THE HOLE (La buca del settimino)
di Danilo Arona
Come avete già letto in più di un passaggio delle Cronache, nel sottosuolo di Bassavilla scorrono linee energetiche che null’altro potrebbero essere che le famose leys, canali virtuali di scorrimento tellurico che collegano le zone più intensamente geomagnetiche del pianeta. Ovviamente ci troviamo di fronte a un modello culturale nei confronti del quale si può anche essere del tutto scettici, ci mancherebbe altro. E’ un dato di fatto però che questi nuclei di antico sapere sono parimenti presenti in diverse civiltà, magari con nomi e riferimenti diversi: ad esempio, “Linee della Schiena del Drago” nell’antica Cina e un po’ in tutto il mondo asiatico che ne ha recuperato, come “linee sincroniche”, gli schemi e le geometrie nel processo di definizione dei punti dell’agopuntura.
Che esistano zone molto più perturbate di altre dal punto di vista magnetico ed energetico ognuno di noi potrebbe renderne quotidiana testimonianza, se certe antenne ormai non fossero definitivamente in letargo nella maggior parte delle persone, anestetizzate da troppa TV e da pregiudizi pseudo-scientifici. Basterebbe far caso a certi particolari cambiamenti fisici che si verificano ogni qualvolta “entriamo” nelle sfere d’influenza delle linee, da emicranie fortissime di cui mai si è sofferto a sensazioni, all’apparenza inspiegabili, di soddisfazione o di repulsione che non provengono da alcuna fonte oggettiva.
Per saperne di più sulle “linee sincroniche”, tanto quelle di Bassavilla che di tutto il mondo, occorre rivolgersi agli studiosi della comunità di Damanhur (Valchiusella, Piemonte) che ne hanno divulgato forme e contenuti attraverso libri e utilissime “mappe”. Come leggiamo in Wikipedia, le linee sincroniche, secondo la filosofia della comunità di Damanhur, sono i grandi “fiumi di energia” che circonderebbero il nostro pianeta e lo collegherebbero all’universo, trasportando pensieri e idee; attraverso di esse sarebbe possibile collegarsi a qualsiasi punto del pianeta. Tutto l’universo sarebbe percorso da una grande rete di queste linee, che metterebbero in comunicazione tra loro pianeti e galassie, in particolare i pianeti dove esistano forme di vita. Le linee sincroniche rappresenterebbero una sorta di “sistema nervoso” del nostro pianeta, formando una specie di reticolo che corrisponderebbe, appunto, alla “Schiena del Drago” degli antichi cinesi.
Il nome cinese si riferisce al fatto che le linee sincroniche non scorrerebbero costantemente al livello del suolo, ma a volte si alzerebbero per chilometri, oppure si immergerebbero sottoterra, tracciando così un disegno che ricorda quello della cresta sulla schiena dei draghi. La Terra sarebbe attraversata da diciotto linee principali: nove linee con direzione nord-sud (“verticali”, indicate nella cartina con il colore rosso), nove linee con direzione est-ovest(“orizzontali”, indicate in blu). Ancora più importanti sarebbero i nodi, punti di incrocio di due o più linee.
Le mappe che rappresenterebbero l’andamento delle linee sincroniche, sono state realizzate da un gruppo di ricercatori damanhuriani, tra cui in particolare Oberto Airaudi (fondatore della comunità) che avrebbero individuato le linee attraverso sistemi definiti “non convenzionali”, quali il viaggio astrale, la radiestesia, la medianità. Sarebbe inoltre stata utilizzata l’osservazione dei fenomeni fisici: in prossimità delle linee stesse si noterebbero infatti differenze climatiche, la presenza di particolari minerali, forme assunte dal corso dei fiumi, eccetera. Anche gli eventi storici che si sono concentrati in quelle determinate aree (centri politici, di culto, vie commerciali, scoperte scientifiche) rivelerebbero la loro presenza. Le informazioni sulle linee sarebbero trasmesse e ricevute come “emozioni” (sogni, immagini, eccetera).
Laddove passano le leys e sono presenti “nodi”, si riscontra un incremento, spesso non rinosciuto o “dispercepito”, di eventi ai confini del paranormale o, comunque, borderline. Le anticipazioni, le intuizioni presaghe, la capacità di aprire il terzo occhio della gente di Bassavilla sono eventi tutt’altro che rari. In città diverse donne soffrono della cosiddetta “sindrome da terremoto”, un vero e proprio stato di forte sofferena fisica che colpisce molte ore prima di una qualsiasi manifestazione tellurica, ovunque si manifesti. Più si va in alto con la Scala Mercalli, maggiore è il patimento.
