[Di fronte a tragedie come quella londinese di oggi, c’è poco da analizzare. Ricordare, tuttavia, non è insultante per nessuno e rimane educativo per molti. La strage di Londra era ampiamente prevista, come testimonia il percorso di cronaca che qui pubblichiamo. A nulla sono valse le misure restrittive – in stile Patriot Act – assunte da qualche mese dal governo Blair. Si tratta del medesimo governo che ha mentito ai suoi cittadini in ordine alle armi di distruzioni di massa in Iraq. Lo stesso governo che ha trascinato il suo Paese in guerra e, nonostante ciò, è stato confermato con democratiche elezioni qualche settimana fa. Sostenere, come ha fatto il Tg1 questa sera, che siamo di fronte a uno scontro tra il dialogo e il fondamentalismo, laddove noi occidentali rappresenteremmo il dialogo, significa mentire in maniera barbara e non meno intrisa di sangue rispetto a quanto fa il fondamentalismo. La verità l’ha enunciata lo stesso Blair, nella sua dichiarazione a caldo, poche ore dopo gli attentati: “Difenderemo in ogni modo il nostro stile di vita”. Altroché dialogo: qui si scontrano due fondamentalismi. gg]
LONDRA, 30 SETTEMBRE 2001 – Le tracce dei legami tra persone che vivevano a Londra o che comunque vi si erano recate e cellule dell’organizzazione di bin Laden sono sempre più numerose. Ma escono alla luce anche presenze inquietanti di aderenti a movimenti ancora più sanguinari come la Takfir-wal-Hijra (anatema ed esilio). Djamel Beghal di 35 anni si trova agli arresti a Dubai, fermato mentre dall’Afghanistan rientrava a Londra dove aveva già abitato per tre anni. Frequentatore assiduo della moschea di Finsbury Park, è accusato di alcuni progetti spettacolari tra i quali lanciare un elicottero pieno di esplosivo contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Parigi.
Ieri un suo collega, Kamel Daudi, 23 anni, è stato riconsegnato dalla Gran Bretagna alla polizia francese. Viveva a Leicester. Tutti e due facevano parte dell’organizzazione “Anatema ed esilio” i cui membri sono stati descritti come le “persone più pericolose del mondo”.
Le indagini si moltiplicano e si incrociano sulle due sponde dell’Atlantico ma anche molti filoni si dirigono verso il continente. Gli investigatori stanno cercando un appartamento nella zona di Wood Green dove abitava Mustapha Labsi, un algerino detenuto sotto l’accusa di terrorismo: è sospettato di aver addestrato i 19 kamikaze nei campi dell’organizzazione in Afghanistan e di aver dato loro appoggio logistico a Londra.
Un altro algerino accusato di aver insegnato a volare agli attentatori suicidi, Lotfi Raissi, è in prigione e proprio alcuni giorni or sono il tribunale ha deciso il mantenimento dell’arresto anche in base alla richiesta degli Stati Uniti di estradizione.
E’ emersa anche la notizia che il franco-marocchino Zacarias Moussaoui che è vissuto per cinque anni a Brixton è sospettato di aver diretto le rete europea del gruppo di Al Qaida.
Moussaoui si trova attualmente in carcere negli Stati Uniti, in Minnesota, dall’agosto scorso dopo che gli istruttori di volo ai quali si era rivolto si erano insospettiti per il fatto che volesse imparare solamente a guidare un Boeing 747 in volo senza interessarsi alle fasi di atterraggio e di decollo.
Sono almeno duecento i fedeli di Osama bin Laden che vivono più o meno indisturbati nel Regno Unito. Ne sono convinti i servizi segreti britannici e la squadra antiterrorismo di Scotland Yard che ora stanno dando una caccia spietata ai possibili complici degli attentatori kamikaze di New York e Washington.
Le inchieste guardano anche alle fonti finanziarie degli attentatori. Per trovare i canali di finanziamento gli agenti da giorni stanno passando al setaccio conti bancari e tabulati telefonici, intercettazioni di chiamate ed e-mail. Un lavoro certosino per colpire ‘il nemico interno’ insidiosamente infiltrato in una vasta comunità islamica.
