arbasino.jpga cura degli Amici del CICAP alla maniera di uno scrittore

Dunque la storia è andata così – Quello con la barba per la seconda volta – sindaco a Venezia – cioè Cacciari – anche filosofo geotellurico – molto etilico – che ha fatto fuori il Pds nella sua interezza – nella persona del magistrato Felice Casson – anch’egli etilico come dimostrano le gote e l’impressionante somiglianza – con Oliviero Beha – ma con in più gli occhiali – Cacciari dunque una volta sindaco ce l’ha su col MOSE – niente a che vedere col supereroe biblico – ma una specie di Diga che salva Venezia dalle alghe e dal pantano – niente a che vedere con Pantani – supereroe popolare – e allora Cacciari genialmente con acume filosofico commissiona ad Arbasino – Pitigrilli dei nostri giorni – uno dei suoi famosi RAP! – usciti non in un libro ma addirittura due!, da Feltrinelli – la migliore poesia a cavalcioni del secolo – Arbasino vestito benissimo si vede recapitare una lettera acida di Cacciari – cacciarimose.jpguna busta tipo contenente antrace – che gli dice senza terminologia filosofica che il suo RAP contro il MOSE fa schifo – allora è la volta che Arbasino gli girano il farfallino e la pochette – e la fa pervenire a uno scrittore nostro amico che desidera rimanere anonimo – e che ha scritto una saga sugli anni Settanta su una Banda – su cose ematiche negli Ottanta – e poi addirittura sui Sessanta e la voglia di scoparsi le svedesi – e lui ce la gira, così Carmilla fa lo SCOOP – col RAP inedito di Arbasino – uno degli autori più giustamente famosi a Capo Verde – che ha scritto testi non a caso tipo FRATELLI DI CHE COSA? e SUPERMAN ELIO: GABBALO! – o PAESAGGIO ITALIANO CON ROMERO – testi che vengono però sotterrati per qualità e versi ma non tipo: “Bleah”) – dai due RAP! posseduti da carlo Feltrinelli – di cui questo inedito viene qui pubblicato in qualità di SCOOPY DOO!

88-07-84012-X.gifALBERTO ARBASINO
inedito da Rap 2

arbasino2.jpgLE DIECI TAVOLE DETTATE A MOSE

…Quando la Storia ricomincia a mingere
(il rapimento di Moro…
il crollo del Muro… e l’edificazione del… MOSE!),
uno strano dovere
sembra incubare (verbis ambiguis), prima che sia tardi,
sui vegliardi, anche schivi, ma ancora
archivi di memorie orali (cunniluctus)
sui mutamenti, ‘macro’ e minimali,
siorre e siorre trallallà,
anche nelle mentalità,
oltre al grande o piccolo déjà vu
ma che mi annunci tu.
Cabbage e cavoletti di Bruxelles
niente a confronto dei meteorismi eolici
dei tuoi vizi etilici
barbanera unta e bisunta
giunta a perfezione nelle tesi indecrittabili
dei codici della tua Geofilosofia
coautore Folco Quilici
e tutte le alici che traini su la mattina presto con le reti
in quel di Riva degli Schiavoni.
Filosofo da strapazzo, filosofo del cazzo!
(a me non sgradito per questo, anzi, ma in generale,
come dicesi a Voghera)
c’era o non c’era questo progetto di arginare le idee
dee delle ree maree
con cui sprofonda la città se non ci metti il MOSE?
Ma tu nisba, come dicean i falchetti
nella Milano dei bei tempi andati
dove io e Alfonso Gatto al parterre a sentir Puccini
diretto da Furtwangler
e poi in Volkswagen a fare ore piccole
come la tua statura filosofica
di elettrodomestico per niente felice
ché Felice è Casson e l’hai cassato!
Rap senza la rima ma sol per poco
sol per gioco poiché sol io sono in grado
e non tardo ma vado
a dire che in Via Veneto
(dove tra parentesi
non necessitasi di MOSE,
semmai scrivi un’adriaticofilosofia…)
si stava io, Ruspoli parossitono coll’antifona
pronta (enjambement) e tonta
mai come te che mi rifiuti il RAP
(rima implicita la precedente)
e c’era anche Flaiano che mostrava l’ano
come certi sciagurati macachi
alle signore mie sul Corso!
Altro che le tue adelphiche murmuri pretese
piuttosto rese, e rese male,
senza un minimo di coté, di juissance de vivre
o di livre da leggersi (impossibili i tuoi)
o i osèi dei giovani scrittori
venexiani di fatto e diritto
che ritto ce l’hanno lungo il libro tutto
rifugiati nella comunità di Bose
di Enzo Bianchi e vai affanculo col tuo MOSE!