TUTTI I LIBRI DI NORMAN MAILER
Nel suo primo romanzo dopo un silenzio di dieci anni (l’ultimo era stato Il Vangelo secondo il figlio, del 1997) lo scrittore americano Norman Mailer dedica 480 pagine al racconto dell’incarnazione di Satana sulla Terra con la divisa delle SS. The Castle in the Forest (Il castello nella foresta, pubblicato da Random House; in Italia uscirà a ottobre per i tipi di Einaudi) è la storia del Diavolo che entra nel corpo di un SS al quale Himmler ha ordinato di scoprire la verità su Adolf Hitler: una missione che guida il lettore negli aspetti più bui e torbidi delle origini famigliari del capo del nazismo e si conclude con l’uccisione dell’SS da parte di un capitano americano, ebreo e pacifista, in un Lager liberato i cui internati chiamano «Waldschloss» (Castello nella foresta) il luogo dove hanno attraversato l’inferno dello Shoah. Arrivato all’ultima pagina il lettore ha la sensazione di aver letto un romanzo che è anche un viaggio nel nazismo ovvero del modo in cui Satana – che l’ottantatreenne Mailer nel libro chiama «Maestro» – si manifesta fra gli uomini.
L’ufficiale delle SS protagonista del romanzo è un’incarnazione di Satana. Perché ha deciso di descrivere il Diavolo sulla Terra con questo romanzo?
«Perché credo che non vi sia una spiegazione razionale a Adolf Hitler. Quando si conosce il nazismo come io l’ho conosciuto, così ordinario, disumano e senza talento, non se ne possono dare spiegazioni umane. Vi sono degli eventi di portata superiore a ciò che noi umani possiamo capire. Hitler fu uno di questi. Gesù Cristo ne è stato un altro. Io non appartengo a coloro che ritengono il Diavolo e Dio del tutto estranei a quanto avviene sulla Terra».
Il gerarca nazista che affida all’ufficiale delle SS il compito di appurare se Hitler è o meno frutto di un incesto è Heinrich Himmler. Perché ha scelto lui?
«Himmler è più affascinante di Hitler, era un uomo terribile, orrendo, ma aveva una mente più interessante di Hitler. Più Hitler diventa vecchio, meno è interessante; Himmler invece è sempre interessante. Se vivrò a sufficienza, il prossimo libro sarà su Himmler, era un nazista completo ma aveva una mente umana, prese Hitler troppo seriamente. Hitler sapeva trascinare le masse, era un tattico ma aveva un’anima molto ristretta».
Perché ha preferito Himmler a Goering o Goebbels?
«Goering è un personaggio sul quale c’è molto da scrivere, pieno di colori, selvaggio, forte, imponente, ma non era un pensatore. Se fosse vissuto al tempo di Cortés sarebbe stato con lui in Messico, se si fosse trovato al seguito di Garibaldi sarebbe stato un carabiniere. Goering era con Hitler perché lì c’era l’azione. Aveva un avido senso del mondo. Non si tratta di una mente difficile da capire. Goebbels invece è imprevedibile in tutto. Aveva un’intelligenza intensa ma anche una mente di livello molto basso. Himmler era il peggiore di tutti, il meno attraente in superficie, ma anche il più interessante».
La parte centrale del libro descrive violenze, ambiguità e incesti nella famiglia di Hitler. È in questo abisso che si rintraccia la genesi della violenza del capo del nazismo?
«No. La sua famiglia non era peggiore di tante altre. Il Male che era in lui veniva dal Maestro, da Satana. Vi furono all’epoca cento o forse mille occasioni in cui Satana cercò una persona in Europa e alla fine scelse Hitler. Le condizioni erano propizie, Satana aveva bisogno della persona giusta e la trovò. Satana non scelse Hitler perché era particolarmente malefico, ma per le sue virtù: veniva da origini umili, era un uomo ordinario, non si considerava un sessista. Era perfetto per il disegno che si prefiggeva».
Alla fine del libro l’ufficiale delle SS cade prigioniero degli americani e a interrogarlo è un ebreo pacifista che, dopo un forte travaglio, si alza nella notte e lo uccide. Perché ha scelto un capitano pacifista per il ruolo di giustiziere dell’incarnazione di Satana sulla Terra?
«Sequestrato nella profondità del pacifista medio c’è un killer. E soprattutto è questo il motivo per cui una persona diventa pacifista. In ogni assassino c’è un pacifista pentito. Molti assassini dopo l’omicidio commesso piangono, i pacifisti affermano che tutta la violenza è sbagliata. Chi vede il Diavolo ovunque, spesso lo ospita».
Quando Satana lascia la salma dell’SS, afferma che si trasferisce in America e che si vuole occupare delle tensioni fra arabi e israeliani. Perché?
«Perché se vi saranno nuovi diavoli si manifesteranno in America o in alcuni Paesi del Medio Oriente. Satana è un soldato extraterrestre, si sposta ed è logico che si occuperà dello scacchiere arabo-israeliano dove c’è molta violenza. Alla fine del libro, Satana dice che va in America. Se ne scriverò un altro ne parlerò ancora, altrimenti la storia di esaurisce qui».
Ma in attesa del prossimo libro ci dica perché l’America forse è nel mirino di Satana…
«Negli Stati Uniti c’è una democrazia meno vitale di quanto non fosse vent’anni fa e vent’anni fa era meno vitale di quarant’anni fa. Il successo avuto nella seconda guerra mondiale ha causato in noi un certo senso di vanità che ha corroso la democrazia. Questo mi preoccupa. Satana potrebbe dire che è il momento giusto per mettere piede in America. Certo, non apparirebbe come è avvenuto in Europa e in Germania all’epoca del nazismo. Le condizioni sono molto diverse, oggi in America, dalla Germania che veniva da una sconfitta umiliante, era afflitta da un’enorme inflazione che pesava sulla classe media e aveva un governo molto debole. C’è però in America la possibilità di un incremento dell’antisemitismo. New York assomiglia molto alla Berlino di una volta, con gli ebrei, come me, che hanno grande influenza nei teatri, nei film, nell’editoria e nei grandi magazzini. In Germania ciò produsse antisemitismo, in America l’antisemitismo non c’è ma la situazione può peggiorare. È una mia sensazione”.
Quando Satana si manifesta sulla Terra c’è qualcosa che l’umanità può fare per fermarlo?
«Dipende dalla situazione storica e dalla presenza di eroi. In Germania non vi furono eroi che tentarono di fermare il nazismo. Non possiamo fare il nome neanche di un tedesco che cercò di combattere Hitler, che voleva acquistare il proiettile necessario. Per fermare Satana serve la responsabilità degli uomini e anche qualche aiuto da parte di Dio. C’è chi afferma che l’ascesa al potere dei nazisti ha dimostrato che Dio non è poi così potente…».
E lei che cosa pensa di Dio?
«Dio è un creatore, un artista, ma non è il comandante del mondo, della materia. Noi siamo una creazione di Dio che, come i genitori con i figli, ci ha dato il libero arbitrio ma non è onnipotente. Per questo lottiamo tutta la vita».
[fonte: La Stampa, 24/1/2007]