di Alex Foti
da [neurogreen]

amsterdamworkers.jpgA proposito dei due interventi sull’Olanda (qui e qui), Giuseppe Genna non sembra aggiornato su tutti
gli aspetti dell’attualità sociale olandese: c’è stato un mese fa un
megasciopero generale contro i tagli al welfare come non se ne vedevano da
cinquant’anni (anche FT e HT hanno dedicato inchieste all’argomento), cui
hanno partecipato con picchetti alle catene i nostri germani olandesi del
flexblock (e animatori di greenpepper e beyond ESF). Insomma al welfare
gli olandesi calvinisti o cattolici o giavanesi o molucchesi o musulmani
ci tengono. Poi non si capisce perché VanGogh e Fortuyn vadano messi nello
stesso calderone. Uno era di sinistra e alla sua morte ha risposto il
lutto di tutta la Amsterdam di sinistra con forte presenza del movimento
anarchosquatter (così dice philopat che c’era), l’altro era di destra ed è
l’Olanda profonda e da tabloid che lo ha pianto.


Certo entrambi gli assassinii sembrano segnare la fine del
multiculturalismo all’olandese (se questo è mai esistito; gli europei sono
xenofobi a priori e gli olandesi furono collaborazionisti zelanti,
malgrado il caso di Anna Frank li abbia riabilitati per la posterità) e
interrogano le aporie, le possibilità e i pericoli del secolarismo e del
laicismo nel XXI secolo fondamentalista. Ma Fortuyn è stato ucciso da un
olandese bianco che temeva un nuovo fascismo, mentre VanGogh è stato
ucciso da un olandese musulmano che non accetta la critica che il pensiero
laico fa della sottomissione della donna nella cultura islamica anche
delle metropoli occidentali.

Quello che mi sembra dire Genna è comunque che non basta una società aperta e
tollerante (anche con canne libere, sesso libero e sussidi di invalidità
al lavoro) a creare una società che dia significato alle vite delle
persone. Ma anche qui la crisi del welfare compare ovunque, ad Amsterdam
come ad Anversa, come uno dei fattori scatenanti la disgregazione sociale
che induce i ripiegamenti fortemente identitari cui assistiamo. Forse però
anche allude al vuoto etico dell’élite europea contemporanea.
Se posso azzardare una tesi è che, un po’ come il socialismo reale ha
depoliticizzato la società russa, il miracolo economico e la prosperità
europea successiva hanno depoliticizzato la società euroccidentale, fino
alla seconda guerra mondiale fieramente ideologica e percorsa da una
guerra civile permanente. Ora che le vacche grasse sono finite, ritorna
fuori la politica ma nei modi nazionalisti e intolleranti che speravamo
sepolti per sempre, mentre il socialismo latita, zapatero a parte. Verdi,
ci siete? E oggi a complicare maledettamente le cose c’è la
radicalizzazione innegabile dei giovani musulmani nati e cresciuti
nell’europa edonista (avete visto le foto di Osama adolescente in
svezia che sembra uno dei Jackson 5?) ma che respinti/esclusi da essa, la
odiano implacabilmente come neanche i nichilisti di Dostoevskij odiavano
lo zarismo.