di Cristopher Phillips
[da Backstreets, tramite Badlands]
Hai sostenuto un certo numero di cause nel corso di questi anni, ma pur tenendo in considerazione la coscienza politica e sociale che gran parte del tuo lavoro ha avuto, questa è la prima volta che ha un peso reale sulla politica elettorale. Quindi la grande domanda è questa, perché adesso?
Fondamentalmente, queste saranno le più importanti elezioni della mia vita. Penso che il Governo sia andato troppo lontano da quelli che sono i valori Americani. Dopo l’11 settembre la pensavo come tutti gli altri— ho sostenuto la decisione di andare in Afghanistan ed ho sentito una tremenda unità nel paese come mai avevo sentito prima. Era un momento di grande tristezza ma anche di grandissime possibilità. E penso che ciò sia stato sprecato quando abbiamo deciso di buttarci a capofitto nella guerra in Iraq, che non ho mai capito e della quale ho già parlato.
Non ho mai capito davvero come e perché siamo finiti lì. Abbiamo offerto le vite dei nostri giovani migliori in onore di cause che sono poi state smentite. Ho vissuto questa cosa in prima persona quando ero giovane e per chi come me ha vissuto direttamente il periodo della guerra in Vietnam è stato proprio devastante.
Ed assieme a questo, il deficit del paese, la soppressione di servizi come ad esempio il doposcuola per i ragazzi che ne hanno più bisogno, la mancata riduzione delle tasse, la divisione della ricchezza che ha minacciato i rapporti interpersonali creando sempre maggiori differenze negli ultimi 20 anni. Queste sono cose, avvicinandosi le elezioni, che non avrei potuto tacere per tener fede a ciò che ho scritto negli ultimi trent’anni.
Non penso di aver mai visto niente di simile in vita mia. Penso che certe libertà che abbiamo siano date per scontate— ho anche un po’ parlato di questo per strada e la gente comincia a farsi delle domande.
In passato mi sono lasciato coinvolgere da molte organizzazioni popolari che in qualche modo esprimevano il mio punto di vista,e dove pensavo di poter dare un piccolo aiuto. Penso di averlo fatto per circa 20 anni.
E questa era una cosa che mi rendeva molto felice. Ho sempre creduto che fosse bene per gli artisti rimanere lontani dai “giochi di potere”. per mantenere una voce indipendente e questo è il modo in cui ho sempre amato fare il mio lavoro. Ma la posta in palio questa volta è troppo alta.
Mi sono sentito, dopo tutto quello che avevo scritto in merito, le cose per le quali ci siamo battuti con la band in tutti questi anni, che era una cosa troppo grande per rimanerne fuori.
Molti grandi artisti, unici artisti si ritroveranno assieme per questi concerti – – R.E.M., Pearl Jam, Jurassic 5, Bonnie Raitt — così immagino che anche con l’unità dell’obiettivo comune, ci saranno punti di vista differenti. Quanto si noteranno queste differenze? Pensi che avremo punti di vista differenti tra i vari artisti?
Immagino di sì — tanto diversi quanto diversi sono gli artisti coinvolti. Penso che ci siamo tutti riuniti con un unico obiettivo iniziale ma al tempo stesso il punto d’arrivo potrebbe essere differente per ognuno. A me John Kerry piace moltissimo. Non penso che abbia tutte le risposte così come non penso che le abbia John Edwards ma penso che abbiano esperienza, esperienza di vita e penso che abbiano la sincerità di chiedere domande difficili sull’America provando a cercare oneste risposte. Penso che lo faranno. Invece non penso la stessa cosa di quelli che sono al potere adesso. Penso che la fiducia sia andata persa e non si possa più tornare indietro.
Cosa pensi del discorso di Kerry alla Convention Democratica?
Penso che sia stato fantastico. Il migliore che abbia mai sentito.
