di Daniela Bandini
Massimo Giacon, Tiziano Scarpa, Amami, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2007, pp. 132, € 8,00.
Amami è una geniale raccolta di profili psicologici impietosamente tracciati dal fumettista e illustratore Massimo Giacon, su testo di Tiziano Scarpa. La trama è assolutamente intrigante. Poniamo il caso che vi troviate o abbiate a che fare con una situazione che non prevede le solite rapide scorciatoie antidepressive a base di nutella o margaritas e decidiate di affidarvi a uno specialista. Ciò che di sicuro vi spaventerà maggiormente è la non certezze della pena che una psicoterapia vi propone, ovvero sapere da dove si comincia ma non intravederne mai la fine. E la prospettiva di pagare, se vi va bene, un mutuo ultradecennale a tassi di interesse variabile.
Scrollatevi di dosso ogni indecisione e affidatevi con fiducia, ironia e spirito dissacratorio al nostro professionista. In un incontro assolutamente informale, pur con le domande di prammatica, apparentemente il prologo di un’indagine conoscitiva approfondita, il vostro analista vi ascolterà in piedi prendendo appunti, o così vi sembrerà. Quando avrete finito di parlare di voi stessi, di aver fatto il breve riassunto del vostro disagio e delle sue cause, l’esimio dottore vi porgerà uno schizzo, un disegnino, con le caratteristiche deturpate del vostro disagio ben evidenziate. Un enorme fallo, un fallo piccolissimo, seni esagerati, seni cadenti, protuberanze oscene, deturpazioni, mutilazioni. E ciò è tutto. In quel foglietto, in quegli schizzi c’è il riassunto di tutta la vostra penosa difficoltà di vivere, di tutto ciò che credevate di mascherare dietro l’eloquio elegante e collaborativo. Sicuramente non sarà piacevole, se non altro perché a nessuno piace essere “sintetizzato” con una vignetta per di più oscena, ma se lo scopo è quello di scioccarvi, di farvi percepire la realtà della vostra condizione senza orpelli, esso è senz’altro raggiunto.
Ci sono all’incirca 60 ritratti in questo volumetto, che non raffigurano i trascorsi traumatici o le difficoltà affrontate, ma l’approccio della nostra esistenza verso gli altri, che è fondamentalmente di carattere sessuale. E’ sesso come ci poniamo, l’atteggiamento che abbiamo salendo su un autobus, la percezione della nostra attività lavorativa, il nostro essere genitori o figli, l’approccio col denaro, col cibo, con lo shopping, col nostro modo di fare l’amore o di fare sesso (se fare sesso è il solo modo che conosciamo di amare).
Tutte le caratteristiche dell’individuo, suggerisce Amami, sono il prolungamento dei nostri genitali nella vita quotidiana, disarmonie corporee o sadismo mascherati da autocontrollo, controllo del corpo, fitness estremo, palestra, orrore dell’invecchiamento, predominio. Tutti ripetono una sola cosa: Amami. Amami lo dice Fabrizia che si masturba come facesse l’amore con se stessa, con una violenza tale che le sembra di essere violentata da sé medesima, Amami lo dice Maria Rosa che si pone nei confronti dell’uomo come un’adoratrice incondizionata in cambio dell’annullamento dell’altro, Amami lo dice Adriano, che sublima le sue fantasie erotiche a scapito di ogni relazione affettiva e reale, Amami lo dice Gerardo che si sento amato solo “a pezzi”, per le natiche, le mani, il tronco o la voce, e così si vede, in tanti pezzetti disarticolati, Amami lo dice Elena che è talmente bella e al di sopra di tutti gli altri che tratta i suoi amanti con disprezzo perché le hanno ceduto, Amami lo dice Tiberio, afflitto dalle gigantesche proporzioni del suo glande, Amami lo dice Priscilla, afflitta anch’essa dalle gigantesche proporzioni dei suoi seni, Amami lo dice Fausta, sensuale e bellissima, che pare continuamente fare l’amore con la propria adulazione. Amami insomma lo dicono tutti, noi compresi, innanzitutto quando crediamo di parlare d’altro o di cercare qualcos’altro.
Stavo riflettendo: cosa realmente chiediamo ai nostri comportamenti consumistici, talvolta compulsivi, non dettati dall’esigenza ma dalla gratificazione. Al di là delle perversioni esplicite di certi comportamenti erotici, è ben più interessante approfondire cosa realmente sussurriamo di fronte all’acquisto di qualcosa che desideriamo o che riteniamo possa fare la gioia anche solo di un attimo di un’altra persona… Pizza surgelata amami, mozzarella di bufala amami, bagnoschiuma alla vaniglia amami, biglietto di prima classe amami, scarpe nuove amami, il nostro quotidiano amami, il caffè amami, l’autocommiserazione amami, come scendiamo le scale amami, le candeline sulla torta amami.
Il nostro eccellente psicoterapeuta sembra avere capito tutto questo: non c’è nulla che non sia un tragicomico grido di aiuto, un gigantesco Amami, fosse anche rivolto a se stessi. Il nostro eccellente psicoterapeuta sembra aver capito la storia di Gilberto Rulli, un suo paziente fanatico americanista, stile Ronald Reagan per intenderci. “Se Gilberto fosse cresciuto in USA anche lui stesso sarebbe una leggenda: non sa bene di che cosa — ma quel grande paese gli avrebbe dato l’ispirazione per capire se stesso e fare le cose in grande. La sua vita sessuale sarebbe molto più felice in America, i genitali più voluminosi e robusti. E’ una questione di vitamine, di alimentazione infantile, ma anche di mentalità: laggiù il sesso è un equilibrato mix di salutismo, competizione e stuzzicanti divieti, richiede dedizione ginnica e forza virile, perché bisogna battere la concorrenza e i sensi di colpa”.
Torniamo a noi: sapete spiegarmi esattamente cosa c’è dietro la scritta, la traduco in italiano, “Questo è per tua madre, Saddam” dipinta a caratteri cubitali sui missili americani durante l’invasione dell’Iraq?