PROFESSIONE CATASTROFE
di Danilo Arona
Era domenica 6 novembre 1994 a Bassavilla. La sera prima avevo visto Pulp Fiction al Comunale e mangiato una pizza in centro. Pioveva che la mandava il demonio, di certo non il Dio dei credenti.
Non rientrammo tardissimo. Mia moglie e io abitiamo in campagna, a una decina di chilometri dalla città. Avevamo già conosciuto una piccola alluvione locale molti anni prima, precipitando a bordo di una Golf dentro un fosso allagato. Rispettavamo la pioggia e i suoi disegni. Per questo, al contrario delle nostre abitudini, preferimmo tornare a un orario decentemente borghese.
Discutemmo di Pulp Fiction, quanto mai da discutere, e leggemmo parecchio a letto, anche per digerire al meglio la solita pizza non lievitata che fermentava nello stomaco. Forse spegnemmo la luce intorno alle due e mezza, o le tre, mentre la pioggia dardeggiava furiosa sulle tegole e sulle piante, conciliando il sonno.
Il mattino dopo, appunto domenica 6 novembre, mi alzai per primo intorno alle dieci. Il colore fuori era grigio cupo. Non aveva mai smesso di piovere.
Misi sul gas il solito bricco domenicale di caffè. Accesi il televisore. A quell’ora Rai e Mediaset (si chiamava già così? Ma no, forse la si diceva Fininvest…) si contendevano il primato della sciocchezza festaiola, ma su TMC, oggi LA7, qualcosa di sbagliato scacciò di colpo la sonnolenza del risveglio. Fazzuoli, a bordo di un elicottero, stava commentando una catastrofe alluvionale dovuta ad un’ondata di piena del Tanaro. Sotto di lui, e sotto i miei occhi, si vedeva Asti per buona parte inondata dall’acqua e le campagne adiacenti del tutto sommerse.
L’ondata sta proseguendo, questo s’intendeva dal concitato rapporto dell’uomo con i baffi che oggi si guadagna la micca reclamizzando il Tavernello, ma che fu di certo il primo pulsante di real tv su quanto ci stava capitando. Non ci avrebbe impiegato molto a raggiungere Bassavilla.
Telefonai a mia madre, ad amici e parenti. Tutto bene, qui non sta succedendo niente.
Cazzo, ma avete visto Telemontecarlo?
Già, e chi la guarda Telemontecarlo?
Il Dio dei devoti benedica le piccole emittenti. Mi sintonizzai su Telecity, l’emittente locale, dove stavano guardando Fazzuoli e avevano già capito la gravità della situazione.
Alle dodici e trenta, lo speaker Enzo Baldon, o forse qualcun altro, disse con tono pacato che il personale doveva abbandonare gli studi di via Gramsci perché l’acqua stava entrando dalla strada. L’acqua del Tanaro, gialla e putrida, piena di idrocarburi.
Alle tredici Rai e Fininvest non dissero nulla.
Il resto è storia.
Alla sera, alle otto, un breve trafiletto della RAI dove il Tanaro si leggeva “Tanàro”, con l’accento sulla seconda “a”.
Bassavilla fu stuprata selvaggiamente dal fiume impazzito. Il black-out energetico durò fino all’11 novembre.
L’11 novembre fu giornata storica anche per l’alluvione mediatica. Al TG3 pomeridiano Gianbattista Carboncini dichiarò che a monte erano state aperte le dighe, causa principale del disastro. Alla sera, da Biagi, il ministro Maroni disse l’esatto contrario.
In molti, da allora, cominciarono a capire che, in casi estremi, è meglio sintonizzarsi su Telecity o Radio Gold.
Non tutte le catastrofi vengono per nuocere. Da quel 6 novembre molti abitanti della Città Grigia sognano in modo sinistro e preciso di quanto di spettacolarmente brutto è sul punto di accadere da queste e in altre parti del mondo. E’ come se il trauma della Terra avesse aperto dei nodi di comunicazione fra le menti e gli squilibri in corso sotto la superficie. Tante persone, soprattutto donne, presagiscono, vedendoli prima, disastri e cataclismi.
Il più potente di tutti, però, è un uomo. Si chiama Alex, sui trent’anni e non ha ancora capito cosa farà da grande. Il giorno prima delle Torri Gemelle ha visto le nuvole incendiarsi nel cielo. Dopo l’11 settembre ha paura di parlarne in giro: i sensitivi a Bassavilla sono scambiati per menagrami e la gente, al loro passaggio, si artiglia le pudende.
Alex, qualche mese fa, mi ha detto: “Verrà il giorno in cui tutti, qui, presentiremo il disastro. Sotto la città, lo sai, passa quella terribile corrente di energia, la Sincronica Maggiore. Pochi capiranno, ma tu annota date, ore e minuti.”
Ho tenuto a mente. La notte fra il 25 e il 26 dicembre su Bassavillla stava nevicando. All’una e ventotto stavo leggendo a letto Windows on the World di Frederic Beigbeder, quando sopra e sotto la terra si è udito un tuono cupo, rimbombante e diversi da tutti gli altri tuoni che ho udito in vita mia. Mia moglie, in lettura pure lei, ha detto con sensata banalità: “Mai sentito un tuono durante una nevicata.” Non le ho risposto che non ci sono più le stagioni di una volta per non finire in uno spot della Mediaset.
L’indomani mattina la rete per prima mi ha comunicato del disastroso Tsunami nell’Oceano Indiano. C’è un dato orario quanto mai preciso sulla spaccatura sottomarina che ha dato origine alla devastante onda anomala. Lo si può andare a verificare e corrisponde all’una e ventotto, ora di Bassavilla e d’Italia.
Ho scritto che non tutte le catastrofi non vengono per nuocere. Ma forse non è vero. Quasi tutti adesso hanno il potere, “il dono”, e nessuno ne parla. Però ci si guarda di sottecchi, quasi alla ricerca dell’alieno che occupa da un po’ di tempo il corpo della moglie o dello zio Ira (sapete di chi parlo, vero?).
L’horror e la fantascienza non inventano nulla, credetemi.