SCOMPARSA
di Danilo Arona
Da Cronaca e Processi – Il Giornale di Bassavilla, 4 aprile 1925
Da giovedì sera 26 marzo, una giovane e bella signorina della nostra città è misteriosamente scomparsa da casa, lasciando i famigliari in uno stato di angoscia che è facile immaginare. Le circostanze nelle quali avvenne la scomparsa sono tuttora avvolte nel mistero, e per quante congetture, quante ipotesi abbiano fatto e stiano facendo tutti coloro che del doloroso fatto si stanno interessando, nessuno spiraglio di luce è venuto sinora a rischiarare questa triste pagina della vita d’una adolescente.
La signorina assai nota in città è la ventenne Melissa Prigione, residente in via Urbano Rattazzi, 22, da oltre sei mesi commessa presso la Cappelleria Valizzone, sita sotto i portici di Piazza Vittorio Emanuele.
Nel pomeriggio di giovedì, dopo aver consumato la colazione con la madre, la signorina Prigione, in attesa di recarsi al lavoro, si concentrò, come era consueta fare, nella lettura di un romanzo. Era questa una passione, che spesso raggiungeva carattere di vera morbosità, dalla quale la Prigione era da tempo dominata; possedeva infatti una copiosa raccolta di libri – e particolarmente romanzi – e la lettura di essi costituiva il suo prediletto passatempo. La signorina Prigione non amava infatti le distrazioni che generalmente le fanciulle della sua età prediligono: non frequentava sale da ballo, era stranamente restìa dal partecipare a tutte quelle manifestazioni che costituiscono la più lieta attrattiva per la giovinezza. Taciturna, chiusa in sé stessa, e come assorta sempre in un interiore raccoglimento, la Prigione dedicava alla lettura tutte le ore libere e anche pranzando soleva tenere quasi sempre innanzi a sé le pagine aperte di un libro, spinta dal desiderio morboso di conoscere tutte le vicende dei personaggi che popolavano le sue letture. Naturalmente la madre spesso rimproverava la figlia la esagerata mania delle letture. Anche giovedì scorso la madre l’ammonì a desistere dal leggere, e sembra che al rimprovero materno la giovane si sia ribellata, uscendo in questa esclamazione: “Se tu non permetti ch’io legga, me n’andrò lontana da casa e non tornerò più.”
La madre non diede eccessiva importanza alla sfuriata della figliuola, ben lungi dal pensare ch’ella potesse attuare il triste proposito. La Melissa, uscita di casa, si recò al lavoro presso la Cappelleria Valizzone, ove trascorse il pomeriggio e dove il suo contegno apparve perfettamente normale. Ella infatti accudì, come al solito, ai propri lavori, discorrendo con le proprietarie, senza rivelare alcuna agitazione di animo e scherzando persino coi clienti del negozio. Alle 19, ultimato il lavoro, lasciò la Cappelleria portandosi presso il noto fioraio Albanese, suo zio, nel cui negozio in via Umberto 1° era solita trattenersi alquanto ogni sera prima di rincasare. E anche giovedì sera la Prigione si trattenne presso l’Albanese, discorrendo serenamente.
Ma da quando la giovinetta lasciò il negozio dello zio per ritornare a casa, le sue tracce si perdono e da quel momento fino ad ora la sua sorte è avvolta nel più fitto mistero. A casa la Prigione non rientrò. Invano, alla solita ora, la madre l’attese; invano ne chiese, più tardi, ai vicini; invano, poi ne corse ovunque alla ricerca con angoscia sempre maggiore. Da giovedì sera Melissa Prigione non ha più dato notizie di sé; nessuna traccia ha lasciato dietro il suo cammino, nessun segno ha più dato della sua vita.
Avrà la giovinetta, in un momento di folle esaltazione, spezzata violentemente la sua giovane esistenza?
Ecco quanto ci è stato possibile sapere attraverso le indagini sollecitamente da noi compiute. Si tratta naturalmente di semplici induzioni, che riferiamo a puro titolo di cronaca, augurandoci che il mistero che avvolge tuttora la scomparsa della giovinetta possa essere al più presto dipanato, e che la Prigione torni ancora a casa presso la vecchia madre angosciata.
Giovedì, verso le 21, mentre pioveva dirottamente, il commerciante Goggi Giuseppe di Leonardo, abitante in via Trotti 14, stava pescando nelle acque del Tanaro, presso la casa Belvedere in sobborghi Orti. Ad un tratto percepì distintamente il rumore di un tonfo nell’acqua, seguito da alcune grida. Data l’oscurità della notte il Goggi non poté sentire altro e pensò che i rumori uditi fossero provenuti da altri pescatori. Senonché ripensando più tardi al fatto – e forse per uno scrupolo di coscienza – si recò in Questura a riferire quanto gli era occorso di udire.
Contemporaneamente alla Questura era stata denunciata l’avvenuta scomparsa della Melissa Prigione: il fatto riferito dal Goggi fu quindi posto in relazione con quest’ultima denuncia e sollecitamente l’autorità predispose ricerche presso le rive del Tanaro. Le ricerche vennero affidate ai carabinieri degli Orti che, sotto la guida solerte del maresciallo Bruno, si portarono sul luogo indicato dal Goggi. Furono inoltre interessati alle indagini i carabinieri di Bassignana e i Sindaci di Pavone e Montecastello. Le indagini, però, soprattutto per la piena del fiume non approdarono – in un primo tempo – ad alcun risultato.
Anche il giorno dopo non fu possibile, malgrado lo zelo dei funzionari, ritrovare le tracce della giovinetta scomparsa. Soltanto più tardi si rinvenne sulla sponda destra del fiume una borsetta da signora nella quale venne trovata una fotografia identificata tosto con quella della Prigione. Altri oggetti contenuti nella borsetta – tra cui un “necessaire” per toeletta e un paio di guanti – furono riconosciuti dalla madre della Prigione come appartenenti alla scomparsa.
Il rinvenimento della borsetta ha facilmente dato luogo all’ipotesi che la giovane si sia uccisa gettandosi nelle acque del Tanaro, a ciò spinta dalla suggestiva lettura del romanzo su cui passava le ore libere negli ultimi giorni, I dolori del giovane Werther. Ma, per quante ricerche siano state fatte successivamente, il cadavere non è stato rintracciato, onde il mistero avvolge ancora la scomparsa della signorina.