di Daniela Bandini
Alexander McCall Smith, Amici, amanti, cioccolato, Guanda, 2006, pp. 262, € 14,50
Il personaggio della protagonista, Isabel Dalhouie, lo si ritrova in una serie di romanzi di questo autore, e ha ottenuto un grandissimo successo. In quest’opera impariamo a familiarizzare con Isabel: sui 45 anni, laureata in filosofia, direttrice della “Rivista di etica applicata”, impregnata della sua Scozia e delle sue atmosfere come un bar dell’aroma del caffè. Colta, economicamente benestante, eticamente ineccepibile, benefattrice senza ostentazione, amante della musica e deliziosa conversatrice, Isabel è quel tipo di persona di cui ti innamori sapendo che il semplice contatto con lei, l’immergersi nell’alone che lascia dietro di sé per stile, eleganza e coerenza, sono già un motivo più che sufficiente per ringraziare il giorno in cui il destino vi ha messi sulla stessa strada.
Immaginatevi un fresco bicchiere di vino bianco come aperitivo, una scaglia di parmigiano ad accompagnarlo, una conversazione su Freud e l’Es… Questa è lei. Isabel pensa all’Es come a “qualcosa di grezzo, maleducato, oscuro, che voleva compiere tutte quelle azioni anarchiche che l’Io e il Super-Io guardavano con sospetto…” Ma non aspettatatevi da Isabel atteggiamenti snobistici: è perfetta anche in questo, non ve ne è traccia alcuna.
Quando la nipote le chiede la cortesia e la disponibilità di gestire in sua assenza il negozietto di prodotti italiani che conduce, per godersi una breve vacanza, accetta volentieri. E’ qui che conoscerà una persona che le permetterà di cimentarsi in quell’arte in cui eccelle, a volte suo malgrado: il campo dell’investigazione.
E’ più forte di Isabel; talora si sente una semplice impicciona, ma non può farci nulla. Non riesce proprio ad avere un atteggiamento neutro nei confronti degli altri: è sufficiente che qualcuno la metta a conoscenza di un qualche suo problema che immediatamente se ne sente investita, col dovere di risolvere, rimediare, fare qualcosa.
Sarà anche un eccesso di identificazione e coinvolgimento, ma in effetti il “caso” con cui viene a contatto nel romanzo è davvero intrigante. Durante la pausa pranzo nel locale dove sostituisce la nipote, il signor Ian spilucca senza eccessiva convinzione una porzione di pomodori in insalata, alcune noccioline e una sardina (immagino che per gli scozzesi questo sia il must della gastronomia italiana…). Sui 55 anni, una persona interessante. Isabel lo sta valutando, oziosamente e quasi inavvertitamente.
Si conoscono, anzi praticamente si scontrano, dato l’esiguo spazio del locale che sono costretti a contendersi. Si commenta il cibo, per lui praticamente una scelta obbligata, un regime alimentare che gli vieta l’introduzione di grassi, fritti, alcool: ha subito un intervento molto delicato, del quale continua a sentirsi una sorte di miracolato stupefatto. Un trapianto di cuore. Disquisiscono sul fatto che il cuore è di un altro uomo, ma se fosse quello di una donna? Una sorta di nuova specie, a ben pensarci.
Una fila alla cassa non permette alla conversazione di proseguire oltre, ma promettono di rivedersi. Hanno interessi comuni, e non faticano certo a entrare subito in quella sintonia che accomuna due persone curiose per natura di interpretare le idee altrui e abbastanza modeste per arricchire le proprie conoscenze o farle proprie.
In tutto questo c’è un dettaglio che è bene precisare subito: non vi sarà nessuna implicazione erotico-sentimentale. Un punto a favore dell’autore: Ian è sposato con una psicologa, lo dice al primo appuntamento senza mostrare imbarazzo tipo “Oh! È successo, mi dispiace”. Dimostra di esserne innamorato, e a Isabel questo non toglie nulla dell’incanto e del piacere della conoscenza: non vi sembra incredibile?
Quello che Ian rivelerà a Isabel, il tutto infarcito di teorie cognitiviste, sul significato dei meccanismi celebrali e su recentissime teorie statistiche, è che da quando ha subito il trapianto di cuore ha la certezza di avere dei ricordi che non gli appartengono. A questo punto è preferibile una lunga citazione:
”La memoria, prosegue Ian, lascia traccia fisiche riscontrabili nel cervello, e in parte sappiamo anche dove si raccolgono. Nell’ippocampo, soprattutto, ma alcune si manifestano anche nel cervelletto… Ma la memoria potrebbe trovarsi altrove? Se ci sbagliassimo riguardo all’ubicazione fisica della memoria? Il sistema immunitario ha una memoria. Quando in un esperimento ad alcuni vermi hanno dato da mangiare altri vermi, si è osservato che assorbivano le caratteristiche dei loro simili di cui si erano cibati. La chiamano ‘memoria cellulare’ .“ ” Ammettiamo pure che sia vero, in cosa consisterebbero questi ricordi non propri?” “Ma più che ricordi sono apparizioni, visioni. Vi racconterò un fatto, a voi il compito di accertarne l’autenticità. Un gruppo di psicologi americani si è preso la briga di seguire il percorso clinico di persone che accusavano anomalie comportamentali in seguito a trapianti. Particolarmente il caso di un paziente il quale accusava dolori improvvisi alla faccia, seguiti da un lampo di luce e l’immagine nitida di un volto. I ricercatori scoprirono che il donatore era stato ucciso con un colpo di arma da fuoco al volto. Quando gli agenti mostrarono ai ricercatori uno foto del sospetto, era identica alla descrizione del viso fatta dal trapiantato. Avevano forti sospetti su quell’uomo, ma nessuna prova… L’immagine che lo perseguitava era quella del suo assassino, anzi non del ‘suo’ assassino, ma di colui che lo aveva salvato, donandogli il cuore.” Credo ce ne sia abbastanza per continuare a leggerlo, questo libro, e possibilmente per procurarsi anche le uscite precedenti. Anche perché, al di là del caso intrigante e insolito come pochi, è ciò che avvolge il romanzo, la sua quotidianità, a renderlo unico. C’è l’amore, l’amicizia, ci sono le relazioni, tutte trattate con la stessa cura e sensibilità.