Tantissime volte ho ricevuto telefonate da parte di amiche che mi annunciavano il giorno prima catastrofici eventi in chissà quale parte del globo: l’ipotesi damanhuriana del “trasporto” energetico è a questo proposito tutt’altro che peregrina. E ancora, come insegna la storia non ancora conclusa di Melissa, non è che a Bassavilla esistano più fantasmi (se mai esistono…), ma semplicemente si riscontrano molte più persone in grado di vederli, e anche questo può essere messo in correlazione con la presenza delle Linee del Drago.
Un’indiretta ma significativa conferma della loro esistenza ci giunge dal lontano 1948 allorquando il Mago Gattone, allora celeberrimo “settimino” di Borgo Cittadella che si vantava di avere già guarito con il suo fluido centinaia di persone in città e dintorni, disse di avere scoperto nel sottosuolo urbano una corrente magnetica in grado di giovare a tutto il mondo. L’uomo così predispose una sorta di “buca miracolosa”, probabilmente scavata sopra un nodo, in cui far stendere le persone per poterle curare dai vari acciacchi. I disturbi magari non se ne andavano, forse si attenuavano soltanto, di certo dentro la buca di Gattone furono in parecchi a vivere strane esperienze tra il mistico e l’alterazione di coscienza.
Un cinquantenne alcolizzato sull’orlo del delirium tremens, un ex fascista di nome Edoardo Ferrarese, giunse allo studio del cavalier Gattone per riuscire a trovare un rimedio al suo etilismo e si sdraiò nella buca sotto l’occhio attento del mago. Dopo un paio di minuti il Ferrarese sembrò assopirsi per mettersi però a urlare e a scalciare in modo scomposto. Gridava: “Vattene via, lasciami stare, io non ti ho fatto niente!”, e Gattone tentò invano di calmarlo, dicendogli che lì nel suo studio – predisposto dentro un vecchio magazzino dell’antica cittadella militare – non c’era nessuno all’infuori di loro due.
Fu tutto inutile: il Ferrarese si mostrava terrorizzato da un’apparizione visibile solo a lui perché guardava fisso, gli occhi vitrei e pietrificati, alle spalle del mago laddove si trovava la porta d’ingresso alla stanza della “buca”. A un certo punto l’uomo, in preda al panico più evidente, schizzò fuori dalla cavità e guadagnò il mondo esterno, lanciandosi a gambe levate verso la zona del fiume Tanaro che tagliava in due il Borgo Cittadella.
Possiamo solo ipotizzare chi o che cosa stava vedendo l’ex camerata ormai giunto alla fine dei suoi giorni. Ventitre anni prima, la sera del 26 marzo 1925, assieme ad altri due suoi pari – Marola e Galtieri – l’uomo aveva aggredito in piazza Marconi (all’epoca Largo Vittoria) una giovane e bella ragazza di nome Melissa Prigione, colpevole soltanto di far parte di una famiglia notoriamente socialista e di non mostrarsi sottomessa alla maschia virilità dei neri virgulti che iniziavano a insozzare la nazione. I tre sgherri avevano caricato con la forza Melissa sopra la loro auto, una Fiat 509 nuova di zecca, e avevano raggiunto la zona del lungofiume con l’evidente intento di usarle violenza. Piuttosto che cedere, oscura versione locale di Maria Goretti, Melissa aveva scelto di morire vergine, buttandosi fra le acque del Grande Nastro che allora non appariva tanto Limaccioso e lasciando di sasso i tre mancati violentatori.
Da allora l’immagine di Melissa che si suicidava scientemente nel Tanaro non aveva smesso di perseguitare il Ferrarese che, radiato da lì a poco dalla Milizia, aveva sempre più condotto una vita grama ai margini del fascismo militante, frequentatore tra i meno graditi di bettole e bordelli.
Possiamo solo immaginare, appunto, ma vi fu anche chi vide. Un relitto umano ululante che si avvicinava correndo in modo disordinato alla sponda del fiume. Che guardava in contemporanea dietro di sé come orripilato dal più spietato degli inseguitori e che entrava nel Tanaro, attratto dentro le acque da una forza irresistibile. E chi vide riferisce che in quelle ore centrali, tra mezzogiorno e l’una, di un giorno imprecisato del 1948, l’uomo – già con l’acqua oltre le ginocchia – guardasse dentro la corrente con espressione disgustata. E che due braccia biancastre e piagate sorgessero dallo specchio del fiume per ghermirlo al collo e trascinarlo di sotto. Laggìù, nell’abisso tombale di Melissa.
Le “informazioni” che circuitano sulla pelle del pianeta attraverso le linee della Schiena del Drago vengono trasmesse e ricevute come emozioni: sogni, immagini oniriche a occhi aperti, allucinazioni, fantasmi. A Bassavilla le captiamo, ma spesso non le vediamo.