TUTTI I LIBRI DI SANDRONE DAZIERI
Impara: Viacard. Impara: controllo elettronico della velocità. Impara: infotraffico. Impara: posta elettronica/e-mail, spam. Impara: parlamento europeo. Impara: transgender, ADSL, badante, girotondino, Millennium bug, mobbing, posta prioritaria, telelavoro, diversamente abile, print on demand, Tv via satellite, GPRS, antrace, migrante, G8, Carlo Giuliani. Impara: prione. Impara: influenza aviaria.
Immaginate di svegliarvi dopo quattordici anni di black-out, con l’ultimo ricordo peraltro non particolarmente gradevole, risalente al 1991. Vedrete che le prime 25 parole appena lette, per voi non rappresentano assolutamente nulla. Quando sentiamo qualcuno dire: “Ah! Mi sembra ieri!” provate a fargli questo test elementare. Semmai poi, con molto tatto, convincete il poveretto che non si può confondere la piattezza della propria vita con l’immobilità della storia. Eppure, anche chi non afferra i cambiamenti strutturali intorno a noi non ha tutti i torti: mai, nella vicenda della civiltà, mutamenti così significativi hanno inciso in maniera così astratta e incongruente nella vita quotidiana delle persone.
Nel campo scientifico la meccanica quantistica dell’ultima generazione crea autentiche rivoluzioni in termini di infiniti mondi teorici, e la psiconeuroimmunoendocrinologia ci spiega che non siamo quello che credevamo di essere 5 anni fa. Ma per noi cosa è cambiato? Continuiamo a pensare al nostro mondo con ancora maggiore cinismo se possibile, e ci imbottiamo con le stesse aspirine e gli stessi antibiotici di venticinque anni fa.
Sandrone Dazieri ci aveva lasciato col suo Il karma del Gorilla nel 2005, con importanti esperienze cinematografiche tratte dal suo romanzo La cura del Gorilla, e adesso giunge il suo E’ stato un attimo, che approfondiremo ancora un poco. Dunque, sappiamo che il protagonista di questo romanzo si sveglia all’improvviso, dolorante e acciaccato, dopo quattordici anni dei quali non ricorda assolutamente nulla. Non solo. L’ultima cosa che ricorda è che un certo Max gli ha rifilato una discreta botta sulla testa con una bottiglia di whisky. La sua identità lo ricordava come Santo Trafficante. Un nome e un programma. Santo il nome vero e Trafficante quello d’arte.
Non era messo malissimo, almeno non quanto Max, al quale mancavano metà dei denti e a cui l’ultima sequela di botte aveva lasciato le ossa non ancora saldate del tutto, ma certo risvegliarsi indossando un completo scuro firmato nei bagni ovattati della Scala non se l’aspettava proprio. Quattordici anni di buio totale, e una maschera che lo indirizza verso la sua poltrona come indica il biglietto, e accanto alla sua poltrona una giovane donna che compie gli anni e che lo ringrazia per lo splendido regalo, posti prenotati quasi all’ultimo momento, praticamente introvabili.
Santo scappa, scappa perché scappereste anche voi, cerca il suo vecchio indirizzo di casa, luoghi che hanno cambiato nome, l’insegna de “La Notte” sparita per far posto alla palestra “Fitness” (??), nomi di banche mai sentite: Intesa (??). Finché, completamente sconvolto, viene recuperato da una volante che lo accompagna alla sua vera casa, quella dell’attuale domicilio. Ad attenderlo c’è Monica, il nome della tipa, cioè della fidanzata, una autentica preoccupazione sul volto, “ma cosa ti è successo, ti sei sentito male, come ti senti adesso?” e un maxiappartamento di chi ha un sacco di pilla, che non gli dice nulla, tranne il cattivo gusto del suo proprietario e l’assenza totale delle cose che ci avrebbe messo lui.
Amnesia, ma anche cambiamento radicale delle abitudini. Monica, oltre a essere la sua fidanzata, è la sua ombra in ufficio, la sua segretaria, il suo appiglio nella nuova realtà. Saint (come lei lo chiama) non beve alcolici, Santo sì. Saint non fuma, Santo, da quello che ricorda, almeno due pacchetti al dì. Saint non usa frasi o parole scurrili, Santo non sa cosa sia un soggetto più predicato più aggettivo qualificativo senza una madonna finale. Santo non è mai stato un fervente cattolico, e adesso si ritrova un mega ritratto di Padre Pio con la “manina fasciata e sanguinante” che lo benedice.
Passiamo oltre alle ore di sbigottimento e di incredulità, anche perché tempo non ce n’è molto per gli adattamenti a lungo termine. Saint adesso rappresenta una delle agenzie pubblicitarie più importanti del paese, è il direttore creativo di un’industria e ha la responsabilità di decine di uomini sotto di lui. E poi bisogna anche ragionare in euro! Cosa cavolo significano 0,80 eurocent per un caffè al bar? L’ultimo computer che ricorda è un 286, un mastodonte, un programma chiamato WordStar per la scrittura, mentre adesso c’è Office, e soprattutto Internet e Google collegati 24 ore su 24. Per non parlare dei telefonini.
Controlla la sua biografia, quella ufficiale, quella inserita nella memoria aziendale: “Santo Denti, classe 1965. Dopo una lunga parentesi nel sociale, Denti ha ripreso gli studi e nel 1998 si è laureato con il massimo dei voti alla facoltà di Scienze Politiche (buio totale). Ha mosso i primi passi nel mondo della pubblicità… Sua è l’ideazione del pay-off per le stampanti a getto d’inchiostro Ibm, ‘Pagherete Poco, Stamperete Tutto’, premiato con il Mercurio d’oro nel 1999… Nonostante i nuovi impegni, ha continuato, anzi approfondito, il suo impegno sociale ed è una delle anime del movimento delle Pecorelle fondato da padre Zurloni nel 1970.”
Oddio, anche le pecorelle… Difficile adattarsi, se poi vieni praticamente subito accusato di omicidio, coinvolto in una storia d’amore con una ragazza araba che insegna il karate alle bambine del quartiere come autodifesa, che ti dice che sei uno stronzo e che aspetta un bambino da te, e una marea di altre situazioni. Non fai neanche a tempo a entrare nella parte che quasi sei costretto a difenderla, se non altro per sopravvivere. Tranquilli, ci sarà un finale degno di una fiaba, e vissero tutti felici e contenti, con un filo di amarezza e tanta rassegnazione.. Eh si! I tempi sono proprio cambiati…
Sandrone Dazieri, E’ stato un attimo, Mondadori Strade Blu, 2006, pp. 314, € 15,50