Alcuni affiliati di bin Laden, sostengono fonti dell’antiterrorismo, vivono in Gran Bretagna da diversi anni.
Sembra che alcuni di loro si servissero di banche londinesi per il riciclaggio del denaro.
(la Repubblica)
LONDRA, 7 SETTEMBRE 2003 – Indiscrezione sul Sunday Times: un piano segreto per l’evacuazione totale di Londra. Si chiamerebbe “operazione Sasson”, l’Home Office non ha commentato la notizia. A pagina intera, il ST ha esposto le misure per mettere al sicuro 6 milioni di persone. Nel giorno in cui e’ prevista a Londra una grande esercitazione antiterrorismo nel metro, e a pochi giorni dal secondo anniversario degli attentati dell’11 settembre, il Sunday Times rivela che in Gran Bretagna e’ stato messo a punto un piano segreto per l’evacuazione di massa della citta’ di Londra in caso di attacco terroristico. Secondo alcuni documenti di cui il Sunday Times e’ venuto a conoscenza, il piano – nome in codice “operation Sasson” – sarebbe stato presentato al governo nel luglio scorso. Il piano illustra sia i possibili obbiettivi di un attentato stile 11 settembre sia le misure per l’evacuazione di praticamente tutta la popolazione della capitale in luoghi sicuri in provincia. Tra i piu’ probabili obbiettivi di un attentato terroristico, “Operation Sasson” indica Canary Wharf, l’aeroporto di Heatrow, Westminster, Whitehall e la City. Ma a essere interessante sono soprattutto le prescrizioni relative alla possibile evacuazione della popolazione di Londra (almeno sei milioni di persone solo a considerare la citta’ in senso stretto, 12 se si prende come riferimento la “greater London”). Il piano, in un capitoletto intitolato “How it will be done”, spiega che i cittadini di Londra prima saranno invitati a dirigersi a piedi in alcune zone sicure di raccolta, poi verranno portati fuori dall’area urbana con diversi mezzi: metro, treni, pullman. Il ministero dell’Interno per il momento non ha confermato ne’ smentito. Un funzionario citato dal Telegraph commenta cosi’ a proposito del piano rivelato dal Sunday Times: “Non rilasciamo commenti su documenti resi noti in modo non ufficiale. Ovviamente disponiamo di un piano di emergenza. Ma la cittadinanza dovrebbe essere allertata, non allarmata”.
(API)
LONDRA, 11 NOVEMBRE 2003 – Non ci sono solo le metropoli americane nel mirino del terrorismo internazionale. Londra, ad esempio, è più esposta di New York e Washington al rischio di un attentato da parte di estremisti islamici. Il livello di allarme nella capitale britannica è passato da “debole”, com’era nel 2002, a “medio”, mentre resta “debole” nel resto dell’Europa occidentale e negli Stati Uniti.
Alla vigilia dell’arrivo nella capitale londinese del presidente americano George W. Bush, ospite a Buckingham Palace dal 18 al 21 novembre, i risultati di una ricerca che ha fotografato la “mappa del rischio” nelle varie parti del mondo sono destinati ad accrescere le preoccupazioni di Scotland Yard. Autori dello studio, i ricercatori del Control Risk Group, specializzati nello studio dei rischi per le aziende, pubblicato nella capitale britannica.
Secondo il rapporto, a far sì che esista una “seria possibilità” di un attentato kamikaze a Londra sarebbero l’impegno mostrato dal primo ministro britannico, Tony Blair, a fianco degli Stati Uniti durante la guerra in Iraq, ma anche la presenza, nel Paese, di una consistente comunità musulmana. “Londra è divenuta l’obiettivo terroristico preminente nell’Europa occidentale” ha spiegato Jake Stratton, che ha diretto l’indagine sulla sicurezza in 195 Paesi.