Ed il fatto che abbia usato No Surrender per il suo ingresso, è qualcosa che ha chiarito in anticipo il tuo punto di vista?
No qualcuno mi ha detto che l’aveva sentita a diversi comizi qua e la nel paese, è stata una cosa carina.
questi anni hai sempre prestato più attenzione ai problemi in sé piuttosto che alle etichette o ai partiti — che siano il Democratico, il Repubblicano, l’Indipendentista, il Riformista, i Verdi o qualunque altro. Questa è sembrata essere una decisione molto coscienziosa, quindi in questo momento le cose hanno raggiunto proprio un punto di capovolgimento?
Direi di sì. Mi spiego, io sono cresciuto in una casa Democratica. L’unica discussione di politica che io ricordo in casa mia è stata quando ero piccolo e un giorno tornai da scuola — penso che qualcuno a scuola mi chiese di che partito fossimo, doveva essere stato in un momento durante le elezioni, e io probabilmente avevo l’età di mio figlio, 8 o 9 anni. Tornai a casa e dissi, “Mamma, cosa siamo noi?” e lei rispose “Oh, noi siamo Democratici. Siamo Democratici perché stanno con la gente che lavora”. E così è stato — quella è stata l’unica discussione di politica tenuta in casa mia per circa 18 anni.
Così ho sempre mantenuto idee progressiste o liberali. Io penso a quello quando mi metto a scrivere — fondamentalmente ti formi a seconda del tuo ambiente, su questo non c’è dubbio. Vivevo in una famiglia che si trovava in difficoltà e che cercava continuamente di sbarcare il lunario. Mia madre andava alla compagnia finanziaria, si faceva prestare dei soldi per poter passare un buon Natale, quindi li restituiva per tutto l’anno fino al Natale successivo, prendendone poi in prestito degli altri. Quindi so come vanno le cose e questa volta non c’era davvero nessun modo per il quale potessi evitare di prendere una posizione.
Questo mi fa pensare a quelle critiche che sembrano sempre accompagnarti: come può un milionario scrivere ancora riguardo le preoccupazioni degli operai? Qualcosa di simile viene imputato anche a Edwards: figlio di un operaio di cotonificio tuttavia è diventato un avvocato milionario, come se una cosa negasse l’altra. Ma chiaramente quelle esperienze formative condizionano il modo in cui poi vedrai il mondo.
Quel “criticismo” c’è anche nella concezione tremendamente confusionaria di come scrivono gli scrittori. Innanzitutto, sei mai stato a vedere la casa di Mark Twain?
No, non ci sono mai stato…
E’ molto carina [ride]. La stanza in cui scriveva è splendida.
Non era una baracca verniciata di bianco con un mucchio di rane che saltellavano tutt’intorno?
No, è davvero una magnifica casa Vittoriana. Quindi è stata fatta prima! [ride]… Mi pare che critiche di questo tipo prendano di mira i musicisti piuttosto che, per dire, i registi. Nessuno si lamenta che Martin Scorsese non appartiene veramente alla Mafia. Viene sempre fuori — ormai mi sono rassegnato al fatto che dovrò rispondere a questa domanda per il resto della mia vita lavorativa. Ma è una confusa incomprensione del modo in cui le cose vengono scritte.
Ho sentito dire che ultimamente stai scrivendo tantissimo.
La gente lo dice continuamente. Mi auguro che fosse vero!
Mi stavo chiedendo se dobbiamo aspettarci del nuovo materiale nel tour, se hai scritto qualcosa apposta per questo.
Ci sto sempre provando… ma non ho nulla finché non ce l’ho, capisci? In realtà, mi sono preso un bel po’ di tempo libero — Patti stava lavorando al suo nuovo disco, e così ho passato del tempo con i ragazzi, e mi è piaciuto osservare il suo lavoro. Scrivo sempre, cerco sempre di proporre qualcosa, ma non ho niente finché non ce l’ho. Perciò non posso predirti nulla.
