambini… “Gli scarti che le grandi aziende dovevano ufficialmente smaltire come rifiuti venivano introdotti in una gigantesca tramoggia di acciaio inossidabile che li triturava e sminuzzava fino a renderli un composto omogeneo”. Ma il vero sapore del pollo viene dalla pelle, per legge non inferiore al 15%, qui ce n’è di meno, però una bella miscela di gomme emulsionanti rende l’impasto omogeneo, compatto e invitante.
I clienti migliori? Il nostro Gigi va all’ingrosso: mense, ospizi, tossici, carceri, comunità varie. I francesi, poi, veri esperti nella contraffazione di “estratti naturali”, conoscono bene i gusti della clientela, soprattutto italiana. I gusti più gettonati? Funghi porcini e tartufo bianco, d’Alba, versione romantica del più micidiale idrocarburo, nome tecnico bismetiltiometano, generalmente versato fuso e mescolato al burro da aggiungere all’ultimo sulle tagliatelle fumanti. Il caffettino che beviamo inconsapevoli alla fine di questo pasto poco idilliaco è prodotto da una miscela che Vianello conosce bene perché da lui distribuita, un prodotto che va forte. La sua caratteristica? Essere adulterato con scarti di cicoria, piselli e grano tostato destinati allo smaltimento.
Come avrete capito, questo disgustoso traffico fa da contrappasso all’incantevole scenario della Sardegna, dove Vianello alacremente opera. Per contro, facendo il finto salvatore da una bancarotta assicurata, ha rilevato la proprietà di un ristorante dove l’acqua è rigorosamente importata dalla Scozia, l’orata appena pescata in mare, l’olio extravergine d’oliva che costa una follia da certe coltivazioni particolari di cui conosce tutte le procedure di lavorazione. Si è talmente incaricato di ogni dettaglio, che è riuscito a farsi amare dalla figlia dell’ex proprietario, che si è fidata e di conseguenza innamorata di quest’uomo, diventandone il braccio destro, con l’incarico della gestione del locale. Un lavoro che fa bene, un progetto al quale crede, un posto che bisogna prenotare, per quanto è diventato famoso.
Dalle stelle alle stalle. Non è possibile, credetemi, venire dal niente, con solo un diploma in tasca e diventare un mezzo imperatore amorale dall’aria salvifica senza pagarne prima o poi le conseguenze. Ma non perché c’è una qualche giustizia divina che mostra la bilancia con tono di sfida, una divinità calmierante, ma perché chi nasce poveraccio o quasi prima o poi viene espulso pesantemente, con rancore e raccapriccio, da quel mondo, e questo perché ne combina troppe. Generalmente per un eccesso di presunzione, quella tipica di chi si crede capace di oltrepassare i confini del lecito e delle leggi della natura.
Sono fermamente convinta che la rovina di queste persone sia nel momento stesso in cui afferrano pienamente tutto il potere da essi acquisito. Avete presente il dominatore che stende lo sguardo sulla city al tramonto, dall’alto del suo trentesimo piano, ignaro che già un vortice discendente gli sta afferrando le caviglie? Ritroveremo il nostro Gigi Vianello, dimagrito, sdentato, dolorante, costretto a fare da servo in cambio della sola sopravvivenza. Cosa è successo nel frattempo? Anche questa risposta rientra tra le massime di sempre: Cherchez la femme, e la sua vendetta.