“Se in passato il terrorismo islamico era una vaga, indeterminata guerra contro l’occidente – ha aggiunto Stratton – nel corso di quest’anno la Gran Bretagna ha rafforzato, agli occhi del mondo islamico, la propria posizione di principale alleato degli Stati Uniti”. Secondo gli autori del rapporto, Londra potrebbe essere obiettivo di un attentato suicida, compiuto da un terrorista imbottito di esplosivo, oppure con un’autobomba. Gli analisti del Control Risk Group, così come la stessa Scotland Yard, ritengono che un attentato nella capitale britannica sia “inevitabile”, a più o meno lungo termine.
LONDRA, 12 FEBBRAIO 2004 – Nuovo allarme terrorismo sulle rotte aeree occidentali in partenza da Londra. La British Airways ha annunciato di aver annullato oggi due voli, uno diretto a Washington e l’altro a Riad, capitale dell’Arabia Saudita.
La decisione, ha dichiarato un portavoce della compagnia, è stata presa su consiglio del governo britannico per “motivi di sicurezza”. La partenza del primo volo era prevista per domenica, quella del secondo per lunedì.
Dallo scorso Capodanno la BA era già stata costretta ad annullare svariati voli diretti negli Usa o in Medio Oriente, per motivi sintetizzati dai servizi d’informazione come “minacce credibili” provenienti da gruppi terroristici. Particolarmente preso di mira il volo numero 223 da Heathrow a Washington, che in gennaio è stato rinviato più volte.
Tutto ciò perchè le segnalazioni di intelligence che si sono susseguite negli ultimi mesi inducono a pensare che il terrorismo internazionale voglia ripetere quanto avvenuto già fatto l’11 settembre del 2001 con gli attacchi a New York e Washington.
Intanto, sempre a Londra, il Daily Mirror parla di pericoli che potrebbero arrivare all’acqua. Secondo il giornale inglese, che cita Scotland Yard, Osama Bin Laden disporrebbe infatti di una “marina” composta di 15 navi, con cui potrebbe condurre una serie di devastanti attacchi terroristici. Per esempio, risalendo il corso del Tamigi, contro il Parlamento di Londra.
(la Repubblica)
LONDRA, 17 MARZO 2004 – Dopo quanto dichiarato ieri dalla polizia e dal sindaco di Londra è allarme per un attentato sullo stile del sanguinoso attacco sferrato a Madrid. Lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian”, sottolineando che, oltre ai treni, gli autobus, i pub e i nightclub sono gli obiettivi dei famigerati zainetti-bomba esplosi sui “treni della morte” della capitale spagnola. «Un attentato terroristico in Gran Bretagna è inevitabile», aveva dichiarato in una conferenza stampa Sir John Stevens, responsabile della Polizia Metropolitana di Londra. «I terroristi proveranno nuovamente a colpire e, nonostante tutti i nostri sforzi», aggiungeva, «potrebbero riuscire nel loro intento». «Sarebbe un miracolo se Londra riuscisse a evitare un attentato», gli faceva eco il sindaco della capitale, Ken Livingstone anche lui presente alla conferenza organizzata con il preciso intento di mettere in guardia la popolazione dalle minacce terroristiche. Sir Stevens ha esortato la popolazione a essere vigile non soltanto nei treni, ma anche su altri mezzi di trasporto e nei locali dove la gente in grande numero trascorre le serate. «Stiamo parlando degli autobus, dei pub e dei locali notturni», aveva precisato il capo della polizia londinese. A indurre Stevens e Linvingston a lanciare l’allarme è stata la notizia secondo la quale Jamal Zougam, l’uomo arrestato a Madrid per gli attentati dell’11 marzo e considerato uno degli autori materiali delle stragi, avrebbe legami con militanti islamici con base a Londra.
(News2000)
LONDRA, 30 MARZO 2004 – Terrorismo: a Londra 500 chili di esplosivo. Colpita la rete islamica a Londra, Scotland Yard sequestra mezza tonnellata di esplosivo e arresta otto persone sospette.