Una volta hai detto che “uno scrittore scrive per essere capito”. Ma ci sono state così tante cattive interpretazioni delle tue canzoni nel corso degli anni, le più evidenti “Born in the U.S.A.” e “American Skin (41 Shots)”. Perlopiù hai lasciato parlare le tue canzoni, ma mi chiedo se, in aggiunta ai cambiamenti che questi shows stanno cercando di operare nel Paese, pensi che questo darà più chiarezza al tuo pubblico in merito al significato e agli intenti dei tuoi scritti?
No so, è possibile. Fondamentalmente ho fiducia nelle canzoni. E mi arrendo anche alla realtà secondo la quale una volta che le tue canzoni sono là fuori, tu sei soltanto un’altra voce nella discussione. E’ così che vanno le cose e va bene così. Penso che alcune delle mie canzoni siano là fuori per essere discusse. Con “American Skin” è divertente, mi imbatto in persone che credono ciecamente all’interpretazione del New York Post di quel brano! Ma ho anche incontrato molte persone che hanno completamente afferrato quello che stavo cercando di dire. E questo è il modo in cui vanno le cose. Quando quelle canzoni vanno là fuori tu aggiungi la tua voce al coro di persone che lottano per la loro definizione e per quello che loro rappresentano. Io ho una possibilità, perché sono ancora quello con la chitarra in mano.
Ma è possibile — non è qualcosa a cui penso, ma può essere.
In passato, quando hai sentito il bisogno di definire qualcosa con maggiore chiarezza (mi riferisco a “Empty Sky” allo show di Atlantic City nel 2003, quando hai reso molto chiaro che cosa tu intendessi con “an eye for an eye”) che cosa ti passa per la testa quando decidi di chiarire le cose in quel modo?
Io non ho alcuna inibizione a fermarmi e a dire a qualcuno che cosa davvero intendo dire io. C’è un momento per farlo. E così, ehi, in quel momento avevo il palco a disposizione (ride); e in genere quando mi accorgo che c’è un fraintendimento che ricorre per più di qualche serata, allora dico “Okay, ci sono alcuni…” Forse saranno 100, o forse dieci. Forse solo due. Forse sento solo il tipo che sta facendo rumore in quel momento. Ma, alla fine, è come se stessi parlando con te. Parlo con te singolarmente. E allora non ho proprio nessuno problema a fermarmi in un particolare momento per chiarire le mie intenzioni. E ora, grazie al favoloso aiuto di Internet (ride), le mie intenzioni fanno istantaneamente il giro del mondo e questo aiuta a chiare le cose ancora più velocemente.
Ben lieti di essere d’aiuto!
O pure a confondere le cose ancora più velocemente, suppongo… Ma, quando si ha un pubblico delle dimensioni del mio, quel pubblico è molto numeroso. Quando ho parlato della guerra in Iraq nel corso dell’ultimo tour, prima che la verità venisse a galla, c’era gente che applaudiva e c’era gente che fischiava. E’ così che va. Ho cercato di mantenere i miei commenti in circa due minuti al termine della serata, il che mi sembra essere un buon equilibrio rispetto alle tre ore di show che avevamo passato a suonare.
Io credo fermamente che si presta un servizio nell’interesse del pubblico. Tuttavia, allo stesso tempo, credo che le mie idee e le convinzioni per le quali la band si è battuta nel corso degli anni costituiscono parte integrale della nostra opera e noi abbiamo un dovere di rendere queste idee il più chiare possibile. In determinati momenti abbiamo un dovere di prendere posizione nel modo più chiaro possibile. Credo che ciò faccia parte di quello che la gente cerca da noi e che ciò rappresenta una parte di quanto abbiamo fornito a una porzione del nostro pubblico. E penso che ogni sera suono davanti a un pubblico fatto da gente con gusti diversi. C’è il pubblico per Tom Joad, c’è il pubblico per “Dancing in the Dark”, ma, ehi, sono tutti lì insieme in quel particolare momento. Ecco perché io guardo a tutto questo come ad una parte di tutto il processo. E c’è anche un’altra cosa: questi sono i tempi in cui lavoriamo. E credo che sia in questi tempi che si deve prendere posizione.
