GHOST
di Danilo Arona
Un terribile incidente d’auto, un ragazzo e una ragazza che muoiono. Purtroppo è cronaca quasi quotidiana dappertutto e Bassavilla non ne risulta indenne. Ma per Maria Luisa quel volto sul giornale è una fisionomia cara e familiare, l’amico del cuore fino a due anni prima. Lo sconforto è grande quanto l’incredulità. Si fa sempre un’enorme fatica a credere che la malasorte debba colpire così vicino e così duramente.
Gli “amici del cuore” per una bella ragazza (e Maria Luisa lo è) sono una categoria strana e non perfettamente definibile. Per la donna di solito è un amico sul quale non riversare pulsioni di tipo erotico, una sorta di via di mezzo tra un cugino asessuato e una figura paterna non risolta; mentre per lui è esattamente il contrario, stoppato sul confine del mito “amicizia tra uomo e donna”, quando in realtà il suo sogno inconfessato sarebbe quello di strapparle i vestiti e volarle addosso.
Difficile, soprattutto in questo momento, dire che razza di amico del cuore fosse lui. Maria Luisa due anni prima si era fidanzata, cambiando giro e ambiente. Adesso, che non sta più con nessuno, lo ritrova in una foto da patente, anonima e grigiastra. Con a fianco parole in grassetto che ne descrivono la prematura morte.
La vita in ogni caso scorre sempre. E’ un fiume pigro e un po’ triste e, se vivi a Bassavilla, ti ritrovi qualche supplemento di rampogna. Però Maria Luisa si sente ancora troppo giovane — ha poco più di vent’anni — per lasciarsi andare ad amarezze dal sapore definitivo.
Ma, nei giorni che seguono, lei avverte che qualcosa attorno è cambiato. Strambe e improvvise sensazioni di freddo sulle mani e sulle spalle, bizzarre luci che attraversano fulmineamente la sua visuale e la costringono a interrogarsi se per caso non sia consigliabile una visita oculistica, l’impressione che ci sia qualcuno per casa anche quando sta da sola. Lei in verità non abita in una casa vecchia e isolata, dove le suggestioni trovano il potere d’ingannare il prossimo. Maria Luisa vive all’ultimo piano di un popoloso condominio del rione Pista con gente solida che percorre le tane dell’alveare: un palazzone vivace, più o meno rumoroso come lo sono tutti. Un posto dove gli schiamazzi dichiarano sempre la loro fonte di provenienza.
Giungono così gli ultimi giorni dell’anno. Maria Luisa va dalla parrucchiera. Manca poco alla notte più pazza e urge un’acconciatura allegra e un po’ trasgressiva per iniziare alla meglio. Il negozio è pieno di femmine di ogni età. Un caos ciacolante con i Pooh in sottofondo funge da colonna sonora, mentre mani esperte affondano nei lucentissimi capelli rossi della ragazza.
Mentre la parrucchiera fa il suo dovere, una donna sulla quarantina, o forse più, seduta a qualche metro da lei dinanzi a un altro specchio, la guarda con una certa insistenza e di tanto in tanto le sorride. Maria Luisa non soppesa la cosa. Sono ore e giorni particolari e la gente a volte può apparire strana, anche se non lo è. E poi chi le garantisce che non l’abbia già conosciuta in altra occasione? Non è così fisionomista, nonostante la giovane età.
Solo quando le due si ritrovano assieme davanti alla cassa per pagare, nel farsi i reciproci complimenti per le teste da sera, Maria Luisa sfodera un’espressione così interrogativa che la signora si sente costretta a risponderle.
E lo fa dicendole: “Mi scusi se le sono sembrata invadente, ma è raro vedere una ragazza che si porta dietro il fidanzato dal parrucchiere. Ed è ancora più raro vedere un lui che accarezza per più di dieci minuti i capelli di una lei, dicendole in continuazione che è la ragazza più bella del mondo. Però, che strano… Il suo fidanzato non l’ho visto proprio uscire.”
Maria Luisa sgrana gli occhi e si sente percorrere la schiena da un lungo e soggiogante brivido. Quindi è costretta a sbottare: “Ma che cosa sta dicendo?”
La signora sulla quarantina, a questo punto, assume un’espressione di purissimo allarme e si porta ambedue le mani alla bocca, come se avesse commesso una gaffe imperdonabile. E riesce solo a sibilare con voce tremante: “Oddìo, mi scusi, non volevo!”, per poi uscire velocemente dal salone.
Maria Luisa però la tallona immediatamente, facendo un cenno alla cassiera che la conosce, giusto a comunicarle che non sta fuggendo senza pagare il dovuto. Così, in pochi secondi, riesce a bloccare la donna, proprio mentre sta salendo sull’auto posteggiata a pochi metri dal negozio di acconciature: “Signora, non se ne vada così. Mi deve una spiegazione, non crede?”
La donna pare rassegnata.
Guarda verso terra, sul selciato del marciapiede, fingendo di contemplare la punta delle proprie scarpe. Quindi, tutto d’un fiato, le rivela: “Io vedo. A volte proprio non ho la possibilità di distinguere i vivi da quelli che non lo sono più. Là dentro, dalla parrucchiera, ho visto una scena così tenera. Lui le accarezzava i capelli e diceva che erano bellissimi. Le ho sorriso quasi con una punta d’invidia. Sa, un fidanzato così potrebbe essere il sogno di migliaia di donne.”
Maria Luisa tiene nella borsetta la pagina di quel maledetto giornale. Sussurra alla strana signora: “Aspetti un secondo”, e poi si mette a frugare. Trova quel che cerca e lo mostra alla donna.
“Lo guardi bene. E’ lui la persona che ha visto alle mie spalle dentro il salone?”
Lei accenna di sì col capo. E poi aggiunge:
“Adesso è sul marciapiede di fronte a noi che la sta aspettando.”
Maria Luisa si volta verso quella direzione. E da quel giorno, l’ultimo del 1997, la sua vita è straordinariamente cambiata.