MELISSA SOTTO IL LETTO

di Danilo Arona

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Qualcuno mi aveva avvertito. Non si poteva scrivere un libro su Melissa. Intanto perché Melissa non mi appartiene. Ma soprattutto perché adesso lei si sta centuplicando, diffondendosi nella “realtà” da chiunque ne legga. Lei voleva riposare, sparire per sempre, mentre io di fatto non l’ho permesso.
La scorsa volta, nella cronaca n° 65, avete letto di quanto raccontano in autostrada dalle parti di Treviso. Adesso devo rendervi conto che a Bassavilla negli ultimi giorni sono riapparsi i bedroom invaders. Anzi, una in particolare.
Intanto dovrei informarvi, perché a Bassavilla si tratta di eventi rari, che in città una donna di 30 anni è stata uccisa nella sua camera da letto. Si chiamava Antogracia, veniva da Santo Domingo e, quando la polizia è entrata, lei stava riversa sul materasso, nuda, i piedi legati e la gola squarciata. Non c’entra nulla con la “mia” cronaca, ma sul Lato Oscuro – Quirino Calderone docet – le analogie c’entrano, e come. Lui sentenzierebbe: “C’è un Vortex sopra e sotto la città e si sono aperte alcune porte proprio dentro le camere da letto”.


Ma veniamo al nocciolo. Qualche giorno fa mi telefona una signora di mezz’età, concitata: “Mia figlia non chiude più occhio da quando ha letto il suo libro, dice che qualcuno sotto il letto le impedisce di addormentarsi.” All’apparenza non s’intravede un collegamento tra le due frasi, se non una demenziale tautologia che si potrebbe tradurre con qualche logica domanda da parte mia tipo: “Non dorme per colpa del libro o perché c’è qualcuno nascosto lì sotto? E non le viene in mente di abbassare la schiena per guardarci?”, ma mi freno perché le storie della camera da letto sono orribilmente serie, come insegnano varie cronache sui narcolettici. Allora le chiedo di spiegarsi meglio. E lei, per non complicarsi ancor di più la vita, mi passa la figlia: “E’ per colpa di una foto che mi è arrivata in casella mentre stavo all’ultimo capitolo di Cronache di Bassavilla. Assieme alla fotografia c’era una mail, stile catena di Sant’Antonio, in cui ci stava scritto che, se non avessi rispedito il testo con tanto di foto ad altre cinque persone, quella lì si sarebbe presa la mia anima e mi avrebbe impedito per sempre di dormire.”
“Quella lì chi?”
“Dovresti vedere la fotografia.”
“Magari me la spedisci, ma intanto potresti anche parlarmene.”
“Si vede una ragazza in un letto d’ospedale. Sta dormendo o, forse, sta tentando di dormire. Sotto il suo letto si vede una figura terribile, il fantasma di un’altra donna. Nella mail c’è scritto che la tipa giacente sul letto è stata lì ricoverata in seguito a un incidente nel quale ha investito alle prime ore del mattino una ragazza che barcollava in mezzo alla statale. Dopo la macchina ha capottato e lei ha riportato ferite e contusioni, mentre la donna investita è rimasta uccisa sul colpo. E c’è scritto anche che tutti quelli che non hanno rispettato la catena sono morti. Chi in incidente stradale, chi nel letto di casa. Ho una paura folle!”
“Ma su, andiamo, sono bufale. E, se comunque ci credi, ribatti la mail per cinque volte e inoltrala a qualche amico comprensivo, così ti passa la paura.”
“Non ho rispettato i tempi. La mail ti concede 12 ore per farlo, poi time out. Io l’ho cestinata subito, ma il giorno dopo qualcuno me l’ha rimandata e l’altra notte mi è capitato…”
“Cosa?”
“Tornavo da ballare al Luna Rossa. Alla rotonda di Spinetta è apparsa una in mezzo alla strada. Andavo sparata, ero un po’ su di giri e non ho potuto evitarla. Ho frenato, sono scesa e indovina un po’.”
“Stupiscimi.”
“Non c’era nessuno. Ho investito un fantasma. Ti ricorda qualcosa?”
“Se vuoi prendermi in giro, fai pure. Però ho cominciato io col prendere in giro tutti, non te lo dimenticare. E, se hai letto bene il libro, non nascondo mai che Melissa è una bufala. Mi sa che eri molto su di giri…”