Quando alcuni tuoi fans di orientamento conservatore sono andati in collera per alcune affermazioni l’altra estate, come per la citazione del libro di Al Franken, io penso che qualcuno abbia visto una contraddizione con il tuo benvenuto ai fans di ogni idea politica. Personalmente io ho inteso le tue parole come “chiunque è benvenuto qui, ma questo non significa che io non dirò quello che penso o non vi provocherò in qualche occasione”.
Esatto. Ed è molto semplice. Non ho bisogno di gente che mi applauda per qualunque cosa io faccia. Non vado su di un palco aspettandomi questo e noi abbiamo fatto abbastanza per vedere entrambe la facce della medaglia. E va bene così. Lo show è come un forum di idee. Questa è una delle cose che cerchiamo di fornire nel corso della serata. E questa è una parte delle cose che si ricevono quando si passa attraverso le porte [per assistere allo spettacolo].
Tutto questo non dovrebbe risultare una sorpresa per chiunque ti abbia seguito per un discreto lasso di tempo. Alcuni fans sembrano essere rimasti sorpresi dall’apparizione sul tuo sito web del discorso di Al Gore, oppure dagli scherzi sull’impeachment del presidente sul palco nel corso degli show, ma a me sembra che la tua posizione politica e le tue preoccupazioni sulle questioni sociali siano da lungo tempo coerenti.
Certo, sarei sorpreso se ci fossero fans di vecchia data che siano rimasti sorpresi. Potrei capire qualcuno che quasi per caso viene allo show a seconda di quello che sto facendo, o per una particolare canzone, ma penso che, se uno ci ha seguito nel corso degli ultimi 30 anni, le nostre posizioni su moltissime questioni sociali sono state coerenti e franche.
Qualcuno può avere il paraocchi e scegliere di non vedere oppure sceglie di prendere la “parte buona” e lasciare il resto.
Vero. Penso che parte del rapporto tra un artista e il suo pubblico consista in un’intensa identificazione. “Voi siete me, io sono voi”. Questa è una parte consistente del rapporto. Ma penso anche che parte di quello che noi facciamo è dire “d’accordo, noi siamo una cosa sola. Ma non siamo la stessa cosa.”
Mi piacciono da pazzi i film di John Wayne. Per tutta la mia vita vi ho trovato una grande ispirazione ed anima. Ma non sono un fan della [idea] politica di John Wayne. Ma amo John Wayne e amo i film che ha fatto. E’ così che va qualche volta.
Chi ti ispira non solo dal punto di vista artistico ma anche politico ? Sembra che John Fogerty sara’ sul cartellone e le sue canzoni sembrano essere una pietra di paragone in quel senso…
Realmente, se ripenso a quando ero veramente giovane, anche con gli steel mill, facevamo benefits locali e abbiamo marciato su Washington nei tardi anni 60. La verità’ e’ che se sei della mia generazione e sei cresciuto come parte della cultura alternativa questo e’ parte della tua crescita. Puoi chiamarlo sia attivismo che cittadinanza preoccupata, ma è una parte di quei tempi. E’ una cosa che non ritrovo quando incontro gente che non ha avuto quelle esperienze della mia generazione, non ne fanno parte, lo capisci? Per me e per molti dei miei amici, quelle erano cose che hanno fatto parte del nostro crescere quando le abbiamo fatte. E le persone che ammiravamo e emulavamo, per me ovviamente tutto e’ iniziato con Dylan, avevano una chiara voce politica . John era piu’ sottile, ma in modo favoloso. E di conseguenza ho preso il mio stimolo da quello, non posso dirti esattamente perché ho iniziato a scrivere in quella direzione. E’ divertente, Steve che e’ diventato uno degli autori piu’ politicizzati a quei tempi dichiarava: “Non so se queste cose si combinano” (Ride) Questo e’ il classico Steve — quando parte PARTE!!! Non c’e ritorno. Questo e’ Steve.