(Tg3)
LONDRA, 26 SETTEMBRE 2004 – Quattro uomini sono stati arrestati a Londra perché sospettati di preparare una bomba nucleare “sporca”. Tre dei sospetti sono stati fermati in un hotel a Brent Cross, nella capitale britannica. Un quarto uomo è stato arrestato nella sua abitazione, in un quartiere a nord di Londra.
Tutti e quattro gli arresti risalgono a venerdì, ma la notizia è trapelata grazie a un giornale domenicale, News of the World, che annuncia di avere partecipato all’operazione infiltrandosi nella banda con propri elementi. Il gruppo cercava di procurare materiale radioattivo ad un cittadino saudita, definito dal giornale “simpatizzante della ‘causa musulmana’ “.
Il saudita per il quale i quattro arrestati lavoravano, la cui identità non viene rivelata, potrebbe avrebbe pagato 300.000 sterline (pari a 441,500 euro) in contanti, per ottenere un chilogrammo di “materiale radioattivo potenziale e pericoloso”, il cosidddetto Mercurio Rosso.
Secondo News if the World, quel materiale radioattivo era stato confezionato da scienziati nucleari sovietici ancora durante la Guerra Fredda: lo si può utilizzare per costruire una bomba da 300.000 sterline (oltre 440 euro), in contanti.
(RaiNews)
LONDRA, 20 NOVEMBRE 2004 – Sconcertante annuncio della televisione britannica indipendente Itv: in Gran Bretagna dal 2001 a oggi sarebbero stati sventati almeno quattro o cinque grandi attentati paragonabili a quelli dell’11 settembre negli Usa. Abbastanza precisi i dettagli di almeno uno di questi grandi attentati.
I servizi di sicurezza britannici – dice Itv – avrebbero sventato tra gli altri un attentato terroristico di grandi proporzioni, che avrebbe dovuto colpire l’aeroporto londinese di Heathrow e Canary Wharf, un quartiere finanziario di Londra. Il piano terroristico prevedeva il dirottamento di aerei dausare come bombe volanti. Secondo Itv, che non cita le proprie fonti, i terroristi sono stati bloccati mentre i piloti-dirottatori si stavano addestrando.
L’emittente britannica non specifica ne’ quando ne’ dove ciò sia avvenuto. Ministero degli Interni e polizia britannici non hanno commentato.
(API)
LONDRA, 23 NOVEMBRE 2004 – Nuove misure per combattere il terrorismo sono state annunciate oggi dalla Regina Elisabetta nel tradizionale discorso di inaugurazione dell’anno parlamentare nel quale viene illustrato il programma legislativo del governo. ”Il mio governo riconosce che viviamo in un’epoca d’incertezza generalizzata con la crescente minaccia del terrorismo e del crimine organizzato”, ha detto la regina leggendo il discorso scritto per lei dal premier laburista Tony Blair. ”Il mio governo – ha proseguito – introdurra’ un progetto di carta d’identita’ e fara’ delle proposte di legge destinate a sostenere la lotta al terrorismo nel Regno Unito e all’estero”. Sebbene nel discorso letto dalla sovrana non si entri neidettagli delle nuove misure antiterrorismo, la nuova proposta dilegge dovrebbe contenere misure controverse come i processi senza giuria nei casi di terrorismo e l’uso delle intercettazioni telefoniche come prove in tribunale.
(API)
LONDRA, 28 GENNAIO 2005 –Terrorismo, la decisione di Clarke non toglie Londra dalla trincea.
