di Luca Briasco
[da Alias – Supplemento de il manifesto – 1 maggio 2004 ]
La più lucente corona d’angeli in cielo è il quinto libro di Rick Moody a venire presentato al lettore italiano, dopo i due romanzi Tempesta di ghiaccio e Rosso americano (entrambi pubblicati da Bompiani), i due racconti di Demonology (sempre Bompiani) e l’interessante intervista sulla scrittura Col pianoforte ero un disastro (minimum fax).
Si tratta di un racconto lungo estratto dalla più ampia raccolta a cui dava il titolo e che negli Stati Uniti è stata pubblicata dopo il romanzo d’esordio Garden State e Tempesta di ghiaccio, e prima di Rosso americano. Per chi ha avuto già modo di ammirare l’assoluto controllo stilistico e formale che Moody esercita su materiali narrativi spesso incandescenti (la crisi della famiglia, l’irrompere della malattia nell’esistenza quotidiana, la disperata normalità della devianza), questo libricino denso come il nero inchiostro della sua copertina rappresenterà una piacevole conferma.
Nel raccontare, in tre parti focalizzate su gruppi distinti di personaggi, il ribollio di vite alla deriva nell’East Village newyorchese degli anni ottanta (prima dell’Aids e della deflagrazione yuppistica), Moody si conferma totalmente padrone del proprio strumento e capace di gestire con eleganza variazioni di tono abissali, passando dal tragico al comico al grottesco con una facilità quasi sconcertante. D’altro canto, chi avesse guardato al magistero dei due romanzi e dei racconti di Demonology con maggior sospetto, magari infastidito da quella stessa capacità di controllo per la freddezza e dal sovrano distacco che essa rischia di implicare, potrebbe doversi ricredere. Non perché, anche in questo caso, la materia non sia sottoposta per forza di stile a un deliberato raffreddamento; ma perché a questa scelta programmatica — che consente a Moody, di fronte e tematiche forti come il sesso e la droga, di sottrarsi al gioco al massacro della tranche de vie privilegiando un approccio mediato e squisitamente letterario — se ne contrappone un’altra, di deliberato e struggete romanticismo. Che, certo, è più facilmente individuabile delle ultime, intensissime pagine di questa novella, ma che in realtà è disseminato ovunque, e prima di tutto nelle traiettorie senza un perché dei protagonisti, nel loro incrociarsi e mancarsi dettato dalle leggi del caso e dell’arbitrio. In queste traiettorie, nel florilegio di occasioni còlte e perdute che esse evocano, batte il cuore di un quartiere e di una città presi in una fase a suo modo epocale; e rievocati, a distanza di un decennio, con uno struggimento tanto più forte in quanto sempre implicito e trattenuto. Inseguendo i suoi tre gruppi di personaggi e lasciando che, da una sezione all’altra del racconto, essi si incrocino senza mai conoscersi, la voce narrante (e anonima) che è il collante della novella si fa mobile e ricca, carezzevole e dura, nostalgica e spietata, regalandoci così, con poche pennellate, ritratti angelici che si imprimono nella memoria.
Rick Moody – La più lucente corona d’angeli in cielo – postfazione di Tommaso Pincio – traduzione di Adelaide Cioni – minimum fax – € 9,50