Ma quando ero giovane, sia per il mio background sia per la musica che mi piaceva, ero interessato alla musica con consapevolezza di classe degli Animals — queste erano cose che avevano un senso per me e verso cui volevo indirizzare la mia musica. Questo e’ il modo a cui sono arrivato a questo, Non ho mai avuto un educazione politica quando ero giovane, come ho detto non sono cresciuto in una famiglia politicizzata. La politica nella mia città era unicamente politica locale di una piccola città, Così era e alla fine ci sono arrivato (a queste convinzioni) attraverso alla musica popolare. Attraverso una combinazione dell’epoca dalla musica popolare…
Ho sempre avuto l’impressione che il tour di ‘The River’ era importante, per il vostro risveglio politico, sia per te che per Steve perché vi ha permesso di uscire dagli States e vedere il nostro paese attraverso gli occhi di altre persone.
So che per Steve quel tour e’ stato un tremendo risveglio, forse piu’ per lui che per me, perché avevo già iniziato scrivere su questi argomenti in Darkness e The River prima di andare in Europa , ma so che per Steve e’ stato tremendo. Andammo insieme a Berlino Est ed e’ stata una vera esperienza Berlino Est a quei tempi. Era realmente evidente quello che ti faceva,. E inoltre se passi un periodo di tempo in Europa hai un momento per uscire dagli Stati Uniti e guardarli con occhio critico
Se ci fosse una singola cosa che vorrei dare ad ogni studente di scuola superiore degli Stati Uniti sarebbe un viaggio di due mesi in Europa durante i suoi anni formativi. E’ veramente difficile crearsi una visione del mondo dall’interno dei nostri confini. E’ dura. E’ dura perché noi siamo così estesi e l’egemonia della cultura americana e’ così pesante che e’ difficile senza andarsene e realizzare cosa si prova ad avere un altro stato a sole due ore di macchina o avere un certo tipo di interdipendenza diversa dalla nostra. E’ solo un altro punto di vista su come funziona il mondo, per cui se potessi dare una cosa ad tutti i ragazzini, sarebbe questa, perché potrebbe ampliare quello che ascoltiamo, il modo in cui ci percepiamo noi stessi, il tipo dei leader che scegliamo. Cambierebbe immensamente la nazione.
Ricorderò sempre quando andai in Sudamerica durante il tour di Amnesty e mi ritrovai ad ascoltare della musica incredibile o anche quando andai in Africa e vedere alcuni dei gruppi che hanno aperto i nostri concerti in quel tour e realizzare che solamente un gruppetto di persone sentirà la loro musica negli Stati Uniti. Contemporaneamente una rock band di 6/7 persone del Central Jersey sta suonando nella Costa d’Avorio e le persone che hanno a malapena sentito la nostra musica diventano pazze. E noi parlavamo inglese, lo sai? L’apertura mentale che abbiamo trovato al di fuori degli Stati Uniti contrasta molto con la chiusura che abbiamo qui. E non e’ intenzionale e’ culturale e arriva dalla mancanza di esposizione ad altro.
Cosa ha aperto i tuoi occhi su queste cose inizialmente? Durante il tour di ‘The River’ parlavi del libro di Joe Klein Woody Guthrie: A Life. Quel libro e’ stato importante per te?
