…di Roberto Bui (alias Wu Ming 1)
Solo due parole, senza perdere troppo tempo, ché gli amici mi invitano a lasciar correre ma siccome l’attacco è personale c’è una riflessione da fare (appunto) in prima persona.
Qualcuno sta dedicando la propria vita al tentativo – peraltro vano – di scalfire il mio buonumore.
Nella più totale assenza di fonti o pezze d’appoggio, il mio nome (e cognome, ripetuto in modo ossessionante) è fatto oggetto di calunnie e sistematici tentativi di diffamazione. Calunnie addirittura neo-barocche, piene di orpelli, di gargoyles, altorilievi, come le facciate di certe cattedrali… ma costruite sulle sabbie mobili e naturalmente destinate ad affondare. Cui prodest?
Nei giorni scorsi qualcuno ha ricordato proprio le vicende del Black Panther Party raccontate dal mio alter ego, Wu Ming 1, nel suo romanzo New Thing. Ad un certo punto la comunicazione di movimento fu “dirottata” dall’FBI verso un pantano di dicerie, illazioni, pettegolezzi maligni, frasi mai dette ma attribuite e ossessivamente ripetute, accuse reciproche tanto gravi quanto infondate. La discordia e il sospetto lievitarono come ciambelle avvelenate, e ciascun compagno – pur criticando il trend – assaggiava una fetta e commentava.
Senza andare troppo in là e troppo in alto con le citazioni, basterebbe ricordare l’albo di Asterix intitolato Asterix e la zizzania. In quell’episodio, i romani mandano nel villaggio dei Galli tale Tullius Detritus, “un essere spregevole, ma molto capace. L’orribile, verde livore della discordia apparirà al suo passaggio, è miracoloso”.
Resta da capire se anche in questo frangente sia in azione un Tullius Detritus, o se – ipotesi più semplice, ma anche più avvilente – ciò che fu il “movimento” produce da sé i propri “esseri spregevoli”.
Quel che è certo è che spazi nati per la comunicazione libera e orizzontale si sono via via trasformati in cannoni carichi di letame e fandonie, puntati contro la capacità di riflettere e ragionare. Non sta a me cercare di appurare le responsabilità, e comunque non in questa sede. Rimane il fatto che ci sono ambiti protetti di comunicazione totalmente irresponsabile, usati per calunniare nell’anonimato e nell’inattingibilità più completa.
Ad ogni modo: sfido chiunque a dimostrare che in una qualunque occasione e in una qualunque fase della mia vita io abbia scritto o detto che mai vi furono camere a gas nei lager nazisti o che non vi fu sterminio degli ebrei da parte del regime hitleriano.
Sfido chiunque a dimostrare che in una qualunque occasione e in una qualunque fase della mia vita io abbia sostenuto posizioni diverse da questa: i fascisti di ogni tendenza e sfumatura vanno combattuti sempre, per ogni dove e con ogni mezzo che sia necessario.
Sfido chiunque a dimostrare che in una qualunque occasione e in una qualunque fase della mia vita io abbia giustificato le azioni di un regime nazifascista o un qualunque crimine d’impronta o ispirazione nazifascista.
Sfido chiunque a dimostrare che in una qualunque occasione e in una qualunque fase della mia vita io abbia sostenuto posizioni basate sulla discriminazione di un popolo, di un’etnia, di una razza (non credo alla loro esistenza), di una cultura, di un genere.
Sfido chiunque a dimostrare che in una qualunque occasione e in una qualunque fase della mia vita io abbia criticato un’azione di antifascismo militante per motivi che non fossero la sua scarsa efficacia o la sua approssimativa realizzazione.
Sfido chiunque a dimostrare che in una qualunque occasione e in una qualunque fase della mia vita io abbia criticato la memoria storica della Resistenza per fini diversi dal suo rinnovamento e perfezionamento, verso una migliore prevenzione dell’insorgere di nuovi fascismi.
Il mio buonumore non è pregiudicato, ma ho visto in sogno i miei parenti morti, nonni e zii comunisti e partigiani, mio nonno Settimo deportato a Mauthausen (ci rimase undici mesi)…
Beh, loro mi hanno detto di non essere affatto di buonumore: – Chi cazzo sono questi maiali lordi di merda che s’inventano infamie sul tuo conto? Sono dei fascisti, dei delatori? – Mio nonno dice che ai loro tempi la questione del “cui prodest” si risolveva senza troppe chiacchiere: i provocatori e le spie si passavano per le armi senza indugi.
Bei tempi, quelli. Poca fatica. Oggi tocca parlare, ragionare… Il numero delle porcilaie è aumentato a dismisura, e sono più inquinanti di quelle di una volta.
Bella idea, l’open publishing. Peccato che di belle idee e buone intenzioni sia lastricata la via dell’inferno.