di Raffaele Cantone
[Raffaele Cantone è un Pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Attualmente è considerato il numero uno nella battaglia ai clan più potenti della camorra imprenditrice. Le sue indagini più importanti hanno permesso di scoprire gli interessi del clan dei Casalesi in Emilia Romagna, il potere dei La Torre di Mondragone ad Aberdeen, il tentativo dei Casalesi di riciclare capitali provenienti dall’Ungheria attraverso il progetto di acquistare la squadra di calcio della Lazio, sino ai rapporti tra Parmalat e Casalesi. Di recente, grazie a indiscrezioni pervenute alla Commissione antimafia, è stato scoperto un tentativo da parte del clan Zagaria di eliminare questo magistrato: l’esplosivo era già stato ordinato alle n’drine calabresi, alleate organiche dei Casalesi.
Cantone è intervenuto (nonostante non sia solito prendere parte nei dibattiti) su Il Mattino del 13 gennaio scorso a proposito di Gomorra di Roberto Saviano, dopo che la testata aveva ospitato prese di distanza da parte di Alessandro Baricco, Raffaele La Capria e Edoardo Sanguineti. Nel valutare Gomorra al di là del giudizio estetico, il PM nota che mai un libro era riuscito a divenire strumento di lotta al potere criminale italiano.]
A me Gomorra è piaciuto ma il mio non è un giudizio estetico, né ho la pretesa di confrontarmi con autori del calibro di Raffaele La Capria o di Alessandro Baricco nell’analisi di un testo narrativo. Non sono un docente universitario, né ho le competenze per entrare nel campo della critica letteraria. Mi limito però a fare considerazioni sul contenuto del libro di Roberto Saviano, soprattutto sui significati che ha assunto via via che è cresciuto il dibattito su Napoli e sulla sua immagine. Le mie sono considerazioni che racchiudono l’esperienza di cittadino e magistrato che vive quotidianamente il malessere del nostro territorio e che ha registrato – da cittadino e magistrato – l’importanza di un libro come Gomorra. Il testo mi è piaciuto in primo luogo perché ha reso commestibile un argomento che in genere viene trattato solo da addetti ai lavori, o dall’opinione pubblica quando ci sono fatti gravi, omicidi eccellenti o delitti di innocenti che cadono nella quotidiana guerra tra bande che si consuma nel Napoletano per il controllo del malaffare. L’approccio di Gomorra, la sua visione d’insieme, ha invece imposto o attirato lo sguardo di una larga fetta dell’opinione pubblica sul caso Napoli, sulle tante facce del crimine in città e in provincia. Ora la camorra non è più solo argomento per convegni o questione per tecnici o investigatori. Il mio giudizio va al di là della critica, lo ripeto, e credo che al di là della legittima divergenza di opinioni sia necessario riconoscere a Gomorra alcuni punti fermi. L’autore non cade nell’errore di tanti scrittori di fatti di camorra: non sfocia nella mitizzazione dei personaggi descritti, non si appassiona ai delitti che ricostruisce o alle gesta di boss e gregari. Saviano tratta i protagonisti di Gomorra per quello che sono, personaggi in negativo, che restano tali per tutto il racconto. Dalla prima all’ultima pagina. So che si è discusso anche sul rapporto tra il racconto e la realtà e sulla possibilità che non tutto ciò che viene raccontato sia vero. Una critica poco generosa. Gomorra è fedele ai fatti, racconta cose molto vicine alla realtà. Se ci ha messo del suo, Saviano non lo ha fatto in modo da stravolgere o rendere iperbolico il contenuto delle vicende narrate. Poi c’è un ultimo punto che mi lega al libro in questione, il più incisivo: Gomorra è un metalibro, un “oltretesto”. Va al di là di quello che è per diventare ciò che ha finito col rappresentare negli ultimi mesi. Un simbolo della lotta alla camorra, un simbolo di ribellione ad un fatto che da troppi anni sembra endemico nel nostro territorio, come se il crimine fosse iscritto nel nostro patrimonio genetico. Anche se Gomorra fosse un libro brutto e inventato – cosa non vera – sarebbe comunque un testo importante per il significato che ha assunto, per il valore di sfida lanciata ad un potere camorristico che negli anni si è impadronito delle nostre bellezze naturali, della nostra arte, della nostra economia, della nostra libertà.
Dagli archivi di Carmilla su Gomorra:
Roberto Saviano parla di Gomorra (mp3 della presentazione bolognese)
“Tutto è coro e materia”. Una conversazione con Roberto Saviano, a cura di Francesco Forlani