E’ un grande libro, un libro veramente potente. Stavo cercando di capire come altre persone creavano lavori che parlavano di tutte queste cose — emozioni, e sociale e politico,e quotidiano. Come altre persone l’hanno fatto? Come hanno bilanciato il loro istinto creativo e i loro istinti politici ? Ero una persona diversa, hey, ero un musicista pop di successo, e questo cambia le carte in tavola in un certo modo, ma nello stesso tempo, è quello che c’è nella ricerca attraverso il tuo paese di quello che veramente ami, il paese in cui vorresti far crescere i tuoi figli Di conseguenza ho studiato i miei predecessori nel mio percorso e ho solo messo insieme qualcosa che sembrava giusto per noi e per me..
Uno degli scopi dell’arte è di riavere indietro il nostro mondo e in questo periodo c’è molta animosità e paura a questo proposito. Un sacco di persone, tutti quelli del gruppo “sta zitto e canta” sembrano pensare che sia solo quello che un artista debba fare. Ma considerando la tradizione folk della quale fai parte, pensiamo a Woody Guthrie, “sta zitto e canta” è un controsenso.
Prima di tutto bisogna considerare che c’è una lunga tradizione di artisti coinvolti nella vita sociale e politica della nostra nazione. Woody Guthrie, Bob Dylan, James Brown, Curtis Mayfield, Public Enemy… la loro musica non era solo gioiosa ed esilarante, ma era anche arrivata al momento giusto. Era essenziale per me, cercare di capire alcuni degli avvenimenti del giorno. Quando parlavano, sentivo me stesso parlare. Sentivo una connessione. Quindi penso che se qualcuno sta dicendo a qualcun altro di stare zitto, sta andando nella direzione sbagliata. No, no, no, si presume che tu promuova la libertà di parola. Ti potrà piacere, ti potrà non piacere. Sento un sacco di cose che non mi piacciono, ma hey… hanno il diritto di dirle…
Inoltre, se ascolti la radio e il livello delle discussioni che si sentono, non possiamo mandare tutto all’aria, è già successo! E’ tutto sbagliato! Ma questo non significa che adesso arrivano i musicisti e mettono tutto a posto. Questo non succederà.
E’ incredibile come alcune reazioni siano state violente, come ciò che è successo a Linda Rondstadt la settimana scorsa a Las Vegas.
Tragicomico… La descrizione degli avvenimenti è stata esilarante, sai? L’idea che la gente fosse così eccitata da lanciare bicchieri, strappare i poster del concerto e devastare la lobby? al punto che hanno addirittura dovuto scortarla fuori dall’albergo, è preoccupante. O anche le Dixie Chicks, che sono state martellate senza sosta. E’ una follia. Ma ora viviamo in un periodo di grandi divisioni, i sentimenti delle persone su questi argomenti sono molto intensi e tutti avranno forti reazioni verso quelli che si esporranno a favore di una o dell’altra parte e in particolar modo se si tratta di qualcuno che ti piace o del quale ammiri la musica. Penso che per un sacco di persone renderà più duro parte del legame artista/pubblico. Ma quel legame è un po’ più complicato di quanto sembri. E’ solo un po’ più complicato. So cosa stai per dire: penso che stiamo aspettando i rulli di tamburo…
Considerando come sono divise le due cose, idealmente, qual è il tuo scopo in questo tour e qual è il messaggio o il risultato che vuoi ottenere?
La cosa principale è che abbiamo un risultato veramente semplice in mente e cioè cambiare l’amministrazione in novembre. Questo è il fulcro di tutto, è uno scopo ben preciso. Allo stesso tempo, lavorando con MoveOn e America Coming Together, stiamo provando a registrare i votanti, a mobilitare la gente a votare, a provare a far uscire di casa le persone per mobilitare i votanti progressisti. e coinvolgere le persone nel processo democratico. Questi sono gli ideali ma lo scopo finale del tour è molto chiaro: vogliamo provare a cambiare la direzione presa dal nostro governo, aggiungere le nostre voci a quelle persone che stanno provando a cambiare chi sta ai vertici.
Traduzione di Andrea Aletto, Piero Gattone, Claudio Lodi, Diego Poggi, e Francesco Magni per Badlands