di Giuseppe Genna
Rodney Hylton-Potts ha la corporatura, la cattiva circolazione e i capillari caratteristici del fisiotipo umano Tremaglia, Guazzaloca, Borghezio e via lombroseggiando. Rodney Hylton-Potts è stato in galera due anni per truffa. E’ un cittadino britannico. Rodney Hylton-Potts è il volto del berlusconismo made in Great Britain. E poiché la Gran Bretagna non produce più niente, poiché pratica outsourcing ovunque nel mondo si possa risparmiare sulla manodopera, già questa sarebbe una notizia. Che tipo, dunque, di produzione è questa che dà alla luce Rodney Hylton-Potts? E’ la quintessenza della tv trash fattasi tv di regime. Un programma, Vote for me, ha fatto da trampolino di lancio per l’incredibile programma elettorale enunciato da Rodney Hylton-Potts davanti alle telecamere. Ha vinto il premio: cioè una candidatura indipendente alle prossime elezioni inglesi.
Subito fondando il partito Riprendiamoci la Gran Bretagna!, che suona un po’ come Forza Italia. Punti qualificanti della strategia di Rodney Hylton-Potts: via gli immigrati. E’ sicuro di farcela: “Tutti i taxisti sono con me”.
Rodney Hylton-Potts ha vinto in finale contro una candidata che chiedeva il voto per compiere una politica di assistenza scolastica, sanitaria e lavorativa alle fasce di popolazione più deboli. Il ruggito del sanguinaccio umano ormai conosciuto amicalmente col semplice nome di “Rodney”, come Ale è Del Piero o Silvio è Berlusconi, ha fatto evidentemente presa sull’elettorato televisivo e, suppone lui, avrà il medesimo appeal sull’elettorato elettorale.
Per ora Get Britain Back! ha ricevuto 142.000 adesioni al programma ultrarazzista di Rodney. Le argomentazioni angloleghiste dell’ex truffaldino galeotto sono, se possibile, un’apologia di fascismo più fascista del fascismo. La violenza verbale del personaggio, la sua tagliente dialettica populista, la sua sdegnosa aggressività che sbaraglia gli avversari: ecco i connotati di un Texas inglese, modellato sull’esasperazione del bushismo più vieto e barbaro.
Che la televisione si proponga come sponsor implicito di un simile cavaliere nero è fatto ormai non più significativo, ma automatico. Quando Totò reiterava compulsivamente l’invito Vota Antonio!, il ciclotimico principe massonico della risata non supponeva di avere enunciato una cupa profezia. Invece è andata così: ora si vota davvero Antonio, solo che si chiama Rodney e, da ridere, proprio non ci si riesce.
La coreografia intima di Rodney Hylton-Potts comprende, nello studio in mogano, un ritrattone di Churchill che nemmeno le croste di Teomondo Scrofolo, accanto a stampe allegoriche english blended e gagliardetti che stanno tra l’associazione parà e gli stemmi prepartita in mano ai capitani delle squadre di calcio. Tutto è congeniale a elevare davanti alle telecamere l’urlo autoctono del reazionario universale che dorme insopito nel cuore della razza umana: la terra è mia e non si tocca. Questa presenza della finta arte, grossolana e sempiternamente pseudottocentesca, è un’estetica che, prima o poi, andrà studiata e denunciata. Il Va’ Pensiero amato da Bossi, i caminetti che adornano il focolare arcoriano, i dipinti dei volti dei Fondatori nelle sedi dei think tank neoconservatori: pure occorrenze dell’estetica brianzola che si propone come facies artistica del potere reazionario, ora come sempre. Telemarket eletto ad arte di regime, come era lecito aspettarsi.
Nelle calde atmosfere dello studiolo che gli fa da gabinetto di meditazione, “Rodney” nulla dice a proposito dell’indecenza delle politiche coloniali, trascorse e contemporanee, di cui si è macchiata e continua a macchiarsi la Corona inglese. Esprime altresì uno sdegno totale nei confronti dell’Unione Europea e delle sue politiche comunitarie, che l’Inghilterra condiziona pesantissimamente senza avere aderito alla moneta continentale. Enuncia inoltre un’equivalenza aprioristica tra immigrati e psicopatici criminali. In pratica: il crisma preciso di una componente politica tutta italiana, risorta in Italia, fiorita in Italia, andata al governo in Italia.
Quella che parla attraverso le labbra unticce e grassocce di Rodney Hylton-Potts è la voce del padrone. E’ bene saperlo. E’ bene conoscere il baritonale diktat del nemico.