Da un’intervista al New York Times
Le piacerebbe intervistare Saddam ora? Lei ha intervistato molti giganti politici del Ventesimo secolo.
Giganti? Per quanto non mi dispiacessero alcuni di loro, come Deng Xiaoping o Indira Gandhi o Golda Meir, non mi sovvengono molti giganti. Mi ricordo piuttosto di parecchi pigmei. Come Arafat e Gheddafi. Ma, per rispondere alla domanda, no, non gradirei intervistare Saddam. Punto primo, perché ho smesso di realizzare interviste molto tempo fa. Punto secondo, sarebbe impossibile ottenere da Saddam qualche verità.
Perfino per me.
E Bin Laden?
Sebbene sia il nemico, dispone di una certa dignità nella sua posizione, un po’ come Khomeini. Paradossalmente, avverto sempre che piuttosto Bin laden vorrebbe parlare con me. Ma mi dispiace, non ho tempo per fare eccezioni.
Christopher Dickey su Newsweek International
E’ dalla pubblicazione de La rabbia e l’orgoglio, all’indomani dell’11 settembre, che Oriana Fallaci sta soffiando sulle fiamme di una nuova inquisizione contro i musulmani in Europa. Un saggio più recente, andato sotto il titolo di La forza della ragione, ha venduto ottocentomila copie – ampia evidenza che gli italiani hanno ancora appetito per la di lei rabbia. L’Europa non è più l’Europa, intuisce la Fallaci: è l’Eurabia. Come ha detto e predetto lei, i tentativi dei governi europei di dare forma a società tolleranti e multiculturali si sono rivelati disastrosi. “A loro non piace che io dica che Troia sta bruciando, che l’Europa è diventata una provincia se non una colonia dell’Islam e che l’Italia è un’avanguardia di quella provincia, un bastione di quella colonia”.
Charles Taylor su Salon Magazine
La rabbia e l’orgoglio non è soltanto un’aria cantata dalla Fallaci – è una megaproduzione in cui lei assume ogni ruolo: un’impenitente Cassandra, l’eroina tragicamente inascoltata, il guerriero che vendicherà a frustate, bruciando i miscredenti e distruggendo le loro terre con la sua violenza e la sua passione. Se avesse il modo di mettere in mano armi ai suoi lettori che hanno finito il suo libro, probabilmente lo farebbe.
[…] Come possiamo giustificare la reazione egomaniacale della Fallaci all’11 settembre?
Da Publishers Weekly
La nota giornalista Oriana Fallaci è capace di colpire duro e di formulare critica sociale, ma fallisce entrambi gli obbiettivi in questo appassionato ma sciatto saggio sul dopo 11 settembre, divenuto bestseller in Italia e altrove in Europa.
Per di più Fallaci aggrava le deficienze di rigore traducendosi da sola il libro, col risultato di dare alla luce un testo impacciato che appare privo di editing o perlomeno non sembra essere stato riletto da uno che parli correntemente inglese.
Dopo una melodrammatica prefazione, nella quale Fallaci si congratula con se stessa per il proprio coraggio nel dire la verità, ella si dà a illuminare i cosiddetti ‘intellettuali’ europei (e, soprattutto, italiani) che, hanno ritenuto, all’indomani dell’11/9, che l’America avesse ottenuto la paga che si era meritata. Intellettuali che, in nome del politicamente corretto, si rifiutano di condannare la “Crociata al contrario”, spaventati come sono da zeloti islamici come Osama Bin Laden.
Ma l’amore di Fallaci per l’America, sua patria d’adozione, e la sua critica verso il perverso diniego che per questo motivo le oppongono gli intellettuali europei, sono talmente intrisi di bile da condurre possibilmente i lettori a sospettare del suo antislamismo – possibilità di cui lei evidentemente è consapevole, viste le reiterate autodifese contro ogni possibile accusa di razzismo.
Il dibattito di Fallaci sull'”Italia agli italiani”, il suo disgustoso ritratto degli immigrati di origine musulmana come invasori e violatori della sua nativa Firenze (“Terroristi, ladri, rapinatori. Ex carcerati, puttane, mendicanti. Spacciatori di droga, portatori di malattie”), il suo rifiuto che esista un Islam moderato, non si accompagneranno bene coi lettori americani, che potrebbero domandarsi perché questo libretto abbia, nelle parole dell’editore, “causato un’agitazione mai registrata negli ultimi decenni” in Italia, Francia e Spagna.
Da Le Nouvel Observateur
Due anni dopo La rabbia e l’orgoglio, la giornalista italiana Oriana Fallaci, apparentemente sorda alle critiche, persiste nell’islamofobia apocalittica. Ne La forza della ragione, il suo ultimo libro, uscito in Italia preceduto da un battage pubblicitario di enorme portata, «l’imprecatrice» denuncia una volta ancora “l’Eurabia”, questa “Europa arabizzata” che la fa diventare matta.
Da L’Humanité
Com’è possibile che quest’autrice, capace di libri bellissimi come Un uomo, cada così in basso, alla stregua di Le Pen e compagnia bella? Oriana Fallaci ha partorito un libro acerbo, che getta infamia sulle vittime. E che le condanna senza appello.