di Vittorio Catani
[Qui tutti gli ‘Schifometri’ di Catani]
MISTER BANANA E LE ROVINE DI ATTILA
L’altra sera, venerdì 15 aprile 2005, una “misura dello schifo” me l’ha suggerita, anzi gridata, la trasmissione su Rai2 “Contatti”, condotta non so bene da chi perché lo spettacolo — spettacolo lo era davvero, ma inguardabile — era già iniziato quando sono capitato casualmente sul canale (vedo raramente la tv). Devo anzi precisare che eravamo a sabato 16 aprile, giacché “Contatti” (ho poi verificato) era iniziato alle 0,05 per terminare alle 0,45. Ospiti: Stefano Zecchi, il docente universitario e saggista famoso perché “creato” dal Maurizio Costanzo Show, e Pasquale Squitieri, il regista famoso perché “creato” dalla moglie Claudia Cardinale (il Morandini alla voce “Squitieri” riporta una quindicina di film, con punteggi della critica che vanno in massima parte da 1 – il minimo – a 2, salvo “Il prefetto di ferro” con Giuliano Gemma, che raggiunge 3,5) e famoso anche per la sua militanza destrorsa. Il tema di base della trasmissione, mi è parso di capire, era: “la cultura” in Italia.
Apro una parentesi. Berlusconi e il suo governo sono giunti alla inevitabile resa dei conti e al momento sono in fase preagonica. Purtroppo però non è affatto agonizzante, né temo lo sarà a lungo, il “berlusconismo”, termine col quale intendo quanto di becero — nelle idee e nei fatti — Berlusconi ha fatto emergere. In Calabria (io sono del sud) c’è un detto popolare che, addolcito, suona: “lo sterco più lo rimesti più puzza”. Il governo di centrodestra nello sterco ha rimestato a piene mani, e purtroppo il fetore resterà a lungo, anche quando saranno stati versati litri di candeggina e deodoranti. I danni del berlusconismo sono emersi e si sono diffusi (come “zecche”, mi verrebbe da dire) e ora che si è dato modo ai gagliardi, rissosi e rumorosi alfieri del centrodestra di diffondere all’etere i loro pensieri geneticamente degradati, occorreranno decenni per ricostituire verità e purezza dei Dna precedente. Gli italiani dovevano essere vaccinati da Berlusconi? Ma di vaccini si può anche morire…
Naturalmente i due, Zecchi e Squitieri, sono andati a ruota libera assecondati dal conduttore. Così ho scoperto che tutto ciò che sappiamo è menzogna, che finalmente c’è chi ci sta aprendo gli occhi. Uno di questi sarebbe Pansa; inoltre finalmente si parla anche delle foibe (infatti: ma vedi l’articolo di su Carmillaonline che, strano, è piuttosto divergente). Poi si sottolinea che la cultura di destra, anche come quantità, è infinitamente più vasta di quella di sinistra: Squitieri, di sua iniziativa, assimila alla destra tutti coloro che non sono o non sono stati di sinistra o marxisti; eccoci quindi con una caterva di nomi notissimi di scrittori, poeti, filosofi, scienziati (Bertrand Russel, Marcel Proust, etc.) tutti appartenenti “alla destra”. Come mai allora la sinistra italiana ha la cultura in mano? [a voi risulta?] Semplice: la cultura di sinistra, pur essendo infinitamente minoritaria, riesce ad avere un peso maggiore in quanto esiste un “potere” delle cultura minoritaria della sinistra (!) C’è poi un altro fatto ignorato dai più: Einaudi (l’editore) è responsabile (moralmente?) dell’omicidio di Moro, perché ha contribuito alla diffusione di una certa cultura e ha invece per anni “impedito la pubblicazione di Nietzsche”. Ancora: si scopre — per esempio — che le BR hanno ucciso più persone di quante ne abbia ucciso il fascismo: dite la verità, a questo geniale paragone non avevate pensato. Non so se sia vero, ma naturalmente nella