di Abdel Rahman Tamimi *
Molto è stato scritto del muro dell’apartheid e del motivo per cui esiste. Israele sostiene che è una struttura temporanea, eretta per motivi di sicurezza. I palestinesi la vedono come un semplice furto di terra, progettato espressamente allo scopo di assicurare che qualunque futuro “stato” palestinese non sia altro che un insieme di bantustans isolati, uno stato solo sulla carta.
Il controllo delle risorse idriche può dare un’idea dello scopo di questo muro.
Questo controllo è stato per lungo tempo uno degli scopi primari della politica degli insediamenti israeliani, che risale a tempi persino anteriori all’esistenza di Israele. Dal 1930 in poi, il movimento sionista ha focalizzato le attività di insediamento su terra fertile. Questa politica è stata allora costante, dalla valle del Giordano alle falde acquifere costiere nell’Ovest e nel Sud. Non è un caso che le colonie di Gaza siano situate sopra la Falda Acquifera della Striscia di Gaza.
In seguiro all’eccessivo sfruttamento delle acque del Giordano e della Falda Acquifera Costiera, si sono trovate al centro dell’interesse le falde acquifere della Cisgiordania, ed in particolare quella occidentale. Di conseguenza, le autorità dell’occupazione israeliana hanno proibito ai palestinesi di scavare pozzi in quelle aree, mentre funzionari di Israele hanno sottolineato pubblicamente quanto sia importante per lo stato mantenere il controllo sulle regioni montuose della Cisgiordania, che sono a cavallo della falda acquifera. Nel 1991, ad esempio, l’allora Ministro israeliano dell’Agricoltura Rafael Eitan disse al Jerusalem Post che le necessità idriche israeliane rendevano imperativo, per Israele, mantenere il controllo su quelle aree.
Gli Accordi di Oslo, in effetti, cercarono di cementare il controllo israeliano sulle risorse idriche locali e, fino ai negoziati di Camp David, la parte israeliana affermò chiaramente che non avrebbe accettato alcun controllo palestinese autonomo sulla Falda Acquifera Occidentale.
Se si sovrappone una carta del muro su una delle falde acquifere cisgiordane, il quadro diviene più chiaro. Il percorso del muro include abilmente i bacini principali della Falda Acquifera occidentale. Yitzhak Mordechai, quando era ministro della difesa dell’ex Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu, propose che, a questo scopo, la linea verde fosse spostata di 6-15 km ad est. Nei fatti, è questo che ha ottenuto il muro.
Con il completo controllo israeliano sulla Falda Acquifera Occidentale, l’agricoltura palestinese smetterà di esistere nelle aree settentrionali della Cisgiordania, lasciando ai contadini solo la scelta fra fornire lavoro a basso prezzo nelle colonie israeliane o cercare un altro lavoro nelle principali città palestinesi. Alcuni villaggi, fra cui Nazlat Issa, Baqa Al Sharqiyyeh, Izbet Jubara e Al Tayyeh, non riusciranno a sopravvivere, e così si consoliderà ulteriormente il controllo israeliano sul terreno.
Questo è un processo che è già iniziato. La costruzione del muro ha determinato finora la confisca di 36 pozzi di acqua sorgente, una perdita totale di 6,7 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Una rete di irrigazione a goccia lunga 35.000 metri è caduta sotto controllo israeliano, mentre 10.000 capi di bestiame hanno perduto l’accesso al terreno da pascolo. Per l’anno 2003, il costo per la produzione agricola palestinese è stato di 2.200 tonnellate di olio d’oliva, 50.000 tonnellate di frutta, 100.000 tonnellate di ortaggi. In zone precedentemente fertili è iniziato un processo di desertificazione: 83.000 alberi sono stati divelti, e 14.680 dunams sono diventati aridi.
Per illustrare l’effetto su un singolo villaggio, Jayyus, giusto ad est di Qalqilya, per il muro ha perso il 72 per cento dei terreni irrigati e sette pozzi d’acqua; 300 famiglie hanno perduto il 100 per cento del loro reddito.
La decimazione dell’attività agricola potrebbe inoltre avere serie ripercussioni per i negoziati circa lo status definitivo a riguardo dell’acqua. La parte palestinese sarà più debole, perché troverà più difficile giustificare rivendicazioni sulle risorse idriche se, insieme all’attività agricola, sarà diminuita anche la necessità di acqua. Il muro lascerà le aree palestinese asciutte e assetate: è progettato a questo scopo.
* Abel Rahman Tamimi è il direttore del Gruppo Idrologico Palestinese per lo Sviluppo delle Risorse Idriche ed Ambientali.
[da bitterlemons.org]