di Giuseppe Genna

ostaggiiraq.jpgQuesta storia degli strani impiegati dalla DynCorps, l’avevamo già scritta su Carmilla, ben prima che quattro anonimi operatori di guerra, italiani per purissima coincidenza, venissero rapiti. Avevamo scritto che Hamed Karzai, il fantoccio che Bush jr ha piazzato alla presidenza dell’Afghanistan, si fa proteggere dai team DynCorps. Privati che fanno il lavoro dello US Army, in pratica.
Parlando con il Corriere della Sera domenica scorsa, Salvatore Stefio, uno dei quattro italiani sequestrati oggi, aveva raccontato che la sua società, in Iraq, opera con una decina di guardie del corpo. “Noi siamo operatori della sicurezza, un mestiere come un altro, che necessita di addestramento continuo e professionalità, specie in posti rischiosi come questo”. Chissà che bell’addestramento professionale manteneva in forma questo “civile” italiano rapito in Iraq. Il suo mestiere, a tutti gli effetti, non è propriamente “un mestiere come un altro”. Specificano infatti fonti ufficiali (direttamente la Farnesina capitanata da Frattini) che “la società americana per cui lavorano i quattro italiani si chiama ‘Dts Llc Security’ e ha la sua ragione sociale in Nevada”. In realtà, non è vero. La ‘Dts Llc Security’ è stata assorbita da Boeing, per creare la CSC. Sembra filologia aziendale, ma non lo è. Mentre la ‘Dts Llc Security’ si occupava infatti esclusivamente di high tech, la CSC ha come missione esplicita compiti di appoggio all’esercito americano, in particolare l’aeronautica e la marina. Specialità della CSC, cioè “lavori come altri” che provvede a svolgere: installazioni di sistemi di controllo militare, progettazione ed esecuzione di gioiellini come il MP&E (sistema logistico creato nel ’99 per i Marine Corps e l’Air Force) o l’esplicito COUNTERDRUG SURVEILLANCE AND CONTROL SYSTEM.
Cosa ci facevano lì, insomma, i quattro “civili” italiani? Quello che stanno facendo da un anno tutti quelli che sono in Iraq: la guerra.

In una gioiosa enfasi da marketing addiction, il sito CSC offre agli utenti una lista di prestazioni da rabbrividire. La fantomatica divisione della CSC, che strapaga i quattro italiani sequestrati in Iraq, edulcora la propria offerta di servizi, mettendo in evidenza soltanto alla fine ciò che veramente propone ai suoi clienti – dittatori caraibici o governi stranieri controllati dagli USA. E’ un ennoio comprensibile soltanto a chi ha orecchie per ascoltarlo, ma è divertente leggerlo e fare la tara: quanti di voi hanno bisogno di “servizi come altri” simili a quelli procacciati da chi fa “un lavoro come un altro” e, per purissimo caso, si trova in Iraq? E’ un test spassoso:

Communications and electronic equipment, office machinery and microcomputer maintenance;
Property and equipment control;
Hazardous materials handling, abatement/encapsulation, removal, storage and disposal operations;
Civil, electrical, environmental and mechanical engineering services;
Turnkey operation, maintenance, and management of office buildings, training centers, housing / dormitory facilities and industrial buildings;
Management of sports facilities, recreation centers, clinics, libraries, golf courses, swimming pools and dining facilities / industrial kitchens;
Administrative services, including operation of classified mailrooms, courier functions, base locator services, audiovisual and word processing activities;
Custodial, roads, grounds, refuse, landfill, recycling and landscaping services.

Occhio, che adesso viene il bello. La CSC, oltre a questi fumosi servizi, tra cui l’installazione di piscine, offre anche le seguenti opere:

Diplomatic Support Services;
Base Operations and Logistics Support;
Aircraft Maintenance;
International Police Monitors;
International Police and Judicial Training Services;
De-mining.

Un “lavoro come un altro”: fare il tornitore, l’idraulico, oppure addestrare polizie straniere. Di fronte a questa “civiltà” dei “civili” rapiti in Iraq, fa tenerezza l’appello di Piero Fassino, che in piena commozione retorica post-massacro di Nassirya, viene fuori a dire: “Il rapimento di quattro cittadini italiani, insieme a quello di molti altri civili di altre nazionalità, indica l’aggravamento drammatico che sta conoscendo la crisi irachena. E’ urgente prima di tutto mettere in campo ogni iniziativa utile a liberare i sequestrati e a restituirli alle loro famiglie”. E’ che l’aggravamento drammatico stava già nel fatto che i finti “civili” stessero lì, a installare apparecchiature militari per conto dell’esercito americano. Fatto salvo che i quattro cittadini italiani non hanno abbandonato le proprie famiglie perché con la pistola alla tempia ma perché andavano a cercarsela, la pistola alla tempia, bisogna sottolineare che il problema va posto in altro modo, e precisamente con una domanda semplice ma, evidentemente, scabrosa: che cos’erano lì a fare davvero i quattro “civili”?
In realtà, il problema della terzializzazione delle forze armate è vasto e complesso. Spesso si tratta di appaltare a terzi, privati, compiti a cui per vincoli costituzionali l’esercito non può assolvere. Possiamo bene immaginarci cosa intendano per consulenza diplomatica i caporioni della DynCorps. O chi siano a tutti gli effetti le guardie del corpo che spediscono in giro per il mondo. E le cover actions, operazioni di guerra fuori dai parametri di legalità nazionale e internazionale, per evitare che i servizi segreti siano travolti da scandali, secondo voi a chi le fanno svolgere? E’ una tendenza che in America ha preso piede: una delle chicche della politica neoconservatrice, che alleggerisce i bilanci (costa meno affittare un soldato privato che assumerne uno nell’esercito regolare) e si lava le mani e la coscienza con il sangue che fa spargere da terzi.
Che tra gli effettivi di DynCorps si ritrovino degli italiani, è materia degna di un’interrogazione parlamentare, che speriamo avanzi qualche illuminato deputato. Poichè, infatti, l’attuale governo italiano sta scimmiottando le più devastanti modalità di terzializzazione impegnate dall’Amministrazione Bush, non vorremmo che il sequestro dei quattro “civili” mercenari italiani fosse la premessa a qualche più inquietante e tragica scoperta.