di Danilo Arona
[Tutte le Cronache di Bassavilla]
Halloween, la notte delle streghe
E arriva la notte di Halloween (2005) e mi trasferisco per qualche ora in un’altra “bassavilla” piemontese, a pochi chilometri da AL, Asti, per una “veglia” di storie paurose alla Cascina del Racconto. Coordinata dal quel pilastro della cultura “praticata” che è Mimma Bogetti (Biblioteca Astense, ChiaroScuro, A Sud di nessun Nord e chissà quant’altro), la compagnia è delle migliori: l’eretico Alan D. Altieri, il re dell’horror Gianfranco “Nero” Nerozzi, Andrea G. Colombo (Horror.IT e HorrorMania) e l’amico di tante avventure Gian Maria Panizza (Satana ti vuole, Jubilaeum e Le tre bocche del Drago). Non è la prima volta che tentiamo di applicare “dal vivo” la situazione mitica della Veglia: già, sin dai tempi di Un brivido sulla Schiena del Drago (scusandomi per l’indecente autopromozione), con i miei affini si discuteva se formare realmente un Circolo del Venerdì (probabile che stiamo parlando del venerdì mancante…) i cui componenti avrebbero dovuto raccontare storie davanti a un pubblico eletto, magari in qualche posto particolare di cui il Piemonte abbonda.
Giusto “per vedere l’effetto che fa” e per scoprire l’acqua calda — che la paura, come la risata, è catartica – ma soprattutto se sul serio poi capita qualcosa e se le parole riescono in qualche modo a materializzare i mostri dell’Id di cinquanta o mille persone riunite a convegno, tramite i loro corpi sottili intimamente collegati. Per anni molti di noi lo hanno di sicuro esercitato in privato, in riunioni casalinghe attorno a tavoli imbanditi e innaffiati di Barbera, per puro divertissement. Poi, superato il millennio, i vecchi immaginari del Circolo del Venerdì tornano a riunirsi. Loro possiedono quella speciale mappa, sulla quale sono evidenziati i punti nevralgici della Terra: i punti di snodo delle correnti energetiche di polarità positiva e negativa, che un’antica sapienza, nel suo insieme, chiama “il Drago”. E sanno bene che i “gangli” negativi hanno in più una straordinaria caratteristica: quando un uomo narra qualcosa mentre vi transita, la sua narrazione diventa imprevedibilmente, orrendamente, “vera”e il corso del tempo e dello spazio possono venire alterati e generare incubi mortali. I vecchi ci fanno, anzi lo fanno per loro perverso gusto, uno perché godono nel raccontare, due perché sanno bene che qualcosa capiterà (“la Schiena del Drago sgropperà di brutto”) e, in quasi contemporanea, si riuniscono — nella sciroccata mente del loro inventore — a Piano Orizzontale dei Giovi e a Triora. Qui non apro la parentesi dovuta (lo faremo di sicuro in una delle prossime puntate di Bassavilla), ma basta ricordare che Triora è la Salem italiana, laddove le streghe sono realmente esistite e ancora esistono. Ottimo posto per sgroppare e, dato che gli scrittori che hanno messo mano all’ultima — in senso tombale — veglia del Circolo del Venerdì sono ben otto (Altieri, Arona, Cacciatore, Fassone, Guerrini, Nerozzi, Panizza, Rosati e Rosati, e che volete di più?…), l’indomito Fabio Larcher, editore del collective book (Le tre bocche del Drago), mi legge nel pensiero e organizza per Halloween 2004 una veglia autentica, tal e quale quella descritta nel libro, da tenersi all’albergo Colomba d’Oro di Triora con gli autori che raccontano storie horror, interagendo con le paure del pubblico. Insomma: quel che più o meno capita nel libro. Risultato grandioso: quattro ore di eloquio collegiale, dove tutti descrivono le loro strizze, interrotte solo dalla proprietaria dell’albergo che alle due della notte gradisce coricarsi per qualche ora. E comincia qui il trend delle Veglie che mi piacerebbe vedere in crescendo. L’abbiamo poi rifatta in autunno, sempre in Asti e stessa formazione di questo Halloween, all’ottimo Festival Letterario “A Sud di nessun Nord”, iniziando a mezzanotte mentre sui muri attrorno a noi passavano le immagini del Nosferatu di Murnau. E rieccoci qui, grazie a Mimma, che per non smentire il clima della serata ci conduce a cena in una taverna sotterranea in Piazza Alfieri, denominata “Il Patibolo”. Alle ventidue, mangiati e bevuti come vitelli all’ingrasso, raggiungiamo negli affascinanti vicoli medioevali la Cascina del Racconto, incrociando gruppi di diavoli e zombie lanciati nell’apparentemente trasgressiva storia del “dolcetto o scherzetto”. La Cascina, posto fantastico che è una vera cascina, è piena di gente e der Wolf Altieri ulula: One More Nail in the Coffin!..
