di Joel Bleifuss
Nel novembre scorso, Kurt Vonnegut ha compiuto 80 anni. Al primo romanzo, Piano
meccanico, scritto nel 1952 all’età di 29 anni, ne hanno fatto seguito
altri tredici, tra cui Mattatoio 5, uno dei più importanti testi del XX
secolo contro la guerra. Nel momento in cui si profila minaccioso il conflitto
contro l’Iraq, ho chiesto a Vonnegut di intervenire in merito. Vonnegut è un
socialista americano alla Eugene Victor Debs, l’accademico del quale ama
citare la seguente frase: "Fino a quando ci sarà una classe povera, io ne
farò parte. Fino a quando ci sarà un elemento criminale, io ne farò parte.
Fino a quando ci sarà anche una sola anima in prigione, io non sarò
libero."
Lei è stato testimone della Seconda Guerra Mondiale, della Corea, del
Vietnam, delle guerre di Reagan, di Desert Storm, dei conflitti balcanici e ora
di questa guerra in Iraq. Cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale?
Una cosa che non è cambiata è che nessuno di noi, a prescindere dal
continente, dall’isola o dalla banchisa polare in cui è nato, ha chiesto di
venire al mondo.
Quindi anch’io, che ormai sono un vecchio di ottant’anni,
mi sono trovato qui per caso. E quando è successo i giochi erano già iniziati.
Una massima adatta per un governo che voglia sostenere la propria politica o la
propria moneta o qualunque altra cosa, potrebbe essere la frase che il compianto
allenatore di baseball Casey Stengel rivolse a una squadra di atleti
professionisti che stava perdendo: "C’è qualcuno qui in grado di giocare
questa partita?". Per fare un esempio più vicino a noi, mia figlia Lily,
la quale ha appena compiuto vent’anni, si considera — alla stregua di quell’altro
adolescente che è George W. Bush — erede di una sconvolgente storia recente
fatta di schiavitù, epidemie di Aids e sottomarini nucleari adagiati sul fondo
di fiordi in Islanda o chissà dove, con equipaggi pronti a trasformare in un
batter d’occhio con razzi e testate nucleari quantità industriali di uomini
donne e bambini in polvere radioattiva e farina d’ossa. E si considera anche
erede della scelta tra liberalismo e conservatorismo. Ciò che è radicalmente
nuovo in questo 2003 è che mia figlia, insieme al nostro presidente e a Saddam
Hussein, ha ereditato delle tecnologie i cui effetti collaterali, in guerra e in
pace, stanno rapidamente distruggendo il pianeta inteso come ecosistema di aria
e acqua necessario alla sopravvivenza della vita in tutte le sue forme. E la
colpa è degli uomini di ieri e di quelli di oggi.
Da quello che ha letto e visto attraverso i media, c’è qualcosa che non è
stato detto sulla stampa tradizionale circa la politica di Bush e l’imminente
guerra in Iraq?
Che entrambe non hanno senso.
La mia sensazione parlando con alcuni lettori e con gli amici è che molta
gente stia iniziando a disperare. Lei pensa che non ci sia più motivo per
essere ottimisti?
Personalmente credo che il nostro paese, per la cui Costituzione ho combattuto
una guerra giusta, avrebbe anche potuto essere invaso da marziani o da ladri di
cadaveri. Qualche volta avrei desiderato che ciò avvenisse. Quello che invece
è successo è che il controllo della nazione è stato ottenuto con il più
sordido, farsesco coup d’état in stile "oggi le comiche" mai
immaginato. A capo del governo federale ci sono ora ex studenti dal pessimo
rendimento scolastico appartenenti alle classi agiate che non sanno nulla di
storia e di geografia, palesi sostenitori della supremazia bianca che si fanno
chiamare "cristiani" e, cosa ancor più preoccupante, personalità
psicopatologiche. Rientra nel campo di una diagnosi medica perfettamente
rispettabile affermare che qualcuno ha una personalità psicopatologica, è come
dire che il soggetto soffre di appendicite o ha il piede d’atleta. Il testo
medico classico che tratta di questi disturbi è The Mask of Sanity del
dottor Hervey Cleckley. Leggetelo! Le personalità psicopatologiche sono
presentabili e conoscono perfettamente le sofferenze che le loro azioni possono
causare agli altri, anche se la cosa non li tocca. Non li tocca perché sono
fuori di testa. Sono degli svitati. E quale altra sindrome può descrivere
meglio i così tanti dirigenti della Enron o della Worldcom che si sono
arricchiti rovinando i loro impiegati, gli investitori e il paese stesso, e che
ancora continuano a considerarsi puri come bambini, nonostante l’evidenza e le
accuse loro rivolte? E così molti di questi psicopatici insensibili ora hanno
ruoli di rilievo nel nostro governo federale, come se fossero dei capi e non dei
malati. Ciò che ha permesso a un tale numero di pazzi di raggiungere posizioni
così importanti nelle aziende, e ora, nel governo, è la loro risolutezza. A
differenza della gente normale, non sono mai sfiorati dal dubbio, per la
semplice ragione che a loro non importa cosa succederà dopo. Non gliene frega
assolutamente niente. Fate questo! Fate quello! Mobilitate i riservisti!
