La Redazione

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Anzitutto vediamo di fare chiarezza. La sentenza favorevole all’estradizione di Cesare Battisti, pronunciata oggi dalla Corte d’Appello di Parigi, rappresenta solo il primo grado di giudizio. Ne restano altri due, e dunque non è possibile che Battisti sia estradato prima che trascorrano molti mesi. Non è ipotizzabile nemmeno un arresto, previsto solo in caso di “estrema urgenza”.
Se questa è la parte “consolante” della vicenda, resta quella vergognosa, sintetizzabile nel gesto dell’avvocato difensore Irène Terrel, che si è strappata la toga di dosso e l’ha gettata contro i giudici. Anche i magistrati francesi si sono dimostrati sensibili alle pressioni del potere politico, dopo che sul piano giuridico Cesare Battisti aveva vinto e stravinto la sua battaglia.
Il sospetto c’era: recenti dichiarazioni arroganti di esponenti del governo francese; lo stesso intervallo di oltre un mese tra l’udienza e la pronuncia della sentenza, come se si dovesse imbastire un’argomentazione plausibile a sostegno di una decisione già presa.

L’accordo tra due governi boccheggianti ha fatto strame del diritto. Le pressioni insistenti della stampa, dei media, della magistratura, degli uomini politici italiani, inclusi buona parte di quelli di centrosinistra, hanno avuto il loro effetto, facendo a un certo punto vacillare anche l’opinione pubblica d’oltralpe.
Tuttavia quella a sostegno di Battisti non è stata una battaglia inutile, e non è ancora una battaglia persa. Se in Italia i più restano convinti della colpevolezza dello scrittore, in Francia il suo processo, tra i più scandalosi degli anni ’70, è stato analizzato in tutte le sue fasi: dall’impiego della tortura nel corso dell’istruttoria, a una prima condanna tutto sommato lieve, a una seconda gravissima interamente affidata alle rivelazioni di un “pentito” tra i meno affidabili, in assenza dell’accusato. Non a caso il libro della scrittrice Fred Vargas “La verité sur Cesare Battisti”, puntigliosamente documentato e tale da non ammettere repliche (che in effetti nessuno ha tentato), è in Francia un best-seller già più volte ristampato.
Ma certi giudici, là come da noi, preferiscono leggere le veline ministeriali, piuttosto che i libri. A loro il grido che si è levato dalla sala all’atto della pronuncia della sentenza: “Vergogna! Vergogna!”. A noi, che sappiamo Cesare innocente, l’onere di proseguire una lotta adesso un po’ più difficile, ma dall’esito non ancora scontato.