SEASON OF THE WITCH
di Danilo Arona
La recente uscita per i tipi Gargoyle de La pioggia di Wither, secondo episodio del ciclo streghesco firmato da John Passarella che ci auguriamo di veder proseguire il più rapidamente possibile, ci offre lo spunto per tornare su un argomento spesso sfiorato nella nostra rubrica, quello dell’interazione tra l’autentico folclore contadino e la contemporanea narrativa gotica. Senza entrare nel sorprendente specifico dello scrittore americano (per il quale è obbligatorio transitare dal romanzo Wither, titolo fra i primi usciti della casa editrice romana), si può svelare che Passarella ci racconta di oscure congreghe moderne, creature notturne che rivendicano e celebrano il loro femmineo seguendo i ritmi biologici delle stagioni e applicando l’antica arte della magia, quella vera e segreta. E non a caso i due tomi abbondano di sensati riferimenti al calendario, alle lunazioni, ai mutamenti climatici e ai rituali agresti. Con un occhio quanto mai particolare al mese di giugno…
Sarebbe troppo facile dirvi che, se transitaste per le campagne di Bassavilla in certi giorni (e notti) del mese di giugno, vi trovereste in pieno “clima Wither”, quasi che il Massachusetts e il sud del Piemonte avessero a che spartire sul piano antropologico. Eppure è proprio così, perché i calendari stregoneschi sono ovunque identici e giugno risulta un mese particolare persino per gli sciamani Sami di Capo Nord e per i cultori delle Dee Nere in Patagonia. Mimetizzata come per un sacco di altre date sacre da un santo cristiano (San Giovanni), la notte tra il 23 e il 24 giugno è la cosiddetta “terza notte di tregenda” (le prime due datano 21 dicembre e 21 marzo), che conclude il periodo del Solstizio d’estate (iniziato il 21), momento dedicato ai rituali di protezione per le adepte e ai malefici anatemi da lanciare contro i nemici. Sicuro, antiche tradizioni, ma in quella notte tra pianure e colline potreste vedere molti fuochi accesi e, qualora chiedeste spiegazioni, i contadini vi risponderanno che stanno bruciando vecchie masserizie che ormai non servono più. E si chiuderanno nel silenzio. E’ proprio il fuoco l’elemento simbolicamente distintivo della ricorrenza e il Solstizio, non solo magicamente, si propone come momento più saliente del cammino del sole.
Un tempo (ma non così tanto tempo fa…) la festa streghesca veniva vissuta coralmente. In tanti paesi situati fra basso Piemonte e il confinante Appennino Ligure si vedevano un po’ dappertutto fiaccole, banchetti e artisti di strada. Oggi potrete scoprire con sorpresa che si celebrano strane feste dedicate a San Giovanni durante le quali, nottetempo nei vicoli dei paesi, le donne tirano le carte e leggono la mano. In qualche piazza si mettono in scena il processo e il rogo alle beneandanti. Appaiono “fiammelle” un po’ dovunque, sulle alture e sui greti dei ruscelli, e forse conviene rispettarne se non temerne la presenza.
Non sono pochi i piccoli centri “montagnini” tra Ovada e Masone dove i bambini vanno in giro a bussare di porta per racimolare “soldini per San Giovanni”, monete che saranno in realtà spese per qualche dolciume. Bancarelle, chiromanti, amuleti personalizzati, testi esoterici, mostre di fatture e controfatture: sotto la parvenza della festa paesana cova in realtà qualcos’altro.
La notte di San Giovanni non è l’unica data speciale del mese in corso. Da lì a poco arriva quella di San Pietro che ne è un logico prolungamento. Si dice infatti che la rugiada che cade nelle notti del periodo solstiziale abbia magiche proprietà di purificazione e dinamizzazione. Nelle campagne qui attorno potreste vedere alcune giovani apepte della Wicca che, per utilizzare la rugiada al meglio, si recano in un campo di erba alta proprio mentre sta sorgendo il sole. A me è stata la concessa la possibilità di assistere e le ho guardate mente si bagnavano con la rugiada i palmi delle mani per poi passarsela sul viso e sulla testa, facendo in modo che si asciugasse da sola per effetto dell’aria.
