di François Zourabichvili
Questo intervento è stato messo in onda da Radio France il 5 maggio 2006, pochi giorni dopo la scomparsa di François Zourabichvili, uno dei più intelligenti interpreti del pensiero di Gilles Deleuze (qui un articolo di Roberto Nigro su di lui). (g.d.m.)
Quando un filosofo come Deleuze parla della stupidità si ha sempre il sospetto che si escluda dal discorso che sta tenendo. «Per chi si prende?», si pensa. Come se, parlando degli imbecilli, non parlasse, per una volta, di sé… Come se la stupidità facesse eccezione alla regola secondo la quale, qualunque cosa si dice, non si parla mai d’altro che di sé. Ma come potrebbe la stupidità fare eccezione alla regola nella quale essa trova per l’appunto la sua radice?
La stupidità è la parte di noi stessi che, guardando l’altro come uno specchio — concavo o convesso —, attraversa il mondo alla ricerca del suo simile, del suo alter ego, del suo fratello, della sua ombra o del suo riflesso. La stupidità, è la riduzione del mondo all’«Io» [Moi], dell’altro allo stesso, della differenza all’identità.
Come il pensiero unico, la stupidità sceglie di riconoscere, piuttosto che di incontrare. Essa è il contrario dell’eccezione, l’amica dell’ordinario, l’antitesi del singolare, la nemica della differenza… Come dice Desproges: «il nemico è stronzo. Egli crede che siamo noi, il nemico, laddove il nemico è lui!» La stupidità vi sommerge in un gruppo nel quale più nulla vi distingue e nel quale vi lasciate trasportare dalla corrente. Essa surfa sul vago, si spande sulle onde, essa è affabile, accogliente, ospitale. Tutti si orientano nella stupidità: è il luogo comune.
La si riconosce nei catechizzatori la cui condotta contraddice le parole, nei blasfemi che credono che Dio è il Diavolo, o ancora tra i ferventi edonisti che godono non per essere felici, ma per dimenticarsi che non lo sono… Ma la si riconosce anche in quelli che credono di riconoscerla e si assegnano un ruolo di primo piano, come l’ipocondriaco che fa scolpire sulla lapide della sua tomba: «ve l’avevo detto».
Insomma, la stupidità ha sempre l’ultima parola. La stupidità ha sempre ragione.
(traduzione italiana di Girolamo De Michele)