… Adesso, lo so: vi state chiedendo, perché come un pirla pietoso in patetica vena di autopromozione, vi sto a raccontare di eventi che potrebbero tranquillamente spacciarsi per privatissimi onanismi, riguardanti solo noi cinque e tutti quegli altri che siamo riusciti in questa notte a sintonizzare sulla nostra frequenza. Altri che non siete voi. In verità questa è una puntata delle “Cronache di Bassavilla”, una delle tante che ruotano anche attorno a quello spettro indefinibile che si chiama Melissa e che occupa in una certa parte l’esistenza della rubrica. Perché, stanotte che è Halloween e raccontiamo storie sulla Schiena del Drago, decido di puntimbianco di vuotare un pezzettino del mio sacco e di lanciare Melissa nei condotti creativi del planetario magma alla Solaris sul quale camminiamo, giusto “per vedere l’effetto che fa”. Pochi dati — dopo la Los Angeles infestata di Altieri, il tragico cimitero legnanese di Colombo, i fantasmi dei partigiani trioraschi così ben evocati da Panizza e le argute svisate sul tema del Nero -, quei minimi che mi è concesso di sciorinare: l’incidente in autostrada e la misteriosa morte di una ragazza narcolettica di Bassavilla, sul letto di casa propria. Stesso giorno, stessa ora, stessa morte: 19 dicembre 1999, ore 5,20.
E succede.
Melissa ci manda non uno, ma due messaggi. Il Drago sgroppa proprio a Masone, origine del suo caos creativo (in Un brivido sulla Schiena del Drago) posto del quale persino Fabio Fazio e Antonio Ricci hanno avuto di che dire per avvertire i naviganti in Che tempo fa? e Striscia la notizia. Eccone un resoconto imparziale:
Tir in autogrill su A26: 6 feriti – Camion impazzito in sala ristorazione
Tanta paura ma per fortuna nessuna vittima in uno spettacolare incidente
avvenuno sull’autostrada A26 Alessandria-Genova. Il conducente di un tir proveniente dal capoluogo ligure, accostandosi all’autogrill Stura Est di Masone, non è riuscito a controllare il mezzo e ha centrato la sala ristorazione. In quel momento la sala era vuota, ma sei clienti, nel tentativo di scansarsi, si sono feriti lievemente. Il mezzo pesante è italiano, ma al volante c’era un un autista bulgaro. Sul posto è giunta la polstrada per i rilevamenti del caso: non è esclusa alcuna ipotesi, nemmeno quella della guida in stato di ubriachezza. L’impatto è stato piuttosto violento e il mezzo ha distrutto una parete e una serie di suppellettili. Il luogo è stato transennato e la direzione dell’autogrill ha provveduto a dirottare i clienti che intendevano pranzare nell’altra sala ristorazione posta al di là dell’autostrada e raggiungibile con un sottopassaggio. I rifornimenti di carburante sono proseguiti in modo regolare.
Sicuro, piccola sgroppata. Niente di particolarmente drammatico, però assomiglia mostruosamente all’incipit de Un brivido sulla Schiena del Drago. Poi, alla fine della Veglia, una donna astigiana mi avvicina e mi dice:
“La conosce la storia della sconosciuta sepolta nel cimitero di Asti?”
No che non la conosco. E lei prosegue: “Ha avuto un incidente, nel ’99 mi pare, vicino a Isola d’Asti. Una cosa assurda. Stava in macchina con qualcuno, se non ricordo male degli albanesi. C’è stato uno scontro frontale ed è morta soltanto lei. Gli altri hanno fatto perdere le tracce, di sicuro clandestini o banditi. Una macchina vuota, una ragazza morta nei sedili posteriori, un’assurdità come le ho detto. E nessun documento. Ne parlarono anche a RAI3 e mostrarono una suo foto, molto impressionante, con gli occhi aperti e sbarrati nella morte. Ma nessuno ne reclamò mai il corpo o la riconobbe. Adesso sta nel cimitero di Asti, nel triangolo di sinistra, una piccola lapide con sopra scritto ‘sconosciuta’. Assomiglia così tanto alla sua storia.”
Assomiglia troppo alla mia storia. Poco ci manca che qualche giornalista di provincia l’abbia proditoriamente ribattezzata “Melissa”. E così mi ripeto in silenzio che dobbiamo porgere orecchio ai “segni” di Halloween e che è proprio vero che, nella notte del Capodanno celtico, si aprono delle porte e qualcuno, da quell’altra parte o da quell’altra gamma di frequenza, ti manda dei messaggi. Forse servirebbero più veglie e più festival di letteratura. In ogni caso, prima o poi, andrò a visitare quel cimitero e il “triangolo di sinistra’.
Così mi riprometto, ringraziando la mia interlocutrice, e la notte si consuma fra spaghetti (aglio, olio e peperoncino) e vino rosso di una cooperativa niente male. Ma continuo a sentirmi “spiato”, come mi capita da un po’ di tempo nel redigere le “Cronache di Bassavilla”.
E’ Halloween.