Loriano Macchiavelli, bolognese, è il creatore di Sarti Antonio, uno dei piú popolari poliziotti italiani. Ha pubblicato una trentina di romanzi e ispirato alcune fiction televisive. Einaudi Stile libero ha intrapreso la pubblicazione delle prime, classiche, avventure di Sarti Antonio. Sono già usciti Fiori alla memoria (2001) e Ombre sotto i portici (2003). Ora è la volta del leggendario Sulle piste dell’attentato, da cui riproduciamo il capitolo iniziale.
Salta la stazione radio
Vi racconto un fatto: ve lo racconto come se io fossi stato là quando è successo. E potete stare sicuri che è un fatto vero, sacrosanto. Come se lo aveste letto sui giornali. Non che sui giornali ci sia sempre la verità, ma basta che uno dica: «c’era sul giornale» e tutti annuiscono e rispondono: «beh, allora!».
La stazione radio dell’esercito sta sulle colline che fanno corona a Bologna: attorno i campi bagnati dal sudore dei contadini e i boschi coperti di preservativi usati.
Il posto ideale per farci una villa: la mia, se avessi i soldi. Per adesso, c’è il centro radio dell’esercito ed è la sera del 26 luglio. Una sera come le altre; voglio dire che è caldo come se fosse estate. Dalla finestra aperta, entra un po’ di aria fresca. Entrano anche le zanzare, nasano l’aria pesa della stanza e se ne tornano fuori, disgustate. Le comunicazioni, senza un senso (come tutto nell’esercito), continuano ad arrivare e vengono regolarmente registrate su nastro. Quattro militari semplici (a, b, c, d), truppa anonima; sbadigliano, premono tasti e ascoltano in cuffia. Un graduato (A maiuscola) sbadiglia anche lui ma non preme niente. Se devo dirvi che tipo di graduato è, ci rinuncio perché non ho mai capito cosa vogliano dire i fili, le stelle e i segni sul cappello.
Fuori dalla stazione c’è la sentinella regolamentare: completa di mitra ed elmetto. Passeggia attorno al fabbricato con gli occhi fissi a terra e nel buio dei campi. Proprio sotto una finestra vede qualcosa di losco. Si ferma, arma il mitra e si avvicina con circospezione. Raccoglie qualcosa, si guarda ancora attorno e entra nella stazione.
Il graduato gli parla, senza alzare gli occhi dal solitario.
– Tutto in ordine fuori?
– No signore. Ho trovato questo.
Il graduato alza gli occhi, come gli altri soldati impegnati alle apparecchiature. Chiede:
– Cos’è?
– Direi… Direi un preservativo usato, signore.
– Vuoi prendermi per il culo, sentinella?
– No signore. Eseguo gli ordini: tenere gli occhi aperti e segnalare al capo posto ogni cosa sospetta…
– E un preservativo usato è una cosa sospetta?
– Apparentemente no signore. Ma il fatto che sia arrivato fin qui…- Il graduato non ha voglia di scherzare. Urla:
– Butta fuori quella porcheria!
– Sissignore -. Torna a fare la sentinella.
– Ariete a cicogna… ariete a cicogna…- Via con un tasto.
– … quattro sud-ovest. Ripeto…
– Quante seghe! – Il graduato A maiuscola finisce lo sbadiglio in corso e chiede:
– Cos’hai detto?
– Quanta sete!
– Sai dov’è l’acqua -. Riprende con il solitario. Il soldato va alla finestra, proprio quella che dà sulla città, dalla parte dove io, nella mia villa, farei una bella parete in cemento, tanto per non vedere né le case della città, di giorno, né le luci delle strade, di notte. Va alla finestra, respira l’aria fresca e dice:
– Adesso c’è chi si diverte. Io sto qui a rompermi le…
Il graduato A maiuscola butta le carte sul tavolo e lo raggiunge:
– A te non va mai bene niente…
– Non mi va bene perché ci sarebbero duecentoventi cose più divertenti da fare… Ma star qui ad ascoltare quegli stronzi…
– Chi dice che siano stronzi?
– Basta ascoltare per un minuto…
– Siete in ascolto? Siete in ascolto? Comunicateci le coordinate per l’operazione Dito Due. Restiamo in ascolto…
– Pronto! Pronto! Non vi riceviamo: cambiate lunghezza d’onda…
– Qui comando Brigata: comunicazione per Alce selvaggio: Ventotto gamma più sedici rimanda vergine a cuccia…
– Aprite bene le orecchie: se alla prossima ispezione trovo ancora dei militari con i capelli lunghi, vi faccio passare la voglia di fare gli ufficiali…
– E tu dici che non sono stronzi?
– Qui radio delle brigate rivoluzionarie! Appello ai militari: soldati, gettate gli ufficiali nelle celle. Nessuno ha il diritto di comandarvi se non il popolo al quale appartenete! I vostri ufficiali sono l’espressione del capitalismo! Chi vi comanda è al servizio dei padroni e fa di voi il sostegno della società neo-imperialista. Qui radio delle brigate rivoluzionarie…
– A te e a tuo nonno! – Ma il graduato A maiuscola non la pensa allo stesso modo: preme un bottone e alza al massimo il volume d’ascolto. Urla:
– Sta’ zitto e registra!
– Qui radio delle brigate rivoluzionarie. Fra pochi istanti un comando rivoluzionario farà saltare la stazione dell’esercito dei Colli di Paderno. Soldati della stazione, siete in ascolto? Uscite immediatamente e allontanatevi: avete due minuti di tempo! Lasciate crepare i vostri superiori: non vogliamo che siate vittime del sistema. Uscite immediatamente! – Il soldato «a» ne ha piene le tasche:
– Ehi, capo! Dobbiamo stare ad ascoltare ancora per molto?
– Sta’ zitto!
– Va bene, io esco a pisciare -. Se ne va. Volta le spalle alla stazione e guarda le luci della città, proprio davanti a lui, in basso; si slaccia i pantaloni. Ma il primo scoppio lo butta a terra, faccia in giù. Sente volare sulla testa le macerie della stazione radio. Dentro, il graduato A maiuscola viene gettato contro l’unica parete rimasta in piedi dopo il secondo scoppio. Vi resta attaccato come una mosca schiacciata contro il soffitto. L’ultima cosa che vede è il militare «b» nell’istante nel quale gli si apre il cranio come un cocomero maturo… Gli altri… Non vede più niente.
Fuori, il militare «a» è semisepolto dai calcinacci e cerca di alzarsi. Gli sterpi hanno un poco attutito la caduta, ma sente ugualmente molto dolore alla schiena. Non riesce neppure a urlare. Parla solamente:
– Fanno sul serio! Fanno sul serio! Sono diventati matti? Dove siete?
Li chiama, ma non sente neppure la propria voce. Si arrampica come può sulle macerie e vede il graduato A maiuscola spiaccicato contro la parete. Gli altri… sparsi un po’ dappertutto. Diventa matto e scappa nei campi. Adesso urla sul serio: sente la propria voce che chiama i compagni. Al posto della stazione radio è rimasto un ammasso di macerie fumanti. La stazione radio dell’esercito.