Durante le prime ore del mattino del 29 giugno si può anche appoggiare un fazzoletto di tela sulle erbe pregne della rugiada e quindi strizzarlo in un contenitore per poi utilizzare il liquido allo scopo di magnetizzare qualsiasi oggetto. Se con quest’acqua ci si laverà proprio quella mattina, si racconta che tutte le negatività accumulate durante l’anno se ne andranno di botto e il cammino diventerà più facile.
Il liquido rugiadoso richiama anche la fertilità del seme umano. Giugno è anche un mese particolarmente erotico, ve lo garantisce un Gemelli: il sole risveglia i sensi, la notte è complice e non a caso, nell’intenzionale confusione di elementi simbolici laddove Pietro e Paolo dovrebbero smorzare gli arcaici furori sabbatici, sotto la tradizionale celebrazione contadina si scorge il trionfo dell’emergente e non più repressa lussuria pagana. A Bassavilla ci ricordiamo tutti la leggendaria “Festa della Rugiada” che si teneva a Valmadonna (vedi tu il nome del sobborgo…) a partire dalle 5 del mattino: era un rituale di grandiosa allusività ed è persino banale il constatarne la similitudine con il sabba. Si ballava, si suonava in modo del tutto sfrenato e persino il locale, deputato a contenere la festa, tradiva la natura pagana della medesima, con il suo essere situato nei pressi di note e puzzolentissime acque sulfuree, cosiderate “magiche” sin dalla notte dei tempi.
A una notte tra il 21 e il 29 giugno risale infine la leggenda del “materasso che urla”, una delle storie contadine più interessanti della provincia di Bassavilla. Di sicuro, una delle più paurose, se ve la raccontano durante una “veglia”. Ambientata in un piccolo paese fra le colline, racconta di un uomo sui trent’anni, rimasto precocemente vedovo, che decide di sposare la nuova ragazza del cuore e che, il giorno del matrimonio, alla rituale domanda “vuoi tu?…”, la vede strabuzzare gli occhi e accasciarsi svenuta davanti all’altare con una copiosa emorragia dalla bocca e dal naso. Dopo una settimana di ricovero per presunto stress, la mancata sposa viene rimandata a casa, ma qui inizia a deperire così rapidamente che nel giro di pochissimo tempo non è più in grado di alzarsi dal letto. “Mia figlia sta morendo”, dichiara la madre ad amici e parenti, “e non sappiamo perché”. I medici che la visitano sostengono che si tratti di una forma di anoressia. Ma la situazione appare sempre più disperata e allora l’innamorato prima fa portare la giovane a casa sua e poi si rivolge a un “guaritore” della Liguria. Costui giunge in paese e, visto che la ragazza non alza nemmeno più la testa dal cuscino, impone allo sbigottito fidanzato di fare in mezzo al cortile un gran mucchio del materasso, dei cuscini, dei lenzuoli e di tutta la biancheria intima presente in quella casa (tutta roba che apparteneva alla prima moglie) e di buttarci sopra anche ogni fotografia che si riferisce al primo matrimonio. Eseguito il tutto, che a mezzanotte in punto — è la sera di San Giovanni — venga dato fuoco al grande ammucchiamento. A mali estremi, estremi rimedi e all’ora prefissata, di fronte a un bel numero di curiosi e parenti in lacrime, l’uomo appicca il fuoco. Si alzano le fiamme e, mentre gli oggetti bruciano, tutti sentono delle agghiaccianti grida provenire dalla pira. Come una grossa bestia che urla, ma lì non c’è nulla all’infuori di federe, cuscine e mutande. Intanto, in casa, assistita dagli sconvolti genitori, la ragazza riprende letteralmente vita e, terminato l’incendio, si alza con le proprie gambe e chiede da mangiare. Il mago ligure ha naturalmente la spiegazione pronta: in paese si aggira una strega, giovane e bella, che per gelosia ha prodotto una “fattura a morte”. I paesani che hanno assistito al rogo si guardano e ammiccano: hanno capito di chi si tratta… E forse ci sarà un seguito, perché storie così non finiscono veramente mai.
Streghe? E’ facile non crederci. Ma, se ne volete saperne di più, leggetevi la saga di Wither. E magari regalatevi un week-end a Triora, se non ci siete mai stati. Dopo un giro alla Cabotina si può persino cambiare idea.