Commenti a: Bret Easton Ellis: LUNAR PARK https://www.carmillaonline.com/2005/11/23/bret-easton-ellis-lunar-park/ letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 20 Jun 2019 11:10:59 +0000 hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Di: Il bambino nell’acquario, Lunar Park e Jay McInerney – fiabeatroci https://www.carmillaonline.com/2005/11/23/bret-easton-ellis-lunar-park/#comment-48 Wed, 19 Jun 2019 13:38:33 +0000 http://www.carmillaonline.com/?p=1583#comment-48 […] «Bret Easton Ellis è disperato. E’ disperato da decenni e la sua disperazione viene declinata in forma di un disgusto che si percepisce come cinismo, come mimesi disincantata di un occidente che stravolge se stesso e marcia trionfale verso la sua fine. L’accoglienza che hanno avuto Less than zero, American Psycho e Glamorama costituisce un filtraggio che non ha permesso, secondo uno sguardo critico all’altezza della mitopoiesi di cui quest’autore era ed è formidabile cantore, di osservare fino a che punto covasse tragedia sotto la sua scrittura, ovvero sotto il suo “io”. L’affermazione proditoria – volontariamente proditoria – che Patrick Bateman, il serial killer di American Psycho, era una messa in scena della sagoma potente e magnetica di suo padre, ha permesso un’esternalizzazione del fenomeno Ellis almeno pari allo tsunami di glam da cui è stato investito. Questo ragazzo triturato dal sistema di un divismo editoriale che mima goffamente le modalità dello showbiz più stellare, non ha soltanto prodotto dei danni in personaggi come Ellis, ma ha esercitato un effetto salutare: quello di due unghie che fanno fuoriuscire il pus dal foruncolo. Perché Ellis è strapieno di pus psichico e American Psycho non era semplicemente un’analisi sociologica in forma narrativa o una profezia a brevissimo termine sulla decadenza dell’Impero: era il grido disperato di aiuto che veniva lanciato da un uomo che si stava stravolgendo nonostante il suo talento, nonostante la percezione della profondità di quanto fosse tragica la vita di tutti, la sua vita, la vita in sé.» (Giuseppe Genna) […]

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