di Alberto Cassani
[da CineFile.biz]
Dracula, il mostro di Frankenstein e l’uomo lupo sono tre dei più noti personaggi dell’orrore letterario. Tutti e tre hanno avuto svariate versioni cinematografiche, spesso di successo. In più di un’occasione si erano anche ritrovati nello stesso film (come nei due “Dracula contro Frankenstein” di Al Adamson e Jesus Franco, o nella “House of Frankenstein” del ’44). Questa volta occupano tutti e tre lo stesso schermo, grazie ad uno Stephen Sommers che pare voler continuare a tutti i costi l’opera di ‘rifondazione’ degli archetipi del nostro immaginario collettivo dopo il successo (non certo di critica) ottenuto dalla saga della Mummia, e prima ancora dalle sue rivisitazioni del mondo di Tom Sawyer e del Libro della Giugla. Evidentemente, il suo eccesso di presunzione è pari solo alla sua mancanza di capacità registiche.
Gabriel Van Helsing non ricorda nulla del suo passato, sa solo che la sua occupazione presente è quella di cacciatore di mostri per conto del Vaticano. Ma per le persone normali è difficile distinguere il cadavere di un mostro da quello di un essere umano, così Van Helsing è braccato dalle autorità di tutta Europa, che hanno messo una taglia su di lui. O sul suo cadavere.
Spedito in Romania con il compito di salvare gli ultimi discendenti di una potente famiglia reale, Van Helsing si trova di fronte un nemico temibile come nessun altro suo avversario è stato in passato. Nessuno sa da dove venga o come si possa fermare, ma tutti sanno che la più grande minaccia per il genere umano si chiama Dracula!
Dopo un prologo in bianco e nero che vorrebbe ricordare il “Frankenstein” di Whale ma sembra quasi una copia del “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, ci gettiamo a testa bassa nel mondo della computer graphic e dell’irrealtà fisica. E non ci sarebbe niente di male, se gli effetti speciali (praticamente uno ogni inquadratura) fossero ben fatti e la grandezza dei personaggi giustificasse le loro azioni superumane. Invece la brutta sceneggiatura ci impedisce di curarci di ciò che avviene sullo schermo e la confezione tecnica sembra realizzata da uno staff alle prime armi. E per quanto il ritmo dell’azione sia a tratti fin troppo frenetico, gli unici momenti di divertimento arrivano grazie alle terrificanti musiche composte dal figlio più piccolo di Alan Silvestri mentre papà gioca alla Playstation.
Hugh Jackman porta all’estremo il look rude di Wolverine, ma non sembra l’attore giusto per interpretare un personaggio come Van Helsing (non questo Van Helsing). Al suo fianco, Kate Beckinsale pare ormai aver barattato le dolci ereditiere di inizio carriera per make-up pesante e abitini con accenni sado-maso. Certo è che – tra mostri di Frankenstein con giunture che sbuffano vapore, neonati vampiri che esplodono in aria come piattelli al tirassegno e licantropi che perdono il pelo alla prima luna – non è che il nome degli interpreti abbia poi molta importanza. D’altra parte, quando al quindicesimo del primo tempo un mr. Hyde più finto dei pettorali di Pamela Anderson si libera in dribbling sul tetto di Notre Dame e ci mostra il sedere, è chiaro che questo film non lo si può prendere sul serio…