I Law Lords (la più alta carica nella magistratura britannica) erano stati espliciti: la detenzione senza processo è illegale. Ieri il ministro degli interni britannico, Charles Clarke, ha dovuto prendere atto di quella sentenza ed ha annunciato in parlamento che la detenzione senza processo di sospetti terroristi sarà rimpiazzata da una serie di nuovi poteri inclusi gli arresti domiciliari, coprifuoco, controllo tramite braccialetto elettronico. Insomma, la risposta del governo Blair, tiene conto del giudizio dei Law Lords, ma rilancia, proponendo misure ancora più repressive. Quella che l’allora ministro degli interni, David Blunkett, aveva (all’indomani degli attentati dell’11 settembre) giustificato come una «necessaria deroga alla Convenzione di Ginevra sui diritti umani, considerato il periodo d’emergenza eccezionale», era stata una legge criticata da molti. Nel mondo dei giuristi come in quello dell’associazionismo di difesa dei diritti umani. La detenzione senza processo in realtà la Gran Bretagna l’aveva già utilizzata, negli anni `70 per giustificare gli arresti di massa tra i repubblicani e i cattolici del nord Irlanda che le truppe di sua maestà avevano rioccupato militarmente nel 1969. Più volte minacciato, l’internamento senza processo aveva trovato finalmente la «giustificazione giusta» dopo l’11 settembre 2001. Perché da quel momento, come aveva ripetuto il premier Tony Blair, nulla sarebbe stato più come prima. Nemmeno in materia di rispetto dei diritti umani. L’approvazione della detenzione senza processo aveva avuto come effetto immediato l’arresto di numerosi cittadini stranieri in Gran Bretagna. Accusati di nulla, semplicemente sospettati di essere potenziali terroristi. Dal settembre 2001 per le carceri britanniche sono passati centinaia di cittadini stranieri. La maggior parte è stata rilasciata senza alcuna condanna, a volte dopo aver trascorso nelle segrete di sua maestà molti mesi. Dodici uomini rimangono ancora in quelle che vengono definite le Guantanamo britanniche. Proprio sul futuro di questi dodici uomini si sono pronunciati qualche settimana fa i Law Lords, stabilendo che la detenzione senza processo è una violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali. Logica conseguenza di quella sentenza sarebbe stato, come hanno sostenuto i legali dei dodici detenuti, l’immediata scarcerazione di questi uomini. Alcuni dei quali pesantemente segnati dalla lunga detenzione. Alcuni di loro hanno tentato il suicidio. Il governo però ha voluto prendersi ancora un po’ di tempo e ha ingaggiato frenetiche trattative con alcuni degli stati di origine degli uomini (in particolare con Algeria, Tunisia, Egitto e Giordania) per convincerli a riprendersi i prigionieri, che comunque non possono essere deportati (perché per stessa ammissione dell’Home Office nei loro paesi rischiano persecuzioni) perché, secondo la vecchia legge, devono essere loro a chiedere di essere rimpatriati (e il paese d’origine deve accettare di riprendersi il cittadino fuoriuscito).
L’annuncio fatto ieri dal ministro Clarke sull’abolizione della detenzione senza processo (che riguardava esclusivamente i cittadini stranieri) è certamente una buona notizia. Peccato che la proposta alternativa vada nella stessa direzione repressiva. Infatti il ministro propone un uso estensivo degli arresti domiciliari. Che diventeranno un’alternativa al carcere ma che potranno essere ordinati senza necessità di processo. In altre parole l’internamento senza processo rimane in vigore, ma questa volta riguarderà anche i cittadini britannici che verranno rinchiusi non in carcere ma in casa. Nel caso di cittadini stranieri che non possono (perché rischiano persecuzioni) essere deportati, verrà limitato o vietato loro l’uso di telefonini, l’accesso a internet ecc. «Perché comunque – ha detto Clarke in parlamento – la situazione d’emergenza rimane gravissima». La reazione di alcuni deputati della sinistra Labour non si è fatta attendere. Per Bob Marshall Andrews (che è anche avvocato) i nuovi poteri «finiranno ben presto sul banco degli imputati. Perché la detenzione senza processo è illegale, sia che avvenga in una galera sia che avvenga in una abitazione privata. Sempre illegittima è».
Dopo aver sentito Clarke, uno dei più importanti avvocati che si occupa di diritti umani, Clive Stafford-Smith ha così commentato l’intervento del ministro: «Siamo di fronte ad un’ulteriore violazione dei diritti umani in questo paese».
(il manifesto)