di Wu Ming 1

bio345.jpg“In politica gli errori si pagano. Anche se sai che ti contestano, si viene qui e si paga”, dichiarò Luciano Violante, allora capogruppo alla Camera del maggiore partito dell’opposizione, il 20 luglio 2002.

Domanda: “Qui” dove?
Risposta: in Piazza Alimonda, a Genova.
Domanda: “Ti contestano” chi?
Risposta: Le persone arrivate in cittĂ  per commemorare la morte di Carlo Giuliani, nel primo anniversario del suo assassinio. L’arrivo di Violante era stato accolto con salve di fischi e slogan ostili.
Domanda, anzi, domande: perchĂ©? “Si paga” cosa? A quali “errori” si riferiva Violante?
Se dovessimo elencare tutti gli “errori” dei DS, non basterebbero dieci giorni senza pause (nemmeno per pisciare). Elenchiamone solo alcuni, non necessariamente gli stessi a cui pensava Violante, ma di sicuro gli stessi che aveva in mente chi lo aveva contestato.

1. A Napoli, pochi mesi prima del G8 genovese, una repressione poliziesca altrettanto (o poco meno) intensa si era scatenata contro i manifestanti anti-Global Forum. Al governo c’era ancora il centrosinistra, il ministro dell’interno era Enzo Bianco.

2. Il governo di centrosinistra aveva creato i GOM (i corpi speciali della polizia penitenziaria), protagonisti di sevizie e abusi di potere nei giorni del G8 genovese. Il ministro della giustizia era Oliviero Diliberto. La Repubblica del 26 luglio 2001 riportava la testimonianza anonima di un poliziotto presenta a Bolzaneto: “Quella notte il cancello si apriva in continuazione, dai furgoni scendevano quei ragazzi, e giĂą botte. Li hanno fatti stare in piedi contro il muro. Una volta all’interno gli sbattevano la testa contro il muro. A qualcuno hanno pisciato addosso, altre botte se non cantavano “Faccetta nera”. Una ragazza vomitava sangue e le Kapo dei GOM la stavano a guardare. Alle ragazze le minacciavano di stuprarle con il manico dei manganelli […] Di noi non c’era tanta gente, il grosso era a Genova a presidiare la zona Rossa. [Senza i GOM] Non credo che sarebbe accaduto tutto quel macello.”

3. Il governo di centrosinistra aveva fatto la “riforma” dell’Arma dei Carabinieri (legge 78/2000), concedendole piĂą poteri e autonomia, accentuando la rivalitĂ  con la polizia (e quindi anche l’escalation militare e “durista”).

4. Il governo di centrosinistra aveva nominato i vertici delle forze dell’ordine responsabili della mattanza genovese (nomina di Gianni De Gennaro a Capo della Polizia: 26 maggio 2000).

5. Durante i suoi anni al governo, il centrosinistra non aveva vigilato nĂ© preso provvedimenti contro la crescente ed esplicita fascistizzazione delle forze dell’ordine, evidente da molto tempo. Anzi, lo stesso Violante, da Presidente della Camera, aveva dato un bel contributo all’andazzo revisionistico, con la – a dir poco – maldestra apertura di credito ai collaborazionisti repubblichini, descritti come “migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze [sic]” le cui ragioni andavano capite ecc. ecc.
Durante la repressione napoletana della primavera 2001, alcuni manifestanti in stato di fermo erano stati costretti dai poliziotti a baciare la foto del Duce. Era il prologo a quanto sarebbe accaduto a Bolzaneto, con gli sbirri a cantilenare: “Un due tre, viva Pinochet / quattro cinque sei, a morte gli ebrei / sette otto nove, il negretto non commuove”

6. Il governo di centrosinistra aveva organizzato il G8 di Genova e lo aveva difeso con le unghie e coi denti. Una volta passati all’opposizione, i dirigenti DS avevano scelto – col dissenso di alcuni, tra i quali Pietro Folena, poi transfuga e rifondarolo – di boicottare la protesta.
“Il G8 è quello che noi abbiamo voluto che fosse e non possiamo sconfessarlo”, aveva dichiarato Vincenzo Visco dei DS il giorno prima della morte di Carlo Giuliani (fonte: La Repubblica).

7. Poche ore dopo la morte di Carlo, i DS avevano invitato la cittadinanza a non raggiungere i manifestanti a Genova. Pareva davvero un invito a non intralciare le forze dell’ordine, che in quel modo avrebbero potuto finire l’opera. Soltanto dopo il grande corteo di sabato e dopo Bolzaneto (un’infrazione della legalitĂ  davvero troppo eclatante) il centrosinistra aveva criticato il governo Berlusconi, ricorrendo anche a similitudini col Cile, non soltanto tardive, ma anche ipocrite, alla luce di tutte le nefandezze centrosinistre di cui sopra.

8. Io, di mio, ci aggiungerei anche un bel po’ di altri “errori” di Violante, anche di antica data, ma non è questa la sede.