visione Zecchi-Squitieri non contano i milioni di morti dovuti alla II guerra mondiale voluta dal fascismo. Lasciamo perdere: se è per questo, non si considera neanche lo stato di assoggettamento in cui viveva la popolazione, ma il mio e’ un dettaglio demagogico anche se c’è chi non ha visto quanto fosse semplicemente folle un raffronto del genere. Eppoi, tutti gli italiani che alla fine del fascismo sono diventati antifascisti! Innumerevoli, mentre prima erano tutti pecore entusiaste del fascismo [ma se non erano acquiescenti passavano i guai, e di ciò non si è detto; né tutti hanno la stoffa degli eroi, martiri e paladini]. Poi costoro, fascisti nel midollo, in blocco sono diventati antifascisti (potendo, aggiungo io, finalmente dare una gioiosa pedata al loro oppressore) ergo sono stati tutti — nella visione squinternata-squitierana) dei “voltagiacchetta”. Come pure quei comunisti intellettuali che prima erano fascisti o repubblichini tipo: Dario Fo, Bocca, Gadda, etc. etc. E si scopre così che la Resistenza prima era di 30 mila persone, poi è… cresciuta con le frottole ed è diventata di 300 mila, 600 mila e via salendo. Comunque meno male che oggi ci sono giovani che leggono Renzo De Felice e altri (i cui nomi francamente mi sfuggono anche perché non li ho mai sentiti nominare prima, certo mia ignoranza).
Zecchi poi ha presentato un suo nuovo saggio in volume sulla tv e sul modo di recepire le notizie tv, “L’uomo è ciò che guarda. Televisione e popolo” (Mondadori), libro che è stato giudicato coltissimo da Squitieri il quale ha fatto tra altri celeberrimi il nome di Kant oltre ad aver paragonato il libro di Zecchi a testi dei massimi sociologi e filosofi (di destra e non) del ‘900, citando in proposito argomenti molto colti e à la page quali l’autrisme. Dopo un delirante lavaggio del cervello durato quasi un’ora, e del quale fortunatamente mi restano poche tracce mnemoniche (coscienti, ma non so i danni al subconscio) la trasmissione chiude in bellezza con una ciliegina sulla torta: l’annuncio di un prossimo film di Squitieri (“Speriamo che me lo lasciano fare e lo lasciano passare”, dice ammiccante il famoso regista), film nientemeno che su ANDREOTTI: per ristabilire finalmente la verità vera su un uomo che ha la statura e ripercorre le tristi vicissitudini — garantisce sempre Squitieri — di un GALILEO.
Ecco la nostra nuova tv. Anche se, leggo in giro, il revisionismo d’ogni genere è una piaga purulenta, anticulturale, antirazionale, sfacciatamente bugiarda, che dilaga in tutto il mondo in tutte le salse e trova adepti entusiasti soprattutto nella peggiore categoria, i sedicenti intellettuali (e nell’integralismo religioso cristiano).
Ma guardiamo all’Italia. Sarà che io, come dicevo, seguo la tv molto poco, ma non mi ero ancora accorto che fosse giunto a questi livelli culturali (si fa per dire) il danno irreparabile della gestione del cavalier Banana. Se anche ora lui se ne andrà, lascerà dietro di sé macerie tali che forse non potranno mai essere spazzate via per poter ricostruire. Un moderno Attila, altro che storie. Non posso che affidarmi all’intelligenza della gente; da questo punto di vista trasmissioni del genere dovrebbero aiutare a cacciare a calci nel sedere mister Banana e i suoi scherani. Ma mi chiedo anche quanti mai, tra i giovani d’oggi e di domani, conoscono o conosceranno la verità, hanno o avranno voglia di conoscerla, e troveranno chi li aiuterà a rimettere al giusto posto i cocci, i pezzi mancanti, scartando calunnie e menzogne.
Personalmente, ho speranze prossime allo zero…