di Matteo Boscarol e Alessandro de Mitri
TUTTI I LIBRI DI EDOGAWA RAMPO
Edogawa Rampo, al secolo Hirai Taro (1894-1965), e` uno di quei personaggi cardine, su cui girano e si sviluppano intere parti di una cultura, in questo caso quella giapponese degli ultimi cinquant`anni: dalla letteratura, ai manga fino al cinema, la sua influenza, anche dopo quarant`anni dalla scomparsa, e` piu` viva che mai e pulsa specialmente dagli schermi cinematografici. Ma andiamo con ordine. Nato nella prefettura di Mie, nel Giappone centrale, si trasferisce a Tokyo nel 1912, citta` che lo vedra` animatore di una serie di attivita` frenetiche e variegate fra cui quella della scrittura. Fortemente influenzato da E.A. Poe, Edogawa Rampo e` infatti la translitterazione in giapponese del nome del grande scrittore americano, e` stato un erratico viaggiatore ed e` considerato l`esponente principale del mystery giapponese, inserendo all`interno del genere una caratteristica nota di cupezza venata di erotismo, che in seguito verra` denominata ero-guro (erotico-grottesca).
La sua e` una scrittura di ossessioni e manie sapientemente coniugate con l`uso della deduzione logica e caratterizzata da un concetto estetizzante del crimine e da atmosfere ossessive e morbose, un sentire che ricorda, fra gli altri, il primo Tanizaki [accanto, un’immagine da un film di Akio Jissoji ispirato a Rampo, ndr]. Sono proprio queste atmosfere che hanno attratto il mondo del cinema all`universo di Rampo, ricordiamo tra i primi film ispirati alla sua opera Edogawa rampo taizen: Kyofu kikei ningen di Teruo Ishii che poi nel 2001 avrebbe ripreso dei racconti del nostro per girare Môjû tai Issunbôshi. Ed ancora come non ricordare nei piu` di trenta film girati su storie di Rampo, Sôseiji (“Gemelli”) di Shinja Tsukamoto e fra gli ultimi, presentati al Far East di Udine, “Rampo Noir”, un film a episodi e Assassinio alla salita D, del veterano Jissoji. Ossessioni, morbosita` quindi, ma il tutto, nella scrittura di Rampo, viene espresso nel pieno rispetto dei canoni del poliziesco del periodo, con un sapiente dipanarsi dell`intreccio e mantenendo la suspance fino ai colpi di scena decisivi per la decifrazione finale. Il successo arriva fin dalle prime pubblicazioni nel `23 e si mantiene inalterato con la produzione alternata di racconti e romanzi, ricordiamo almeno Assassinio alla salita D., Il test psicologico, La potrona umana, Brulicare nelle tenebre, Il bruco. Titoli significativi di una produzione che verra` interrotta durante gli anni del militarismo al potere, reagendo alla censura, per poi riprendere incessante nel dopoguerra creando fra l`altro il famoso personaggio di Akechi Kogoro, il suo Sherlock Holmes, che unisce una ferrea capacita` deduttiva ad una natura di eroe positivo e tenace. Nel dualismo tracciato all`interno del genere tra storie quasi giornalistiche, tradizionali (Honkaku), dove il bene punisce il male con l`aiuto della logica, e storie piu` ambigue (Henkaku), dove l`investigatore rivela le sue debolezze e la presa di posizione nei confronti del criminale si fa piu` ambigua ed emotiva, Rampo si scava una nicchia del tutto personale nella letteratura giapponese e non. La modernita` dell`outsider Rampo, sospeso tra la tradizione e la cultura europea, e` figlia della modernita` delle epoche Meiji e Taishō e di una doppiezza personale, un`esistenza erratica ed inquieta da un lato e la mania catalogatoria di formare dei club dall`altro, tra il fascino dell`irrazionale e la quieta logica positivista. Doppiezza storica e sociale dove il nuovo Giappone, meditando ed applicando teorie occidentali al suo modello di ordine, importa anche il lato oscuro della societa` moderna e lo riconosce congruente ai bassifondi della precedente societa` Tokugawa in un processo duplice di importazione ed assimilazione. Segno doppio anche nelle lettere, tra la compostezza logica e rigorosa dei racconti, chiusi e positivi, e l`esplosione del sommerso nella struttura aperta del romanzo, con la sottolineatura del grottesco, del deviante, del carnale. I miti del progresso, del potere della logica, della societa` integrata, del crimine come deviazione, si scolorano; la fantasia (malata), anarcoide, non inquinata da ideologie politiche rende Rampo non un ideologo quanto piuttosto uno specchio per tutte le stagioni, in un`attualita` che si palesa ogni volta che una crisi sociale fa emergere il lato oscuro. Caleidoscopio della carne oltre le sue stesse intenzioni, piu` morboso che visionario, incita piuttosto alla visione ed e` qui forse il segreto del suo irradiarsi, del suo completarsi principalmente nel mondo del cinema, che ne svela cosi` l`anima piu` segreta. Nelle sue storie se anche la giustizia trionfa, cio` avviene in quanto vi e` il riconoscimento dell`avversario non previsto dalla teoria del progresso, non vi e` sconfitta ma disvelamento delle pulsioni non necessariamente vitalistiche come nell`erotismo, ma insite nella vitalita` in una sorta di rassegnato nichilismo, testimonianza dell`esistenza di un inframondo che richiede diritto di (bassa) cittadinanza sia a livello psicologico che sociale. Nella scrittura di Rampo si aprono piccoli o grandi abissi, talvolta rinchiusi dalla logica, talvolta lasciati intatti allo sguardo del lettore. Duplicita` ed esistenza dell`ombra non a caso sottolineate dai titoli (Il mostro cieco, La belva nell`ombra, Il verme), matrice sempre applicabile nei tempi di rivolta (`60 e `70), guida che parla all`orecchio, insinua, invita, guida altre interpretazioni ed in questo senso sara`sempre il cinema come mezzo visivo a dare ad ognuno il suo Rampo. I mostri, siano dentro di noi o ad attenderci dove non vi e` luce, sono sempre rinnovabili.