“E avrei investito una bufala?”
“Hai per caso trovato un corpo?”
La ragazza, inaspettatamente, alza il tono di voce. Diventa quasi isterica e alle sue spalle la voce sgradevole della madre tenta di sovrapporsi, elargendo pillole di saggezza.
“No, cazzo”, urla la giovane, “ma mi si è attaccata addosso come una mignatta e adesso sta sotto il mio letto!”
“Te l’avevo detto”, bofonchia la vecchia, “che non dovevamo telefonargli a quello lì. Non mi piace. Al’è un lüc! Uno che scrive quelle robe!”
“Senti, frena un attimo”, tento di rimediare, “mandami la fotografia. Poi ti scrivo o ti telefono. Ma stattene tranquilla, accidenti. Renditi conto, basta un niente per confondere realtà e immaginazione.”
Le parole che mi escono dalla bocca non mi piacciono per niente. Sembro uno di quei personaggi fittizi e un po’ pirla che negli horror film tentano vanamente di tranquillizzare la platea con patetiche banalità e “telefonando” la verità dell’irrazionale che al cinema sappiamo essere il fattore più concreto. Proprio a me deve capitare, vedi tu la vita.
In ogni caso mi arriva la foto. E’ quella che vedete in apertura sotto il titolo. E come documento puzza talmente che bastano pochi secondi per scoprire che si tratta del fotogramma scaricato da un film tailandese del 2003, l’ennesimo clone di The Ring che vanta persino due titoli, The Mother o The Unborn. E in rete si trovano anche parecchie simpatiche varianti alla leggenda in oggetto, conosciuta e schedata come The Ghost under the Bed. Una sostiene che la foto sarebbe stata scattata in una stanza di “Nostra Signora della Carità”, un ospedale di Toluca (Messico), nel quale è fotografata una paziente che sta dormendo mentre la signora che si vede sotto il letto sarebbe una delle persone morte durante l’incidente di macchina provocato dalla paziente stessa. Un’altra dice che ci troviamo nell’ospedale di Laredo e la tipa che sta dormendo sopra al fantasma di una donna morta durante un frontale è poi misteriosamente deceduta durante il sonno. Urban legends: delle più triviali, se vogliamo giudicarle attraverso una scala di valori.
Questo sarebbe già più che sufficiente per tranquillizzare la ragazza che non riesce a dormire, perché convinta di avere investito il fantasma di Melissa e altrettanto convinta che il fantasma l’abbia seguita a casa per trovare poi un discutibile alloggiamento sotto un materasso. Sarebbe… Ma so anche che, più tenti di smentire una leggenda, più la leggenda acquista vigore. E mi chiedo: che significano tutte queste coincidenze, tanto vicine nel tempo e tanto analogiche l’una all’altra? Credo che abbia ragione da vendere la nostra amica Antonella Beccaria quando scrive sul suo mitico blog che bisogna guardare alle coincidenze, ai segni, in modo differente. Di sicuro comunicano qualcosa.
Intanto beccatevi la fine (provvisoria quanto mai) di questa cronaca. Io spedisco all’amica suggestionata dalle Cronache di Bassavilla la prova provata che la foto della catena informatica è la locandina di un film con qualche file in lingua inglese che attesta la grossolana montatura. Il giorno dopo si rifà viva la madre che prima mi chiede scusa per avermi dato del lüc e poi mi confessa, candida: “Ah, la mia Vera è riuscita finalmente ad addormentarsi. E’ da ieri sera alle nove che sta dormendo. Sa, ha da recuperare un bel po’ di ore di sonno.” E io sento serpeggiare i brividi sul fondo schiena. Perché, accidenti, sono le sei del pomeriggio e chi l’ha mai sentito di una persona che dorme per 21 ore di filato? Ma la mamma, cuore sacro, mi fa ancora una precisazione: “Ha soltano urlato un po’ stamattina, poco dopo le cinque. Gridava: Arriva, arriva, aiuto!, ma per fortuna sua non si è svegliata. Adesso è tutto a posto. Dorme.”
E’ tutto a posto?