di William T. Whitby
Negli anni sessanta (e anche attualmente) il governo degli Stati Uniti veniva violentemente attaccato da quanti erano contrari all’uso dell’energia nucleare a causa degli effetti della radioattività. Fonte di grave inquietudine per il governo fu la pubblicazione, da parte di alcuni famosi scienziati, di relazioni in cui si sosteneva che l’aumento dei casi di cancro ai polmoni, prima piuttosto raro, era stato causato dalla radioattività dovuta agli esperimenti atomici e alle centrali nucleari. Esperti governativi informarono segretamente il governo di essere d’accordo con tali affermazioni. Il governo si trovava nei guai. Con un vasto settore dell’opinione pubblica già in allarme contro la radioattività, non poteva permettere che notizie simili diventassero di pubblico dominio; d’altra parte, di fronte alle minacce di aggressione di Russia e Cina, non poteva effettuare tagli al programma di armamento atomico.
Nel bel mezzo di questo dilemma, al governo capitò un colpo di fortuna. Due medici inglesi, Doll e Hill, pubblicarono un rapporto nel quale si affermava che dati statistici dimostravano che le persone più frequentemente colpite dal cancro ai polmoni erano i fumatori. Per il governo era la grande occasione e non ebbe esitazioni: sostenne la teoria su vasta scala. Doll e Hill non avevano affermato che fumare causava cancro polmonare, bensì che esisteva una « correlazione » statistica, cioè una connessione, tra i due fatti. Senza tenere in alcun conto le accuse di irrilevanza che alcuni dei principali esperti mondiali di statistica avevano rivolto alle «statistiche» di Doll e Hill, il comitato del Surgeon General sostituì al termine «correlazione» (correlation) il termine «rapporto di causa» (causation), in quanto più definitivo e, naturalmente, più suscettibile di provocare paura. Non esistevano fondamenti medici né scientifici di sorta per una scelta del genere. Avevano forse in mente il detto: «Più la menzogna è grossa, più la gente ci crederà»?
So da fonte ben informata e degna di fiducia che la vera e propria campagna d’informazione fu lanciata col deliberato proposito di distogliere l’attenzione dalle responsabilità dell’energia atomica, scaricandole sul tabacco. Non si badò a spese e vennero investiti milioni e milioni di dollari per una delle più grandi e disoneste campagne della storia. Non si può fare a meno di pensare a Hitler e al suo ministro Goebbels che, per la propaganda antisemita, usavano accuse sul tipo di quella che gli ebrei erano soliti mangiare i bambini cristiani. Su quell’abitudine innocua e benefica che è il fumo fu steso un drappo funereo. Probabilmente mai nella storia un’accusa fu così priva di fondamento.
La cosa più grave è che la macchinazione non può essere provata. E come sarebbe possibile? I governi, di solito, non si espongono al pericolo di essere smascherati; eppure ogni tanto qualcosa sfugge e attualmente nell’ambiente medico molti, che sanno bene come funzionano le cose a Washington, sono convinti che si è trattato di una manovra a sangue freddo. Averne le prove, però, è tutt’altra faccenda. Nondimeno, un giorno potrebbe succedere qualcosa che porterà alla scoperta di un altro Watergate.
Nei due anni che sono trascorsi da quando è uscita la prima edizione di questo libro, non ho ricevuto una sola parola di smentita.
Far uso della menzogna è ormai una pratica politica sempre più diffusa. Dai tempi delle fandonie del presidente Eisenhower sulla vicenda dell’U2 alla presidenza Nixon essa si è così estesa che è ormai opinione comune fra gli americani che il governo menta abitualmente ai cittadini.
Un fatto che avrebbe dovuto mettere in sospetto la gente è la prontezza con cui il governo ha tirato fuori capitali così ingenti per la campagna. Di solito, il denaro non viene distribuito con tanta liberalità, anzi, è piuttosto vero il contrario. Basta considerare quanti importanti progetti di ricerca medica e scientifica proseguono stentatamente per mancanza di fondi; quante volte la responsabilità dell’arretratezza delle ricerche sul cancro sia stata imputata dagli stessi ricercatori all’insufficienza dei fondi concessi dal governo. Il denaro, però, non manca per la campagna contro il fumo e questo perché vale la pena spendere tanto se serve ad allontanare la collera della gente dall’energia atomica.
Un’altra cosa che avrebbe dovuto far nascere dei sospetti è l’improvviso interesse del governo per i problemi della salute, per un aspetto molto limitato però. Il cancro polmonare non rappresenta la più grave malattia dell’umanità, vi sono ben altri settori della salute in cui sarebbe necessario intervenire con urgenza. È odioso che quest’unica malattia assorba fondi così esorbitanti.
Quanti sostengono che l’alcool è la maggiore causa di morte fra quelle prevedibili, all’origine di tanti mali e miserie umane, spesso chiedono perché non sia stata data la precedenza a una campagna contro l’alcool. Ma non sarebbe servito a levare dagli impicci l’energia atomica. Bisognava scaricare a ogni costo la responsabilità del cancro polmonare sul tabacco.
Certo il grande panico sul fumo-causa-di-cancro-polmonare non poteva non essere il benvenuto per i governi che usano l’energia nucleare e per le grandi compagnie di elettricità che hanno investito miliardi di dollari nelle centrali nucleari. Per non parlare delle fabbriche da cui escono gli innumerevoli prodotti cancerogeni che inquinano l’ambiente, che grazie a esso hanno visto allontanarsi le accuse di responsabilità.
