Lo avevano detto e lo hanno fatto. I prodromi nel 2005, con una legge che suonava minacciosa, ma che, salvo applicazioni concrete, restava sulla carta. Ma da due settimane quella legge emanata in Germania è un incubo per circa tremila indagati: gente che utilizzava e-Donkey per scaricare film e musica. una vastissima perquisizione in tutto il regno della Merkel ha condotto all’inglorioso e perigliosissimo risultato di duemilacinquecento utenti tedeschi di software peer to peer, che ora rischiano di finire in carcere, dopo che polizia e magistratura locali hanno accertato il loro coinvolgimento in un grosso “traffico illegale” di file musicali on-line.
Gli incriminati avrebbero reso disponibili attraverso il popolare network p2p fino a 8 mila canzoni non autorizzate dai proprietari dei copyright, a cui — se le accuse nei loro confronti verranno confermate — dovranno risarcire anche i danni economici per diverse migliaia di euro.
Utenti, non spacciatori. Ma questo vuole la legge tedesca, fortemente appoggiata da Bruxelles, il distantissimo luogo che fa da perno alle molto tecnocratiche normative che regolamentano – e regolamenteranno sempre più – la vita continentale.
La grande operazione antipirateria, la più estesa condotta finora a livello internazionale nei confronti di file sharer illegali, è stata coordinata dalla Procura di Colonia e dall’autorità di polizia di Bergheim, che ha effettuato perquisizioni in 130 abitazioni per raccogliere prove della colpevolezza di utenti che uploadavano e downloadavano contenuti. Il mercato discografico tedesco, uno dei maggiori al mondo, soffre da tempo di una pesante situazione di crisi anche a causa del download non autorizzato: in cinque anni le vendite di cd sono crollate di un terzo, mentre nel solo 2005 sono stati scaricati illegalmente da Internet oltre 400 milioni di file musicali.
La Germania è il paese europeo che conta il più alto numero di utenti internet, tra i più competenti e attivi d’Europa: l’anno scorso hanno scaricato la bellezza di 20 milioni di film, e – conti alla mano – fatto perdere 1,7 miliardi di euro all’industria musicale tedesca copiando l’equivalente di 439 milioni di cd.
Scriveva Repubblica all’indomani della promulgazione di questo editto, la cui soglia naturale da superare è l’estensione a tutta Europa:
Il buffo è che molti di questi “pirati” nella vita privata sono adolescenti, frequentano le scuole superiori e spesso riescono ad arruolare nella loro “banda” anche i genitori. Pare infatti che per molte famiglie tedesche sia diventata un’abitudine riunirsi a fine giornata lavorativa davanti alla tv, e gustare tutti insieme il film che il pargolo ha scaricato da internet. La legge entrerà in vigore il primo gennaio dell’anno prossimo, e gli utenti già tremano. Subito finita nell’occhio del ciclone Brigitte Zypries, ministro della giustizia, ha immediatamente chiarito che non farà scattare le manette ai polsi dei ragazzi.
Nonostante le assicurazioni della tranquillizzante signora Zypries, sono proprio questi gli utenti che le forze dell’ordine hanno incriminato, bussando alle porte di casa loro, sequestrando i computer e facendo richiesta ai server di riferimento per quanto concerne le tracce di caricamenti e scaricamenti di file.
Stanno meglio Oltreoceano, ma in basso, non negli Stati Uniti. Infatti l’unica nazione che autorizza contemporaneamente la duplicazione, il download e il file sharing, purché non sia a fini di lucro, è il Brasile. Grazie alle licenze Creative Commons che chiedono di specificare il nome dell’autore dell’opera in questione e poco altro in più, download e scambio sono autorizzati. Chi ha avuto l’idea di questo “some rights reserved”? Gilberto Gil, celebre musicista e ministro della cultura del paese.
L’evoluzione del diritto di proprietà intellettuale, a fronte delle nuove possibilità offerte dal p2p è materia ardua, ma è un fronte da presidiare. L’Europa deve decidere – e, su pressione delle lobby tecnologiche, musicali e cinematografiche – lo farà al più presto. Si aprirà un nuovo fronte di battaglia, come sulla infame legge Bolkenstein. Saremo in prima fila, as usual, nel denunciare e commentare eventuali distorsioni o novità che i media tenderanno a ridurre a poche righe, scritte o lette.