Privatizzate le scuole pubbliche! Attaccate l’Iraq! Tagliate la spesa
sanitaria! Mettete sotto controllo tutti i telefoni! Riducete le tasse per i
ricchi! Costruite uno scudo missilistico da mille miliardi di dollari!
Fottetevene dell’habeas corpus e del Sierra Club e di In These Times e
leccatemi il culo!
Come è entrato nel movimento pacifista? E come considera questo movimento
contro la guerra in Iraq rispetto a quello del Vietnam?
Quando divenne ovvio quanto stupida, crudele e fallimentare dal punto di vista
spirituale, finanziario e militare fosse la nostra guerra in Vietnam, ogni
artista che contasse qualcosa in questo paese, ogni scrittore importante, ogni
pittore, ogni cabarettista, ogni musicista, ogni attore e ogni attrice – si
potrebbero ricordare uno per uno – iniziarono a protestare. E all’interno
della loro protesta si formò quello che può essere descritto come un raggio
laser dove tutti erano concentrati, pieni di energia e animati dallo stesso
scopo. Quest’arma si è dimostrata efficace come una torta in faccia. E lo
stesso succede oggi con i movimenti contro la guerra. Oggi come allora la tv non
ama coloro che protestano contro la guerra, anzi in generale coloro che
protestano, a meno che non diano vita a tumulti di piazza. Ora come allora, nei
servizi televisivi, il diritto dei cittadini a riunirsi pacificamente e a
sottoscrivere petizioni al governo per esprimere le proprie rimostranze non
conta un accidente.
Come artista e scrittore ha notato qualche differenza circa quelle che i
leader culturali del passato e del presente considerano le proprie
responsabilità nei confronti della società?
Responsabilità verso quali società? Verso la Germania nazista? Verso l’Unione
Sovietica stalinista? E cosa ne dice delle responsabilità nei confronti dell’umanità
intera? E ai leader di quale particolare attività culturale si riferisce? Penso
che lei intendesse le belle arti. Me lo auguro di cuore… Tutti coloro che si
dedicano a comporre musica, per quanto cinici, bramosi di potere o pavidi, non
possono evitare di fare un servizio all’umanità intera. La musica ci fa amare
di più la vita. Per ciò che mi riguarda, anche le bande militari, e lo dico io
che sono un pacifista, mi hanno sempre tirato su il morale. Qui si capisce cosa
voglia dire musica per le mie orecchie. Non esiste invece un equivalente visivo
che abbia valore universale e che ci arrivi dalla poesia, dalla narrativa, dalla
storia, dai saggi o dalle biografie. La letteratura è per definizione di parte.
È destinata a provocare discussioni ovunque si trovi, compresa la propria
città o la famiglia dell’autore. Al massimo uno scrittore può sperare di
diventare il portavoce di piccoli gruppi o di gente in qualche modo a lui
affine. Si può spingere fino a concedere un’intervista al redattore di un
giornale di nicchia. Forse un’altra volta potremmo parlare delle
responsabilità che hanno gli architetti, gli scultori e i pittori nei confronti
della società. E allora io sosterrò che ci sono stati programmi televisivi
che, pur non essendo inseriti a pieno titolo nella categoria Arte, hanno reso
meravigliosi servigi agli americani, facendoli diventare meno paranoici, più
obiettivi e più indulgenti. M.A.S.H. e Law and Order, solo per nominarne due,
ne sono esempi perfetti.
Viste queste premesse, ha qualche idea per un reality-show che faccia
veramente paura?
"Studenti di Yale dal pessimo rendimento scolastico". Farebbe
accapponare la pelle.
Quale potrebbe essere oggi un appetibile oggetto di scherno per uno scrittore
satirico?
La categoria degli stronzi.
[da In These Times, 31 gennaio 2003]