Le vittime della radioattività e i loro figli chiedono giustizia, ma finché sarà dato credito alla teoria contro il fumo le loro richieste resteranno inascoltate.
Chi si ammala di cancro ai polmoni ha ben poche probabilità di essere risarcito: se aveva l’abitudine di fumare, non importa se tanto o poco, il cancro verrà attribuito al fumo. Inoltre la classe medica è diventata così fanatica, che è assai diffusa la tendenza a considerare bugiardo chiunque neghi di aver mai fumato se presenta un carcinoma polmonare.
La campagna antifumo è dilagata a macchia d’olio, con i puritani zelanti e sempre pronti a mo’ di quinta colonna. Non è rimasta limitata all’America, ma, grazie all’Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite — apparato inutile ma pericoloso — ha oltrepassato i confini e ora ha preso piede in tutto il mondo. Fornisce una piacevole occupazione a centinaia di medici e migliaia di profani. Un vero esercito di ricercatori, direttamente o indirettamente sul libro paga del Grande Fratello, è occupato a sfornare, apparentemente in maniera inarrestabile, «dati» a sostegno della campagna. È diventata un’organizzazione così gigantesca che se ne parla spesso come di una vera e propria «industria» ed è solo grazie alla sua incessante attività che la teoria che il fumo sia causa di cancro ai polmoni — che probabilmente, come tante altre teorie ormai decotte, sarebbe defunta -viene mantenuta in vita.
L’Organizzazione mondiale della sanità è sotto la stretta influenza del governo Usa, tanto che spesso viene vista come una filiazione del dipartimento della sanità statunitense. Fornita di medici «governativi» che prendono ordini dall’alto, l’Oms è considerata dai medici indipendenti come un braccio del Grande Fratello e presso di loro gode di uno scarso credito, non diversamente dal dipartimento della sanità. I nemici del fumo si compiacciono di citare i suoi rapporti, quelli che pensano con la loro testa li considerano con sospetto.
La gente dovrebbe sapere che i periodici allarmi contro il fumo non partono da medici indipendenti, liberi da condizionamenti. Quasi senza eccezioni, si tratta di medici stipendiati: impiegati del governo o di enti da esso controllati. Anche il Gran Protettore della campagna, il Surgeon General, è solo un dipendente pubblico. Molti di questi medici stipendiati per le loro tendenze politiche odiano le « capitalistiche » multinazionali produttrici di sigarette perfino più delle sigarette.
Molti importanti scienziati, come per esempio Rosenblatt e Hueper, replicarono immediatamente attaccando la teoria, ma vennero silurati e la loro voce soffocata dal frastuono della propaganda antifumo su larga scala. I sostenitori della campagna si erano rapidamente impadroniti dei mezzi d’informazione e la posizione degli avversari non ebbe quasi nessuno spazio. Sebbene molte persone intelligenti nutrissero seri dubbi, l’incessante lavaggio del cervello ha in gran parte avuto successo e sembra aver tirato dalla parte degli antifumo quasi tutti gli uomini politici del mondo. D’altra parte, ottenere dovunque l’appoggio dei governi era l’obiettivo principale.
Un altro importante obiettivo erano i medici, senza il sostegno dei quali non sarebbero riusciti a fare molto. Sembra sorprendente che ce l’abbiano fatta, perché in genere si pensa che siano persone molto intelligenti, con una preparazione scientifica. E spesso lo sono, ma non sono meno sensibili degli altri al lavaggio del cervello. È sufficiente convincere alcuni dei cosiddetti leaders, perché tutti gli altri si accodino come tante pecore.
I medici amano pensare a se stessi come a uomini di scienza, ma sembrano aver dimenticato gli insegnamenti ricevuti negli anni della formazione: non accettare niente senza prove. E, naturalmente, non esiste prova di nessun genere, scientifica o meno, a favore della teoria.
II medico medio ammetterà di non aver studiato con molta attenzione le relazioni sulla teoria, ma probabilmente dirà: « Se so no valide per l’Ordine, lo sono anche per me ». È raro trovarne uno che abbia letto, o anche solo sentito parlare delle relazioni scientifiche di parte avversa. Va da sé che non è cosa nuova che teorie scientifiche non sufficientemente provate vengano accettate: la storia della medicina è tristemente piena di esempi del genere. La maggior parte dei medici sembra avere nel cervello un compartimento impenetrabile alla logica, il che rende loro impossibile assumere un atteggiamento critico verso la teoria. Parecchi di loro, parlando del fumo, diventano rabbiosi, molto più di quando parlano dell’alcool e dell’eroina, le cui miserie non sembrano commuoverli.
Spesso risulta difficile ed estremamente penoso cambiare opinione, anche perché si teme di «perdere la faccia». Forse ciò che rende così rigidi tanti medici sono proprio i dubbi che inconsciamente nutrono sulla teoria. I veri scienziati devono sentirsi male, quando un medico che accetta questa assurdità parla della medicina come di una disciplina scientifica. Come possono pretendere dì essere scientifici, se molti di loro mi hanno insultato quando ho avuto l’audacia di chiedere prove scientifiche? Sì, come tutti gli altri i medici hanno subito il lavaggio del cervello.
Da William T. Whitby, Il fumo vi fa bene, Rizzoli, 1983. Il dottor William Whitby, australiano, è stato a lungo presidente della British Medical Association.