Torniamo al 2002, alle dichiarazioni dopo i fischi.
L’onorevole proseguiva così (sottolineatura mia): “Sono due le cose da chiarire su Genova: chi dette l’ordine di caricare il corteo che aveva tutto il diritto di proseguire e chi dette l’ordine di attaccare la Diaz […] Una commissione parlamentare d’inchiesta per stabilire le responsabilitĂ  politiche sui fatti di Genova è assolutamente essenziale […] In Parlamento abbiamo giĂ  chiesto e ottenuto una indagine conoscitiva che ha iniziato a indicare delle responsabilitĂ  politiche. Abbiamo anche chiesto al ministro di fare una relazione sulle denuncia di Amnesty International e lui ha detto di essere disposto a venire dopo avere ricevuto tutta la documentazione originale dell’associazione”. (Fonte: RaiNews24)

A parte che le cose da chiarire su Genova erano e tuttora sono molte di piĂą, va ricordato che il ministro degli interni Claudio Scajola si era appena dimesso (la faccenda di “Marco Biagi rompicoglioni”). Al suo posto era arrivato – e ci sarebbe rimasto fino al termine della legislatura – Giuseppe Pisanu. Il rapporto di quest’ultimo con Amnesty International non era proprio idilliaco. A titolo di esempio, riporto una sua dichiarazione di qualche tempo dopo: “Non è la prima volta che i dirigenti italiani di Amnesty International ricercano visibilitĂ  diffamando le istituzioni che hanno il dovere di contrastare l’immigrazione clandestina. Il ministro dell’Interno continuerĂ  ad ignorare simili provocazioni […]” (21 giugno 2005, si parlava di sbarchi di migranti e CPT). Ad ogni modo, non mi risulta che Pisanu abbia utilizzato la denuncia di Amnesty sul G8 se non come “toilet tissue”.

Quanto alla “indagine conoscitiva” sul G8, s’era trattato di una farsa tardo-balneare, frettolosa, ossequiosa nei confronti dell’autoritĂ , noncurante della massa di testimonianze e fonti audiovisive (molto materiale doveva ancora saltare fuori, ma ne circolava giĂ  in quantitĂ ). “Indagine” conclusasi a settembre con una relazione di maggioranza “talassoterapica” (nel senso delle [in]sabbiature, ma anche della fretta di tornare al mare per l’ultimo bagno, prima che l’acqua si freddasse). La frase-cardine era: “A conclusione degli accertamenti svolti, il comitato rileva che non sorgono dubbi sulla positiva riuscita del vertice G8, sia per i contenuti che per la tutela dell’ordine pubblico”.

Scusate se la ripeto, ma è importante: “A conclusione degli accertamenti svolti, il comitato rileva che non sorgono dubbi sulla positiva riuscita del vertice G8, sia per i contenuti che per la tutela dell’ordine pubblico”.

Tuttavia, in mezzo alla consueta nube di bolle di sapone, Violante aveva ammesso che:
1) i manifestanti non avevano tutti i torti a fischiarlo: “in politica gli errori si pagano” (e che errori!);
2) bisognava fare la commissione parlamentare d’inchiesta.
C’era da fidarsi? No, ovvio. Ma quel genere di frasi va sempre tenuto a mente, allo scopo di rinfacciarle quando chi le ha pronunciate dirĂ  l’esatto contrario. E infatti.

Visto il riflusso e l’oblio del triennio successivo, sono tra quanti considerano un mezzo miracolo il fatto che quella richiesta sia rimasta aggrappata alle pagine del programma dell’Unione. E’ poco piĂą di una frase sbocconcellata e de paso, però c’è. Ma la commissione parlamentare rischia di rimanere sulla carta. Carta che verrĂ  usata a scopi igienici. Per questo sta circolando un appello ed è importantissimo firmarlo.

Oggi, cinque anni dopo la morte di Carlo e quattro anni dopo quelle dichiarazioni in piazza Alimonda, apro i giornali e scopro che Violante si è detto contrario alla commissione parlamentare perchĂ© “tutto quello che doveva essere accertato sui fatti di Genova del 2001 è stato giĂ  accertato dall’indagine conoscitiva delle settimane successive”.

Non so voi, ma io nell’apparente voltafaccia vedo l’ennesima tappa di un percorso di grande coerenza. Un percorso pluridecennale. Una vita trascorsa all’insegna della surrealpolitik repressiva e statolatrica. Ed è sempre lì, in tv, sui giornali, sulla cadrega, in qualche commissione, c’ha pure un sito, un sito BELLISSIMO, e non si schioda mai dal nostro cervello, ci accudisce da sempre, ci insegnava educazione civica giĂ  nei primi insediamenti palafitticoli, ha invitato a comprendere le ragioni dei “ragazzi di Torquemada”, delle “ragazze di Idi Amin”, dei “fanciulli di Mobutu”, dei “buongustai di Bokassa”, è sempre lì, anzi qui, è qui con noi, Violante, una colonna, un pilastro della nostra civiltĂ , una garanzia di continuitĂ , UN GRANDE, potremmo mai fare a meno di lui?

Stavolta, almeno, non si è presentato in piazza Alimonda.

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