di Cinzia Colosimo
[dal notiziario Cellule Staminali]
Come volevasi dimostrare, il passaggio di Proposition 71 (il referendum sulle staminali che ha ottenuto esito positivo in California: qui le informazioni] ha smosso molti progetti fino ad ora conservati nel cassetto. Tutti parlano di quel denaro completamente dedicato alla ricerca su embrioni come di una gigantesca torta di compleanno che e’ gia’ finita prima ancora che le porzioni siano state fatte.
Nel mentre gli esperti, dichiarati o presunti, sono aumentati a dismisura, e ognuno di loro ha la soluzione definitiva per investire correttamente questi finanziamenti e far guadagnare in contemporanea Stato e aziende private. In primis questo atteggiamento colpisce negativamente le compagnie biotech: piu’ di ogni altro questi organismi devono dimostrare un impegno assoluto perche’ vengano prese in considerazione. Il taglio della torta e’ sempre un evento riservato a pochi.
Tom Okarma, presidente della compagnia Geron, questo fenomeno lo sta assaporando sulla propria pelle e non vede l’ora che si faccia chiarezza: “la politicizzazione del tema staminali ha creato molta confusione e ha prodotto un sottostrato di esperti che non hanno idea di cosa stiano trattando. Molti di questi non hanno nemmeno mai visto una linea embrionale”.
Okarma, come molti altri nel suo settore, ha partecipato attivamente alla raccolta di fondi per la campagna referendaria: non dimentichiamoci che sono stati spesi piu’ di 25 milioni di Usd per finanziare questa iniziativa. La StemCell di Palo Alto, o la Aastrom Biosciences di Ann Arbor si sono comportate similmente e ora si aspetterebbero una sorta di “riconoscenza” politica per l’obbiettivo raggiunto. Macche’. Gran parte dei finanziamenti arriveranno subito alla Stanford University, alla University of California, al Salk Institute for Biological Studies di San Diego. Tutte istituzioni che hanno diretto controllo della Food and Drug Administration e che comprensibilmente possono usufruire piu’ velocemente di quei provvedimenti economici.
Non tutte le compagnie hanno il calibro della Geron, che tra l’altro si occupa di cellule embrionali gia’ da tempo. Vi sono quelle realta’, come la VistaGen Therapeutics, che in Proposition 71 hanno visto l’effettiva possibilita’ di una svolta, a volte anche la garanzia stessa della sopravvivenza sul mercato. Ralph Snodgrass, presidente della VistaGen infatti spiega: “Ci aspettiamo un incremento sostanziale del lavoro, sia in termini di infrastrutture che di staff scientifico. Dal momento che ci occupiamo di staminali embrionali e diabete e’ indispensabile per noi aggiornarci ed essere competitivi sul mercato”.
Ma per il mondo accademico sara’ tutto piu’ facile. Gli investitori del biotech, questo fenomeno sembrano averlo gia’ capito da tempo: le azioni della StemCell costavano infatti 2 Usd prima di ottobre, mentre dopo i risultati del referendum gia’ arrivavano ai 4,28 Usd. Quelle della Geron invece dopo le elezioni sono arrivate a toccare i 7 Usd. Dalla vendita di queste azioni la Aastrom ha guadagnato circa 10 milioni di Usd, mentre la StemCell 22,5 milioni e la Geron oltre 40 milioni. Tutto denaro che se ne sta li’ buono per essere utilizzato in caso di necessita’. Per le compagnie e’ piu’ ragionevole pensare che i finanziamenti statali aiuteranno i ricercatori a tradurre piu’ velocemente la ricerca in realta’ industriale. Nessuno vieta loro di chiedere dei finanziamenti per progetti particolari, ma e’ inutile fare progetti solo in base a quella possibilita’. Le reali possibilita’ di miglioramento provengono invece dai brevetti sviluppati dalle compagnie, che potrebbero essere venduti alle accademie (come gia’ accade per la Aastrom ad esempio) e garantire una continuita’ di collaborazione. Si tratta insomma di benefici indiretti. La Geron stessa, ad esempio, ha investito in questi anni oltre 90 milioni di Usd per la ricerca sulle linee embrionali, collaborando con la University of California. Altri 130 milioni sono in banca, destinati alla stessa causa, ma non sono sufficienti per portare avanti baracca e burattini, anche perche’ le prime sperimentazioni cliniche sono previste per il 2006. “Abbiamo bisogno di fondi esterni che diano una svolta all’area californiana nei prossimi 18 mesi”, spiega Okarma.
Secondo i dati pubblicati dalla rivista BioCentury, negli ultimi 10 anni gli investimenti privati per la ricerca sulle cellule staminali ammontano a circa 300 milioni di Usd, ossia il 10% dell’intero mercato del biotech. “Questo e’ facilmente comprensibile”, sostiene Snodgrass, “perche’, a parte casi isolati come la Geron, le reali possibilita’ di produrre farmaci partendo da embrioni arriveranno solo fra una decina di anni e gli investitori sono molto frenati da questo fattore”.
Ci sono casi, come quello della Interwest Partners in Menlo Park, in cui uno scienziato e’ socio d’impresa e quindi puo’ influire direttamente sul livello di investimento privato. Parliamo di George Daley, professore ad Harvard ed esperto di staminali. Il suo ruolo sicuramente e’ importante, ma relegato al suo territorio e troppo connesso alla sua attivita’: “Il progresso scientifico sta accadendo ma e’ ancora troppo presto per dire quando arriveranno i primi farmaci a larga diffusione”. Anche se sono piu’ di 20 anni che Daley si occupa di biologia e staminali, e’ comprensibile il suo punto di vista. Il tema embrioni da un lato ancora scandalizza e dall’altro “rende” poco sul mercato a breve termine. Ma fino a che ricerca e investimenti non andranno di pari passo sara’ difficile assistere ad una rivoluzione scientifica gia’ in atto ma ancora in ombra.