di Alberto Prunetti
Sono ormai quasi due mesi che non si hanno notizie di Jorge Julio López, un argentino di 76 anni. Testimone chiave di un processo contro Etchecolatz, commissario della polizia bonaerense ai tempi della notte delle matite spezzate, López è scomparso a Buenos Aires il 18 settembre scorso. Era già stato sequestrato nell’ottobre del 1976. Si teme che sia il desaparecido numero 30.001, il primo sequestrato politico della democrazia argentina. Dal giorno della sua scomparsa alcune forze occulte, riconducibili però agli apparati di polizia, hanno iniziato una campagna pesantissima che sta gettando un velo macabro sull’Argentina. Un desaparecido, il ritrovamento di un cadavere bruciato, decine di telefonate anonime con registrazioni di sessioni di tortura, agguati notturni, minacce, aggressioni. E poi la messa in scena di un grand-guignol tragico, che ripete i riti intimidatori delle squadre d’azione del passato. Ecco una cronologia degli eventi degli ultimi due mesi.
Prima della scomparsa di López:
_testimoni, avvocati e cinquanta funzionari giudiziari del processo Etchecolatz ricevono telefonate con registrazioni di sessioni di tortura.
_Chicha Mariani, una dei testimoni a carico di Etchecolatz, riceve una minaccia telefonica: “Se Etchecolatz viene rinviato a giudizio, faremo saltare in aria il covo montonero”. La telefonata, viene appurato in seguito, è partita dagli uffici del Comando in Capo dell’esercito.
_nel corso delle udienze del processo Etchecolatz i militari presenti hanno in più occasioni minacciato i testimoni, alcuni dei quali sono loro stessi desaparecidos ritornati alla vita civile.
_macabri messaggi sono arrivati via cellulare a Nilda Eloy, una dei testimoni, proprio il 16 settembre, una data emblematica, l’anniversario della notte delle matite spezzate.
_due giorni dopo scompare Jorge Julio López, ex-militante e sopravvissuto della dittatura. La sua scomparsa non è casuale. Il 18 settembre dovevano essere presentati dei documenti importanti nella querela contro Etchecolatz ed era necessaria, secondo la legge argentina, la presenza del testimone nella sala delle udienze.
Dopo la scomparsa di López:
_Nilda Eloy ha ricevuto una telefonata. Una voce anonima la informa che il cadavere di López si trova a Quilmes. Poco dopo arriva una chiamata al 911: è stato trovato un corpo carbonizzato a Punta Lara. Nel processo per la sparizione di López c’è un elenco delle chiamate ricevute ed effettuate dai telefoni dei testimoni e di Eloy. Da questo elenco si evince che, in modo quasi simultaneo alla chiamata al 911, sono state effettuate dal Comando in Capo dell’Esercito cinque tentativi di comunicazione con Eloy.
_ Il ritrovamento del corpo carbonizzato a Punta Lara viene considerato un avvertimento intimidatorio. Quella persona, ancora non identificata, è stata uccisa lo stesso giorno in cui è stata letta la sentenza. Inoltre il cadavere è stato lasciato in una zona dove solitamente la Triple A , l’Alleanza anticomunista argentina, faceva rinvenire i corpi delle proprie vittime. Non è ancora presa in considerazione l’ipotesi che quel corpo sia il cadavere di López.
_Il 27 settembre la figlia di Eloy (messa sotto la protezione di una scorta) ha ricevuto delle telefonate intimidatorie, e in due occasioni la sua stessa scorta si è presentata con un Ford verde (la stesso modello tristemente noto perché usato in passato dai sequestratori).
_A dieci giorni della scomparsa di López, circa dodici giudici e pubblici ministeri di tutto il paese hanno ricevuto messaggi da parte di un mittente insolito: il III Congresso Internazionale delle Vittime del Terrorismo. Ai pubblici ministeri Jorge Auat, Miguel Osorio e Eduardo Taiano, tra gli altri, è stato detto: “sappiamo che lei sta ricevendo pressioni da parte del Governo per agire in funzione di coloro che non cercano giustizia ma vendetta”.
_Il 29 settembre una sopravvissuta della notte delle matite spezzate riceve una lettera minatoria da parte di tre ex commissari della provincia di Buenos Aires.
_Il 2 ottobre Pablo Giachiello, studente di Belle Arti a La Plata e militante del Partido Obrero, è stato picchiato da tre uomini. “Ormai sei segnato”, ecco cosa gli dicono, riguardo alle sue azioni in difesa di López.
_Il 9 ottobre a José Mármol due militanti del Movimento 26 giugno sono arrestati. Ariel e Maria Montes si sono riuniti con i loro compagni per partecipare a una manifestazione per la ricomparsa di López, quando un gruppo di poliziotti li conduce al distaccamento di quella località, dove vengono ammanettati e picchiati durante quattro ore. Li minacciano di farli “sparire, desaparecer”, “come è successo a López”. Al Ministero per la Sicurezza provinciale non hanno dato credito all’accaduto, né i poliziotti sono stati rimossi dal loro incarico.
_Lo stesso lunedì 9 ottobre due uomini feriscono con un coltello il genero dell’ex detenuta Cristina Saborido. La figlia di Cristina ha ricevuto il giorno prima una mail con un avvertimento: “il fidanzato di tua sorella è già nel nostro elenco, vedrai cosa gli facciamo”. Questo dopo che Saborido aveva risposto alle dichiarazioni dell’ex presidente Reynaldo Bignone, il quale aveva incitato i giovani a “finire con quanto non abbiamo potuto o saputo terminare”.
_Il 18 ottobre Ramiro González, militante di una delle organizzazioni che coinvolge i figli dei desaparecidos, è stato minacciato. Secondo la sua denuncia, era vicino alla propria abitazione a Villa del Parque quando viene raggiunto da un automobile con quattro persone che, mentre lo insultano, gli fanno vedere delle foto. Ripetendo la triste pratica delle corse in macchina volte alla segnalazione di altri militanti, gli uomini pretendono che Rairo indichi i propri compagni. Di fronte al suo rifiuto, lo hanno picchiato. Dopo due ore, e dopo avergli preso le impronte digitali, lo hanno lasciato, minacciandolo con queste parole: “Questo non è uno scherzo, tu e i tuoi compagni finirete tutti morti”.
[Carmilla continuerà i seguire il caso López, comunicando eventuali aggiornamenti. Questa cronologia è stata realizzata rielaborando alcuni articoli del giornalismo militante argentino] A.P.